(ASI) Dopo la drammatica, quanto inaspettata fine della "soap - opera" greca, è tempo di bilanci. Da una parte gli sconfitti: Tsipras e Syriza.
Non solo sono stati incapaci di rispettare gli impegni che avevano preso con il popolo greco, ma anche hanno ceduto, sottostando alle clausole imposte dai creditori internazionali, e dalla Germania in primis, dopo aver indetto pochi giorni prima un referendum e incoraggiato la popolazione a votare contro dette clausole. Dall'altra parte i vincitori: l'Fmi di Christine Lagarde, la Bce di Draghi e ovviamente la Germania, "faro" e leader delle trattative tra U.E. e Grecia, la cui linea rigorista infine ha prevalso. Ma è davvero così? Può considerarsi davvero il trionfo della Germania? Ovviamente sul piano tattico ha vinto la natura fredda e coriacea del governo Merkel. La decisione di non cedere si è rivelata la più "giusta". Ora, non solo la Grecia dovrà comunque sottostare a tutte le richieste che i "partners - vincitori" avanzeranno, ma la ribellione porterà notevoli benefici alle casse delle banche tedesche che vedranno decuplicati i propri introiti grazie al meccanismo delle penali e degli interessi sui crediti maturati.
Eppure la Germania non sembra per niente un paese di vincitori. Al contrario l'aria che tira al Bundestag, il parlamento tedesco, è decisamente gelida: da resa dei conti. L'accordo che assegna 86 miliardi di euro di aiuti alla Grecia, in queste ore in corso di votazione ad Atene, ha lasciato molti con l'amaro in bocca. Secondo i detrattori dell'accordo, la Grecia non "meritava" di essere salvata in quanto stato "canaglia", secondo certe concezioni tedesche. In particolare, oltre al contestato stile di vita greco, e in generale "tipico" dei popoli mediterranei, viene contestato il fatto che la Grecia si sia rifiutata di pagare il "dovuto". Ciò prefigurerebbe la possibilità del ripetersi di simili situazioni in futuro. La Grecia insomma viene considerata sia immeritevole che inaffidabile da una larga parte della popolazione e degli esponenti politici tedeschi. Questo stato di cose ha portato a una netta spaccatura della politica tedesca. Se nei mesi immediatamente successivi la vittoria di Syriza e Tsipras in Grecia si erano venute a creare le fazioni dei "falchi", cioè la frangia più oltranzisticamente legata al rigido rispetto degli accordi, e "colombe", cioè i più disponibili a trovare un punto di intesa, l'impudente sfida lanciata da Tsipras con il suo referendum alcuni giorni fa, ha avuto l'effetto di compattare la quasi totalità della politica tedesca nella fazione dei falchi; almeno in apparenza. Già nei giorni precedenti la resa di Tsipras, era però chiaro che in verità le colombe erano diventate falchi, mentre questi ultimi erano diventati dei "super falchi". Il più rappresentativo esponente, e leader indiscusso, di questi oltranzisti tra gli oltranzisti, è certamente il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble.
Classe 1942, politico della Cdu da una vita, Schauble ha dedicato la sua vita di uomo e di politico allo studio e alla gestione del diritto e dell'economia. Laureato sia in economia che in legge, noto avvocato ed intellettuale di indiscutibile valore, Schauble ha sempre fatto parte degli esecutivi tedeschi nei momenti più importanti della storia nazionale degli ultimi 35 anni. Ministro degli Affari Speciali e capo della cancelleria ai tempi della caduta del muro di Berlino, e fedelissimo di Helmut Kohl che lo volle Ministro Federale degli Interni durante la riunificazione delle due Germanie. In questo ruolo Schauble fu determinante nelle trattative che stabilirono tempi e modi della riunificazione tra Ovest ed Est, di fatto l'annessione di quest'ultima alla prima. Da sempre convinto sostenitore della moneta unica europea, Schauble sembrava avere la strada spianata per divenire il naturale erede de Kolh alla guida della Cdu. Ma gli anni 90 non portarono fortuna ne a Kohl ne a Schauble. Nel 1990 tre colpi di pistola sparati da un tale Dieter Kaufmann relegarono l'attuale ministro delle finanze sulla sedia rotelle paralizzato dalla vita in giù. Mentre per il suo mentore, l'allora cancelliere Kolh, il successo ottenuto con la riunificazione tedesca non bastò a compensare le evidenti mancanze proprie della concezione economica tedesca di quegli anni. La disoccupazione galoppante e il rigido attaccamento a schemi economici rigidi ed immobilisti che non riuscivano a garantire la crescita del paese, ne decretarono dapprima un crollo di popolarità, rendendo risicata la vittoria della Cdu alle elezioni del 1994, ed infine il tracollo alle elezioni del 1998. Fu proprio in questo periodo che Kohl e il suo braccio destro Schauble, portarono avanti le trattative economiche di quelli che poi sarebbero stati gli accordi definitivi su cui si sarebbe retta la futura Unione Europea. Nel 2000, nel pieno del mandato alla Spd del cancelliere Schroeder, lo scandalo sollevato dalla scoperta di tangenti e fondi neri a sostegno della Cdu stanziati a "saldo" di spregiudicati favoritismi concessi a fabbriche di armi, magnati televisivi e all'allora compagnia petrolifera francese Elf Aquitaine, oggi conosciuta come Total, cui fu svenduta a prezzi di saldo una consistente parte della rete di stazioni di rifornimento nei territori della ex – Germania Est. Questo scandalo costrinse Kolh alle dimissioni da segretario della Cdu e impedì a Schauble di prenderne il posto, che fu poi ottenuto dalla tedesca dell'est Angela Merkel. E proprio la Merkel, che 15 anni fa portò via a Schauble la carica di "predestinato" alla successione nella Cdu, e molto probabilmente il cancellierato alle elezioni del 2005 vinte dalla stessa Angela, che poi lo volle suo ministro delle finanze, deve oggi fare i conti con uno Schauble divenuto non solo massima espressione dei "super falchi", ma anche politico più gradito in Germania.
