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Intervista a Italian Female Wrestling, realtà sportiva nuova ed alternativa
(ASI) - Piazzola sul Brenta (Pd) - Il Wrestling è una disciplina sportiva poco nota in Italia. Trae spunto dalla lotta greco - romana, ma è molto meno popolare. Il termine "wrestling" si può tradurre nella nostra lingua con la parola lotta. Molto popolare negli Stati Uniti e nei Paesi del Nord Europa, gli albori di questa disciplina, in Italia, sono solamente odierni.

Vi sono delle realtà pionieristiche, come quella di Italian Female Wrestling. Si tratta di lotta femminile, in un ring o in una palestra, al massimo all'aperto. Ragazze molto belle si sfidano, indossando un costume da bagno, per 30 minuti o oltre, in un match dove una sola sarà la vincitrice.

Ho il piacere di intervistare questa splendida realtà diretta da Davide Fontana, a Piazzola sul Brenta, presso Padova, coadiuvato dal suo staff e da due ragazze: Robi e Andrea.

Valentino Quintana: gentile Davide Fontana, intanto grazie per aver accettato quest'intervista. La realtà è alternativa ed interessante, e i lettori, ne vogliono sapere di più.

Davide Fontana: con piacere....

Valentino Quintana: come nasce l'idea di IFW, ossia Italian Female Wrestling (*)? Qual è la mente, e quale la mission di fondo?

Davide Fontana: a dire il vero, non siamo stati i primi. Dieci - dodici anni fa, esisteva un sito che si chiamava lottafemminile.it. Il nostro sogno era avere uno spettacolo che proponesse nei locali incontri di lotta femminile. Quindi una sorta di show, dal vivo, dentro ai locali, nelle serate. Il sogno è cominciato dapprima col reclutamento di ragazze, anche non pratiche di lotta. Da loro, siamo partiti ad autofinanziarci e a girare i video, dando vita alla struttura attuale. I video sono di lotta femminile.

V.Q.: Si sa che il wrestling non ha mai avuto un grosso successo in Italia. Uno dei primi a proporre incontri di lotta femminile, fu (un po' in chiave saffica), Pasolini, ancora prima di essere espulso per indegnità morale dal Partito Comunista. A tuo avviso, come mai, come sport, non si è mai sviluppato molto in Italia? Esiste una sorta di concezione "luterana" del corpo umano, non presente in paesi del Nord Europa o americani?

D.F.: Sì, è vero. Molte ragazze non si dedicano ad una disciplina come il wrestling perché verrebbero additate come delle "poco di buono". Esiste una sorta di paura radicata in molte, dovuta ad una serie di luoghi comuni. Non ne faccio un problema di morale cattolica, ma proprio permane la concezione e la visione che lottare in costume da bagno sia una cosa disdicevole.

V.Q.: Qual è il target a cui si rivolge IFW?

D.F.: Il target è globale. Ci rivolgiamo a tutti. Chiaramente, l'80% saranno uomini, e il 20% donne. Tuttavia, stiamo scoprendo, grazie a questa nostra realtà, che esistono molte più donne interessate alla lotta di quanto si possa immaginare, ed alcune di loro si stanno proponendo per provare. Abbiamo uno staff che segue le ragazze nella fase dell'allenamento.

V.Q.: E' stato facile trovare ragazze che si sfidino a match di wrestling?

D.F.: No. Il primo reclutamento è avvenuto per caso. Mancavano proprio le ragazze. Le prime giunte, sono state proprio le qui presenti Robi ed Andrea. Loro sono il nucleo primigenio di IFW. Ci si è recati in palestra, e si è provato. Sono stati mesi di allenamento. E dopo le prove, si è cominciato a girare i video, e a commercializzarli. Gli allenamenti sono durati un anno. Attualmente, lo staff è numericamente composto da 5 ragazze.

V.Q.: Quanto lavoro c'è dietro le quinte, non visibile al pubblico che scarica e visiona un video?

