(ASI) Trieste - I lavoratori portuali di Trieste e Monfalcone, circondati dal sostegno di milioni di persone, hanno bloccato l'attività nei porti per far ritirare il decreto Green Pass che obbliga l'uso del cosiddetto "passaporto verde" sui posti di lavoro che "ha lo scopo - si legge in un comunicato stampa del CLPT - di dividere i lavoratori, costringendo una loro parte a pagare per poter lavorare. Il tutto - si legge nel comunicato - dopo che per quasi due anni hanno lavorato in condizioni di sicurezza sanitaria che definire ridicole è molto gentile".
La risposta immediata che hanno avuto gli esponenti del Clpt è stata l'offerta di tamponi gratuiti per i portuali di Trieste e Monfalcone, ma non per tutti i lavoratori, dividendo i lavoratori in quelli di Serie A che non devono pagarsi il tampone e quelli di serie B che invece devono pagarselo.
Ma, il presidio incessante dei lavoratori e dei cittadini contro il Green Pass che ha bloccato il primo porto petrolifero del Mediterraneo non è passato inosservato nelle istituzioni, infatti dopo l'incontro avuto col Prefetto di Trieste, si legge sempre nel comunicato stampa del "Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste", il 30 ottobre una delegazione di lavoratori portuali di Trieste e Monfalcone e degli altri scali italiani, delle forze dell'ordine, di sanitari, di giornalisti e di altre categorie di tutta Italia, saranno accolte al Senato a Roma per far valere le ragioni di chi chiede l'abolizione del Green Pass per lavorare.
Pertanto, dal primo turno di lavoro di domenica 17 ottobre 2021, i portuali hanno deciso di tornare al lavoro e di interrompere momentaneamente il blocco dello scalo portuale.
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