“Ecco quali danni fa una strategia nazionalista in politica estera”
(ASI) “L’escalation militare in corso in Libia è molto preoccupante. Non solo perché la crescente instabilità minaccia direttamente i cittadini libici e i passi in avanti fatti verso l’unità nazionale, ma anche perché la Libia per l’Italia è la chiave della sicurezza. In termini di accesso al Mediterraneo, di sicurezza energetica, per il governo dei flussi migratori, il contrasto al terrorismo internazionale. Per questo è vitale che l’Italia si concentri alla ricerca di una soluzione.
Invece il governo sembra più impegnato a far trapelare sui giornali annunci sui cambi del vertice dei servizi o valutazioni sul nostro ambasciatore, che a impostare una vera iniziativa. L’annunciata conferenza di novembre, ancora dai contorni non definiti, arriverà troppo tardi rispetto alla crisi attuale o troppo a ridosso della scadenza delle possibili elezioni di dicembre.
Il ministro Moavero sembra più impegnato a riparare gli strappi fatti in Europa sull’immigrazione che a dedicarsi al dossier libico. Si sente solo la voce di Salvini, che parla solo per attaccare Macron. Gli servirà per la campagna delle europee, ma non per affrontare la situazione in Libia.
Una politica estera così sguaiata e improvvisata non serve all’Italia.
L’Italia dovrebbe essere il primo paese a dire basta a una competizione internazionale a somma zero sulla Libia.
Quando l’Italia in Libia ha promosso iniziative di successo ha sempre coinvolto tutti gli attori, e ha sempre ottenuto passi in avanti verso la pace e la stabilità.
Utilizzare questa crisi per ragioni di consenso è un cambio di strategia contrario agli interessi della pace. Il governo sostenga attivamente la mediazione ONU attraverso l’iniziativa UNSMIL di tregua. Alla Libia serve unificazione nazionale, pace e stabilità e non conflitti per procura tra potenze.
Dichiarazione congiunta di Maurizio Martina, segretario del PD, e Lia Quartapelle, responsabile Esteri del PD.