D.F.:  Direi tantissimo. Tanta preparazione in palestra, sia il post produzione: sito internet, immagini, commercializzazione, marketing. V'è una strategia da preparare prima. Nel senso, vogliamo stabilire in anticipo una presentazione e una rappresentazione di un video: puntiamo sulla spettacolarizzazione, sugli effetti scenici e sull'organizzazione. Come piacerà? Cosa piacerà? Perché piacerà? Siamo partiti lentamente, ma la strategia giusta è l'ingrediente idoneo per questi tempi.

V.Q.: Avete avuto dei contatti dall'estero? Temete la concorrenza dei già molti siti esteri, oppure siete effettivamente dei pionieri italiani?

D.F.: Contatti esteri ce ne sono stati, ma non temiamo la concorrenza. Sono giunti dal Canada, dagli Stati Uniti, dalla Francia. La nostra innovazione, è nella qualità molto elevata dei video, girati da esperti. Inoltre, l'offerta mondiale è limitata a dei video girati in appartamenti, con divagazioni più o meno sessuali. Nei nostri video non v'è solo un lato sensuale, ma anche sportivo. C'è la competitività della gara. I video non sono volgari, nessuna di loro gira scene di nudo o topless. Non è stato semplice per loro imparare a lottare, ma a non farsi male, e apprendere tutte le tecniche affinché ciò non accadesse. I contatti esteri, ripeto, sono stati profondamente stupiti dalla qualità dei video.

V.Q.: Quali sono le cose che maggiormente gradisce uno spettatore di un video di wrestling?

D.F.: C'è innanzitutto un interesse spiccato per la bellezza fisica delle ragazze. Il secondo canone, è la competitività. Noi ci poniamo esattamente nel mezzo, tra bellezza e azione, tra sensualità delle atlete e loro capacità tecniche.

V.Q.: Quali obiettivi futuri vi ponete?

D.F.: Sicuramente allargare l'organizzazione con nuove atlete. Poi, far sì che questo sport sia più comune da praticare, e non di nicchia. Più visibilità comporterebbe anche più vendite. Purtroppo c'è molta cautela e diffidenza. Il grosso equivoco di fondo è la pornografia. La lotta femminile non ha nulla di pornografico, checché molti ne possano pensare. Abbiamo due canali su Youtube, abbiamo raggiunto lì i 3000 iscritti e il milione di visualizzazioni attive da gennaio ad oggi, novembre 2013. Allo stesso tempo, Youtube tende a rimuovere i video di natura sessuale, mosso dalle segnalazioni di utenti che sentono leso il loro pudore. Noi siamo attentissimi, e ripeto, non c'è nulla di pornografico. Tuttavia....

V.Q.: Pertanto, avete ricevuto anche critiche per il vostro operato?

D.F.: Sì, soprattutto critiche demolitive, non certo consigli sul come impostare i video. La critica tende a demolire il nostro operato adducendo queste motivazioni: non è lotta vera, ma finta; è pornografia; non c'è serietà nella lotta. La critica fondamentalmente è una nicchia ed è fine a se stessa. Dispiace comunque che esistano.

V.Q.: Italian female wrestling, lo dice il nome stesso, fa spettacoli di lotta femminile. Esiste tuttavia anche il mixed wrestling, ossia la lotta mista, tra sessi opposti. Vi ponete anche questo obiettivo? Intendete girare anche incontri di lotta tra ragazzi e ragazze, in futuro?

D.F.: Gli incontri misti presenti nel sito, sono solo a fini commerciali. In questo momento, molte persone si sono proposte e sarebbero interessate. Al momento non è nei nostri fini, ma stiamo valutando la cosa. Può essere un business, ma al momento, non siamo così interessati ad aprire questo canale.

V.Q.: C'è molto lavoro di trucco dietro le quinte?

L.F.: Certamente. Il trucco poi deve essere rimesso di continuo, e di fronte all'obiettivo, bisogna essere truccati, per dare una certa immagine. In futuro, potremmo utilizzare costumi interi e girare la lotta in un ring. Vorremmo anche adottare i leggings, ma questo lo vedremo più avanti.