Secondo un recente sondaggio infatti il 70% della popolazione tedesca considera Wolfgang Schauble come il più autorevole e rispettabile membro del Bundestag. Sempre lo stesso sondaggio consacra la linea rigidamente rigorista di Scahuble, proponente di un Grexit "punitivo" di 5 anni pochi giorni dopo il referendum greco, come la più rappresentativa del pensiero comune in Germania. La Merkel al contrario ha subito un netto calo dei consensi per il modo in cui ha gestito la crisi del debito greco. In particolare alla Merkel viene contestato da buona parte dei tedeschi il fatto di aver alternato momenti di "eccessiva" apertura al dialogo a momenti di rigido rigore finanziario, dando luogo a ciò che viene percepito come un brutto "pasticcio" di politica estera. L'esito finale della crisi greca, definito da molti autorevoli giornalisti come "caotico", rischia ora di essere quasi interamente imputato a un cattivo uso della "carota" e del "bastone" da parte di Angela Merkel. Di fatto l'accordo da 86 miliardi con Atene, se da un lato risolve la questione finanziaria, dall'altro lato non riesce a risolvere quella della "lesa maestà" cui è andata incontro la Germania. Larga parte della popolazione tedesca era, ed è tutt'ora, favorevole al Grexit. L'unico che sembra sia riuscito ad interpretare questa linea di pensiero e ricondurla a "più miti consigli", è stato proprio Schauble, che ha chiesto e ottenuto che la Grecia offra 50 miliardi del proprio patrimonio nazionale a garanzia del prestito da 86 miliardi. Insomma, Schauble ha reso "accettabile" una situazione che pareva non poterlo essere per molti tedeschi. Questo dettaglio non è certo cosa da poco. Se si considera da un lato la forte popolarità di Schauble, e dall'altro il fatto che, dopo la praticamente certa approvazione da parte del parlamento ellenico del piano di aiuti, quest'ultimo dovrà essere approvato anche dal parlamento tedesco; ecco che Wofgang Schauble diviene il vero e proprio ago della bilancia che certamente farà la differenza per il futuro dell'esecutivo Merkel. A nulla è valso il ritrovato spirito europeista della cancelliera. La Merkel infatti è venuta a trovarsi stretta tra le esigenze dell'economia e l'elettorato tedeschi, e la necessità di preservare almeno la facciata di un Unione Europea sempre più in difficoltà nel gestire i rapporti tra i paesi che la compongono, e sempre più divisa tra Nord Europa ed Europa Mediterranea. Per scongiurare un Grexit che avrebbe rischiato di creare un effetto a catena, la Merkel ha tentato di giocare la carta della "misericordia" nella miglior tradizione di "Massimo il misericordioso" del film "Il Gladiatore". Tale compromesso rischia ora di diventare un boomerang per l'esecutivo Merkel, che in ogni caso sarà costretto a trattare con i "super falchi" di Schauble per poter ottenere l'approvazione senza sorprese del piano di aiuti alla Grecia. La trattativa non si annuncia facile, e la Merkel potrebbe essere costretta usare l'arma a doppio taglio del probabile fallimento delle banche tedesche in caso di Grexit. Poco dopo il referendum greco infatti fonti governative avevano parlato di una tesa riunione tra la cancelliera Angela Merkel e il numero uno della Bundesbank Jens Weidman. Nel corso di tale riunione Weidman avrebbe sostenuto che in caso di uscita della Grecia, gli attuali utili della Bundesbank, la banca nazionale tedesca, stimati in 14,5 miliardi di euro, sarebbero stati immediatamente persi a causa dei mancati introiti sugli interessi maturati nei confronti della Grecia, e della successiva fuga degli investitori internazionali. Non solo. Secondo una previsione fatta dallo stesso Weidman, la perdita, stimata in decine di miliardi di euro, avrebbe rischiato di portare la Germania sull'orlo della recessione. L'utilizzo però di una simile argomentazione potrebbe rischiare di scatenare una sensazione di panico e debolezza nei tedeschi, e quindi, sulla distanza, paradossalmente rafforzare ulteriormente la posizione e il prestigio di Schauble, già ora percepito come il politico più "rassicurante" dall'elettorato tedesco. Pertanto è quanto mai ovvio che l'avvicinarsi del voto al Bundestag sul piano di aiuti greco si prefigura come una resa dei conti interna alla Cdu di Merkel e Schauble.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia