Un film di generazione con tanta musica, che è tra l’altro l’elemento che accomuna i due protagonisti, che dopo tanto vagabondare decidono di tornare a Genova e iniziare a lavorare per un amico, che organizza concerti. Tutto sembrerà magico, ma un incidente mette i due a un bivio, che condizionerà per sempre i loro destini.
Un film moderno, che ruota attorno a una passione libera da freni inibitoti, perbenismi, ristrettezze, pessimismo, ma che anche è ingenua e ha una sua purezza. Amato si ritiene soddisfatto soprattutto per l’esperienza umana e di come ci sia stato felling tra lui e i suoi collaboratori dai tecnici agli attori. In particolare ricorda con piacere le serate passate con Scamarcio e la Ponsot a riflettere insieme su come dare espressività e realismo ai suoi personaggi. Nonostante la paura di Scamarcio per entrare nella fossa dei leoni giornalisti e subire uno sberleffo in stile E la chiamano estate, si salva sia con il pubblico che con la crititca, grazie anche ad Amato, che si conferma, dunque, un regista interessante e questa vittoria ne è la riprova
Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia