(ASI) Era giovedì 27 luglio, quando centinaia di donne ebree, musulmane e cristiane si sono riunite a Gerusalemme, di fronte ad Har a Bayt, in prossimità della Moschea di al-Aqsa, per manifestare a favore del dialogo.
Il loro canto è diventato una preghiera comune per la pace; una preghiera che ha superato la "voce della guerra". Infatti, nonostante fossero udibili gli spari causati dagli scontri sulla spianata limitrofa dell'al-Aqsa, le donne hanno continuato a cantare; ai loro canti si sono uniti in sottofondo le voci dei muezzin. Tuttavia, stamattina, a Gerusalemme lo scenario è un altro: stando agli ultimi aggiornamenti della stampa trentamila agenti sono stati collocati agli ingressi di Gerusalemme e della Città Vecchia. Oggi - fatta esclusione delle donne - ai fedeli di età inferiore ai 50 anni è vietato l'accesso alla spianata delle Moschee.
"Abbiamo deciso insieme alla giovane rappresentante del movimento Woman Wage Peace, di dare il via con la collaborazione della Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa #Cristianinmoschea e insieme al Movimento Uniti per Unire, ad una serie di incontri che coinvolgeranno donne di diverse religioni, ebree, musulmane e cristiane per abbattere i muri della paura e della diffidenza": lo ricorda con emozione la scrittrice ebrea Shazarahel, Vice Presidente della Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa denominata #Cristianinmoschea, che ha partecipato e contributo alla realizzazione della manifestazione delle donne di ieri. "Il gesto di ieri - aggiunge - segna un passo decisivo nel cammino del dialogo. Solo unite possiamo contrastare la paura, la guerra e la violenza, riscoprendo e valorizzando i tesori che le nostre religioni hanno in comune".
Così, Foad Aodi, Presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e Fondatore di #Cristianinmoschea, aggiunge: "Non dobbiamo mai perdere la speranza e non dobbiamo mai fermarci dinnanzi agli ostacoli e ai muri come quello del divieto di accesso ad un luogo sacro. La nostra missione, quella del dialogo e della conoscenza oltre i confini, si espande e si rafforza giorno dopo giorno grazie al contributo degli esponenti dei nostri movimenti, delle Confederazioni e delle comunità aderenti, che portano avanti il nostro messaggio in tutti i continenti. Credo, inoltre, - prosegue il Presidente - che le donne possano avere un ruolo decisivo in questa "missione oltre gli ostacoli"; in particolare, le #ledonnedeldialogo ebree, musulmane e cristiane e di altre confessioni possono dare una grande lezione alla politica che è in ritardo rispetto al corso degli eventi di sangue e che si trova in difficoltà a riprendere il processo di pace che porti a una una soluzione duratura.
Ringrazio sinceramente Shazarahel per la sua forza e per il suo nobile e costante impegno. Siamo la dimostrazione concreta, io come palestinese, lei come scrittrice ebrea, insieme a tutti quanti ci sostengono al di là della loro religione e del loro Paese di provenienza, che il dialogo esiste e si rafforza quando camminiamo su un binario che parte dal popolo, lontano dalla politica e dalla diplomazia internazionale.
Ci auspichiamo che dopo la decisione della rimozione dei metal detector e - come speriamo - anche delle telecamere all'ingresso dell'al-Aqsa, si riprenda al più presto il processo di pace, sperando che sia possibile arrivare ad una soluzione a due Stati, convivendo in pace e in serenità, senza paura e senza odio, religioso o razziale". Conclude Aodi annunciando che si recherà di persona questo agosto in Terra Santa dove si unirà alla Shazarahel per organizzare nuove iniziative targate Uniti per Unire, Co-mai e #Cristianinmoschea a favore della pace e del dialogo interreligioso.