(ASI) In questi giorni, il presidente della Republika Srpska (Repubblicam di Serbia) n.d.r., Milorad Dodik, ha intrapreso una visita significativa in Israele, iniziata il 25 marzo 2025. Questo viaggio testimonia il rafforzamento dei legami tra due realtà accomunate da una profonda resilienza e da una visione identitaria ben definita.
Fin dal suo arrivo, Dodik ha espresso sincera ammirazione per la forza, la storia e la determinazione del popolo ebraico, definendo Israele un esempio di lotta per la libertà e la sicurezza. Ha schierato in maniera ferma e decisa la Repubblica Srpska al fianco d’Israele, affermando il suo sacro diritto all’esistenza e alla difesa. Ha parlato di molte similitudini tra la sua comunità serba e quella israeliana, di una costante comune lotta per l’esistenza.
La visita si colloca in un contesto di dialogo politico ed economico, volto a intensificare i rapporti tra la Republika Srpska e lo Stato di Israele. Durante il soggiorno a Gerusalemme, Dodik ha incontrato importanti esponenti del governo israeliano, tra cui Zeev Elkin, il Ministro delle Finanze. L’incontro ha evidenziato il reciproco interesse per una cooperazione che abbracci tanto l’ambito politico quanto quello economico. Dodik ha sottolineato come queste relazioni possano aprire nuove prospettive di sviluppo per la Republika Srpska, una realtà che, come Israele, conosce l’importanza di difendere la propria autodeterminazione e la propria identità.
Uno dei momenti più rilevanti della visita è stato l’intervento di Dodik a una conferenza sull’antisemitismo, occasione in cui ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Dodik è stato fatto sedere proprio accanto a Netanyahu, con cui ha scambiato un saluto caloroso, simbolo di un’intesa profonda. Questo gesto ha messo in luce il legame tra i due popoli, uniti dalle comuni radici giudaico-cristiane e dalla volontà di contrastare il radicalismo islamico, una minaccia condivisa che ha segnato le rispettive storie.
In un post pubblicato su X, Dodik ha dichiarato: “Israele sta affrontando sfide serie, ma mostra una determinazione che mi ispira. Sono qui per inviare un messaggio di sostegno a un popolo che sa cosa significa lottare per la propria libertà”. Un’affermazione che riflette chiaramente il parallelismo con la storia della Republika Srpska, anch’essa impegnata a tutelare la propria sovranità. Dodik ha anche visitato i luoghi dell’attacco del 7 ottobre, dove ha sposto una corona di fiori in memoria delle vittime e si è detto scioccato dalla brutalità di Hamas.
Netanyahu avrebbe accolto positivamente la visita, riconoscendo in Dodik un interlocutore che comprende le complessità geopolitiche di una nazione sottoposta a pressioni costanti. Il dialogo tra i due ha rafforzato la percezione di una visione comune, fondata sulla difesa dell’identità e sulla resistenza alle minacce esterne, radicate in una solida eredità culturale e spirituale.
La visita non è stata esente da complessità logistiche: Dodik è giunto in Israele dopo una tappa in Serbia, un passaggio che ha attirato l’attenzione a causa di un mandato di cattura internazionale emesso dalla Bosnia-Erzegovina per accuse legate all’ordine costituzionale. Israele ovviamente non ha dato seguito a tale richiesta. Nonostante ciò, il leader ha scelto di concentrare l’attenzione sul messaggio positivo del viaggio, evitando polemiche e ribadendo il proprio impegno per una diplomazia orientata al dialogo.
L’aspetto economico della visita apre prospettive incoraggianti. La Republika Srpska, grazie alle sue risorse e alla posizione strategica nei Balcani, potrebbe trarre vantaggio da investimenti e collaborazioni con Israele, riconosciuto a livello globale per la sua innovazione tecnologica e il dinamismo economico. Questo scambio potrebbe concretizzarsi in progetti di cooperazione che fungano da ponte tra il Medio Oriente e l’Europa sud-orientale.
In sintesi, la visita di Milorad Dodik in Israele rappresenta un passo significativo verso un rafforzamento delle relazioni bilaterali, un’occasione per celebrare l’identità nazionale e costruire un futuro di collaborazione. In un periodo di grandi sfide, l’incontro dimostra che è ancora possibile intrecciare legami di amicizia e solidarietà, fondati sul rispetto reciproco e su una visione comune di libertà e pace, contro ogni forma di radicalismo che minacci le proprie comuni radici culturali e religiose.