La seconda parte dell'intervista si è svolta con le due atlete presenti di Italian Female Wrestling, Robi ed Andrea, sempre con l'ausilio di Davide Fontana. Oltre ad essere state molto disponibili, hanno esplicato molto bene tutti i punti richiesti.

V.Q.: Qual è il  Vostro rapporto con la telecamera? Vi sentite a disagio ad apparire in video, soprattutto essendo ripreso il volto?

Andrea: Non si fa caso alla telecamera. Lottare è un divertimento per noi. Io almeno non ci bado.

Robi: Lo stesso vale per me. L'unico momento in cui mi sento meno sciolta è nelle pause durante la lotta. Quando mi fanno le domande, tendo un po' a ritirarmi...

V.Q.: C'è molta competitività nei match, ma anche molta amicizia tra di Voi?

Andrea: Al di là della competitività, l'amicizia rimane, ci conosciamo ormai da un anno, e abbiamo una grande intesa.

Robi: Sì, tra di noi c'è molta complicità e naturalezza. E tendiamo a fare squadra.

V.Q.: Cosa si prova a lottare in costume da bagno, praticando uno sport ancora "incompreso" in Italia, ai nostri giorni?

Andrea: (Ride) Eheh, se l'hanno inventato, vuol dire che si può mettere no? Me ne frego, sinceramente. La gente sa come sono fatta, e che non mi venderei mai. La gente che ci critica, che pensa che siam delle poco di buono, dovrebbe solamente provare. L'eccezionalità di ciò che facciamo è la parte atletica. Non c'è assolutamente nulla di strano.

Robi: Sì, essenzialmente noi ragazze siamo al di là degli stereotipi. Abbiamo la nostra libertà di pensiero, ragioniamo con la nostra testa. La gente che critica questa scelta accusandoci di finzione, o di "facilità di costumi", lo fa senza provare ciò che facciamo. Siamo delle atlete. E il nostro valore lo dimostriamo sul campo.

V.Q.: Pensate di accettare degli incontri di lotta mista, con ragazzi? Al di là degli stereotipi vigenti.

Andrea: Ne abbiamo già fatti. Tutto è possibile, se la persona in questione è seria, affidabile e non ha secondi fini.

Robi: Assolutamente d'accordo, la serietà innanzitutto. Si può fare qualunque cosa, è una gara sportiva d'altronde. Se l'altra persona vuole questo, si può fare, volentieri.

V.Q.: Quanto tempo ancora intendereste praticare questo sport?

Andrea: Non abbiamo una tempistica. Fin quando non ci rompiamo qualcosa (ride). E' uno sport bellissimo, e...

V.Q.: E?...

Andrea: Il mio sogno sarebbe continuare e farlo come lavoro fisso. Allenarmi tutti i giorni, lottare, girare. Ma non sarà facile.

V.Q.: Anche te Robi?

Robi: Sì, sarebbe fantastico. Speriamo di crescere ed andare avanti! Abbiamo imparato molte cose: come non farci male, come comprendere l'avversario ed agire di conseguenza. Sarebbe bello esibirci anche per un grande pubblico.

V.Q: Grazie a tutti per la disponibilità, e... buone gare!

D.F., Andrea e Robi: grazie a te, e buona serata!

In conclusione si può dire che l'aver dato vita ad una realtà simile, che gareggia alla pari se non vince, con molte realtà mondiali, sia stata un'impresa di un certo livello. Sono stati vinti ostacoli quali: la burocrazia, la diffidenza verso una disciplina osteggiata in Italia, gli stereotipi e luoghi comuni. Si è creato uno staff, che ragiona, si allena e guarda al futuro. La crescita è costante, e le avventure non finiranno certo oggi, anzi. E anche in un momento dove la crisi finanziaria sembra affogare tutto, i sogni, possono prendere vita. E questo ne è l'esempio.

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia


(*)http://www.italianfemalewrestling.it/it/

 

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