(ASI) Firenze – Giovanni Gentile, non può che essere riconosciuto tra i massimi filosofi e pensatori che l’Italia abbia mai avuto. Il 15 aprile 1944, trovava morte a causa di un agguato gappista, mentre si trovava nei pressi della sua residenza, Villa Montalto al Salviatino di Firenze. Sono trascorsi 80 anni, e lo Stato italiano cerca di recuperare il filo spezzato della damnatio memoriae tramite una serie di iniziative atte a ricordare il filosofo di Castelvetrano.
Innumerevoli, queste ultime, e tutte meritevoli di citazione: un francobollo commemorativo emesso da Poste Italiane in Collaborazione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy; una mostra didattica che ricorda la sua vita, denominata “Scendere per Strada Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica” aperta al pubblico da martedì 16 aprile 2024, a Roma, all’Istituto Centrale per la Grafica in Via Poli 54, già oggetto di anteprima che ha ospitato nomi tutelari della politica italiana, a partire dal Ministro Sangiuliano, che ha fortemente voluto la mostra; su iniziativa dell’Istituto Studi Gentiliani per la Calabria, del Circolo Culturale “G. Calogero” e del Centro Studi “Domenico Ficarra”, si è tenuto, il 15 aprile alle ore 17,30, nella Sala della Biblioteca della Provincia (Palazzo Alvaro), un importante Convegno a livello nazionale sulla filosofia di Giovanni Gentile: “Attualità dell’attualismo”, con internventi: On. Natino Aloi, Presidente Istituto Studi Gentiliani, Già Sottosegretario alla P.I. Dott. Pierfranco Bruni, scrittore, e Direttore Min. Beni Culturali; il Prof. Domenico Codispoti, docente, scrittore; il Dott. Tullio Masneri, Presidente Ass. Sibaritide, preside; il Prof. Giuseppe Pirazzo, docente, pedagogista; ed il Prof. Giovanni Praticò, ricercatore, docente. Testimonianze del Dott. Riccardo Colao, giornalista, coordinatore culturale; ed il Prof Giuseppe Mandagli, docente universitario.
E non è tutto. Oggi, a Roma, un convegno ove vengono resi noti ulteriori dati sulla morte del filosofo, sottoponendo al grande pubblico elementi finora sottaciuti: Luciano Mecacci ripercorrerà i retroscena dell’uccisione di Gentile, durante il convegno “Politica e filosofia. I due mondi in uno di Giovanni Gentile”, in programma in Senato dalle ore 10 nella sala capitolare presso il chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva. Un incontro promosso dal presidente della commissione Biblioteca e Archivio storico Marcello Pera. Dopo il saluto di Ignazio La Russa, presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, introdurrà i lavori il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Quindi si passerà alle relazioni, oltre a quella di Mecacci: Massimo Cacciari sull’attualismo filosofico gentiliano, Giuseppe Bedeschi su due irriducibili antifascisti come Antonio Gramsci e Piero Gobetti, e Francesco Perfetti sul passaggio del pensatore siciliano dal liberalismo al fascismo. E ieri, a Firenze, in Santa Croce, dove dal 18 aprile 1944, per volontà di Benito Mussolini in persona, riposano le sue spoglie, Gentile è stato commemorato con una messa in suffragio officiata da padre Giancarlo Corsini, Rettore della Basilica francescana.
Il “giallo” sulla morte di Giovanni Gentile terrà ancora banco a Firenze domani, 17 aprile, nella conversazione promossa dal Centro culturale Firenze-Europa “Mario Conti” presieduto da Marco Cellai, che vedrà la partecipazione di Luciano Mecacci ed Enrico Nistri, alle 17 nella sede del Gruppo Firenze dell’Associazione Nazionale Alpini. E sempre a Firenze, il 22 maggio, alla biblioteca Magliabechiana, si svolgerà un convegno dedicato alla figura del filosofo organizzato dal Gabinetto Vieusseux e dal Ministero della Cultura.
Polemiche in salsa italiana, purtroppo, non mancano mai. Emerse a Firenze, in consiglio comunale dove, durante una seduta, il capogruppo di Fratelli d’Italia, Alessandro Draghi ha ricordato che "nel 1994 la commissione toponomastica riuscì dopo tanta fatica e mediazione a trovare una dicitura consona, frutto di un compromesso, per arrivare all’obiettivo di apporre una targa nel luogo in cui fu ucciso" (il cui testo doveva essere “a Giovanni Gentile, qui ucciso per la sventura dei tempi il 15 aprile 1944”) ma “a distanza di trent’anni, non è mai stata posta”. Immediata, quanto triste, la replica di Dmitrij Palagi, consigliere di Sinistra Progetto Comune: “Noi stiamo con Bruno Fanciullacci. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo”. In pratica, di fronte ad un vile assassinio, c’è ancora qualcuno che parteggia per l'esecutore materiale della morte del filosofo siciliano.
Forse l’Italia, ad 80 di distanza non è ancora pronta a capire chi fosse stato Giovanni Gentile: filosofo, professore universitario, tra i maggiori che l’Italia abbia mai annoverato, assieme a Benedetto Croce, riformatore della dialettica hegeliana e “padre” del liberalismo”; propugnatore dell’attualismo, corrente filosofica che interesserà diversi rami del sapere, dall’arte al diritto, dalla religione all’etica; Senatore del Regno; ideatore di una riforma scolastica che è durata dal 1923 al 2003, che aveva posto l’istruzione nel nostro Paese ai primi posti nel mondo; ideatore dell’Enciclopedia Italiana “Treccani”, progetto enciclopedico monumentale, cui sono stati chiamati a collaborare studiosi di ogni orientamento politico; Rettore della Scuola Normale Superiore di Pisa; collaboratore di riviste prestigiose, tra le quali “La Critica” di Benedetto Croce e il “Giornale Critico della filosofia italiana” da lui fondato; Presidente dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente”, e si potrebbe continuare. Ridurre questo gigante del pensiero al “filosofo del manganello”, come qualcuno lo aveva in spregio chiamato molti anni orsono, è solamente una maldicenza politica, che non tiene conto della grandezza del pensiero e di quanto profondi fossero gli studi del pensatore siciliano.
Giovanni Gentile, al pari di Benedetto Croce, Antonio Gramsci, e altri filosofi del Novecento e oltre, sono patrimonio universale del nostro sapere e della nostra cultura, rappresentanti del miglior risveglio della tradizione filosofica e umanistica italiana. Abbiamo verso di lui un enorme debito: quello di averci insegnato a pensare. E forse, ancor oggi, egli pensava davvero troppo in alto.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia