(ASI) Roma, - "Dopo aver appreso dell'esibizione del sedicente rapper "Six one" durante il Festival del Folklore di Alatri, non possiamo che esprimere il nostro disappunto per il fatto che all'interno di una manifestazione finanziata con soldi pubblici, a un soggetto che tra l'altro stiamo ospitando nella nostra nazione possa essere consentito di insultare impunemente l'Italia e gli italiani", così Matteo De Santis, responsabile di Alatri per CasaPound Italia, in riferimento al video in cui l'uomo, ripreso nella cittadina laziale, non fa che ripetere più volte "Italian fuck" "italian racist" "Italia racist", mostrando continuamente il dito medio.
"Nell'esprimere la nostra solidarietà al regista realizzatore del video - insultato e minacciato per questo e divenuto capro espiatorio per mettere in secondo piano le reali responsabilità dell'immigrato - non possiamo al contempo non ribadire le nostre perplessità rispetto all'adesione del Comune di Alatri al progetto Sprar, al ruolo delle associazioni dedite a 'accoglienza e integrazione' e alle varie manifestazioni pro-immigrazione, rispetto alle quali chiediamo anche di rendere noto se e in che misura queste vengano finanziate con i soldi della collettività", prosegue De Santis. "Ci sembra del resto che lo stesso episodio in questione confermi ancora una volta il fallimento di queste politiche di integrazione. Da parte nostra, continueremo a portare avanti le nostre battaglie a difesa degli italiani e ad opporci fortemente alle ipocrisie buoniste con le quali si tenta di camuffare il business legato alla cosiddetta accoglienza, affinché situazioni di questo tipo non si verifichino più", conclude l'esponente di Cpi. "E' inammissibile che si utilizzino soldi pubblici - per l'edizione del Festival del 2016 erano 24.000 euro dati dal Comune di Alatri e dalla Regione Lazio - per dare spazio a certi signor, è paradossale pagare con i nostri soldi per farci insultare", commenta Mauro Antonini, responsabile del Lazio per CasaPound Italia. "Chiediamo pertanto al Comune di Alatri e alla Regione Lazio che venga fatta luce sulle responsabilità di quanto accaduto - visto che il sedicente artista era nostro ospite e ci ha ripagato con insulti inaccettabili - e che gli organizzatori del Festival restituiscano i nostri soldi", conclude Antonini, precisando che "cultura e spettacolo non c'entrano niente con certe pagliacciate e le istituzioni non possono rendersi complici di un attacco agli italiani e all'Italia".