Elezioni presidenziali in Russia, Valdegamberi(Cons.Regionale Veneto): sono stato osservatore a Mosca durante le votazioni. Le mie considerazioni.

(ASI) Russia- Tre giorni di visite dei seggi, interviste tra la gente, presenza allo spoglio in un seggio di Mosca domenica sera in compagnia di parlamentari, giornalisti, professori universitari di diversi Paesi, mi hanno portato alle seguenti considerazioni.


Non è semplice organizzare una macchina complessa come le elezioni in un contesto di conflitto, soprattutto per ragioni di sicurezza.  Comunque il sistema di voto, parte elettronico e parte tradizionale, e’ più avanzato del nostro e molto efficiente. Sarebbe da proporre nel nostro Paese. Ho letto che L’Occidente ha contestato in sintesi la carenza di una vera opposizione e la costrizione al voto. Confrontadomi con i politici di diversi Paesi abbiamo notato come le notizie che contestavano il voto russo fossero costruite da una stessa mano: persino le parole usate sono le stesse in tutti i continenti, come fossero diramate sotto una regia unica. Abbiamo visitato, scelti a campione diversi seggi. L’affluenza alle urne era elevata ovunque, più del solito, mi raccontava il personale dei seggi. Il clima che ho trovato era molto sereno, nonostante i controlli per motivi di sicurezza. Chiedendo il perché i più rispondevano che fosse un momento di grande unità nazionale. L’interprete che ci accompagnava non è riuscita a votare. Gli ho chiesto: avrai dei problemi perché non hai votato? Assolutamente no. Perché in Italia vi fanno dei problemi per questo? Tra i tanti intervistati ho trovato, maggiormente tra i giovani, anche qualche voce di dissenso. Il dissenso si sarebbe dovuto manifestare con l’annullamento della scheda. Allo spoglio dei seggi dell’ultima scuola visitata sono stato attento su quante schede fossero state rese nulle da chi era andato a votare: c’erano ma non certo paragonabili con il plebiscito verso il Presidente che emergeva via, via dalle urne. Indipendentemente dalle critiche sollevate sui media occidentali credo che il dato incontestabile e’ che Putin, piaccia o non piaccia, gode di ampio consenso tra la popolazione russa, contrariamente a quello che si vuole far credere qui da noi. Sbaglia la politica italiana ed europea non voler prendere atto di questo: contribuisce ancora una  volta a rafforzare e non a delegittimare il leader facendoci passare sempre più come non credibili  ai loro occhi. 

Ho contattato anche amici di Mosca che non sono politici e che avevano posizioni critiche sul presidente nel passato. In queste elezioni erano più che mai conviti a sostenerlo. La colpa di questo e’ anche nostra: abbiamo punito la cultura, l’arte, lo sport e tutto ciò che rappresenta l’identità russa. Perché togliere la bandiera di uno stato a uno sportivo? Le campagne russofobiche occidentali trovano eco  e sortisconi l’effetto opposto. Vi e’ il fattore che io chiamo “Madre Russia” che viene prima di ogni leader: Hitler nell’operazione Barbarossa pensava che i Russi non vedessero l’ora di sbarazzarsi di Stalin e fu vittima dello stesso errore di valutazione. Per un russo l’interesse della nazione viene prima di quello per il leader. Cio’ che mi meraviglia non è la propaganda russa ma la totale e mirata disinformazione occidentale, che arriva fino al disprezzo per quel popolo che invece ha una venerazione verso l’Italia e gli italiani. La maggioranza dei russi è andata a votare, questo è il vero dato e non certo con il fucile puntato alla schiena: ho visto file di persone in attesa ai seggi, famiglie sorridenti, serene, che si prestavano a fare battute appena sentivano l’accento italiano. Non sarà una democrazia perfetta, nemmeno quella americana e la nostra lo sono, ma di una cosa sono certo: la volontà popolare emersa dalle urne e’ evidente e lo confermano anche le decine di interviste fatte. Il dissenso tanto enfatizzato in Italia c’è ma è molto minoritario: la percezione che noi abbiamo dei russi è, pertanto, molto lontana dalla realtà o,forse, la nostra “informazione” non è molto diversa dalla loro informazione che noi chiamiamo “propaganda”.
 
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