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 Vittime della legge nera. La libertà religiosa in Pakistan Intervento di S.E. Monsignor Joseph Coutts

(ASI)Signore e signori, rettore, professori, autorità qui presenti, buonasera. Nel 1947 il Pakistan fu creato come stato indipendente, separato dall’India, nel momento in cui la Gran Bretagna garantì l’indipendenza all’India. La separazione del Pakistan dall’India avvenne sulla base di voler creare una terra per i musulmani del sub-continente, così che potessero essere liberi di praticare la loro religione senza essere minacciati o dominati dalla maggioranza hindu.

Il padre fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah, era un musulmano moderato ed illuminato che voleva che il nuovo paese del Pakistan, terra dei musulmani, diventasse uno stato moderno e democratico.. Lui non voleva uno stato puramente islamico o teocratico. Già nel 1948 Jinnah aveva detto in uno dei suoi discorsi questa frase: “Siete liberi di andare alla moschea, siete liberi di andare al tempio o in qualsiasi luogo di culto. Quello in cui credete non ha niente a che fare con lo Stato. Voi ora siete cittadini uguali in un paese libero. Noi ora dobbiamo imparare ad essere pachistani.”

Secondo la nostra costituzione la libertà di religione è riconosciuta. Ed è vero: è per questo che noi abbiamo molte chiese, scuole e istituzioni cristiane.

Comunque, con il passare degli anni, i gruppi Islamici hanno cominciato a rafforzarsi e ad esercitare pressioni su ogni governo per introdurre le leggi Islamiche e per trasformare il Pakistan in un paese Islamico. Una grande spinta fu data quando il dittatore militare, Generale Zia-ul-Haq, salì al potere nel 1977. In questo periodo, anche se la Costituzione diceva che ognuno è libero di praticare e diffondere la propria religione, la parola “diffondere” fu eliminata di nascosto. Il Generale Zia introdusse alcune leggi islamiche, ma la legge che a noi sta causando la maggior parte dei problemi è la cosiddetta Legge sulla Blasfemia, introdotta nel 1986. Secondo questa legge, chiunque parli contro il Profeta Maometto o macchi il suo nome per iscritto o in qualsiasi maniera, dovrebbe essere condannato a morte. Questa legge dice anche che se qualcuno profana il Corano dovrebbe essere imprigionato a vita. Anche se il Corano cade dalle mani accidentalmente, questo può essere considerato una profanazione.

Anche se questa legge è intesa a proteggere l’onore del Profeta Maometto e il Sacro Libro dalla profanazione, essa può essere facilmente usata in modo improprio. E’ molto facile per un musulmano accusare chiunque di blasfemia, persino un altro musulmano. In molti casi si tratta di un’accusa infondata, ma l’accusatore si serve della legge sulla blasfemia come uno strumento di vendetta per ritorsioni personali. Uno strumento che è molto efficace, specie se la persona contro la quale si punta il dito è un cristiano. Diventa molto difficile per la persona accusata provare la propria innocenza; quando le emozioni prendono il sopravvento, la gente si eccita e attacca l’accusato. In diverse occasioni la “caccia al blasfemo” ha scatenato veri e propri massacri, come accaduto nella città di Gojra nell’agosto del 2009. Dei bambini avevano ricavato dei coriandoli da alcune pagine di giornale. Ma su quelle pagine erano stati trascritti dei versetti del Corano e così una folla di centinaia di persone inferocite ha attaccato un quartiere cristiano e dato alle fiamme quasi cento case. Otto persone hanno perso la vita tra le fiamme. E come a Gojra ci sono stati altri attacchi simili. Parecchie persone sono state picchiate a morte o uccise in altri modi dalle folle prima che potessero provare la loro innocenza, o che la legge venisse applicata. Anche se un tribunale dichiara una persona innocente dopo un processo, l’accusatore cercherà di ucciderlo. In un caso, un bravo giudice musulmano che aveva giustamente dichiarato innocente sulla base di prove un Cristiano accusato, è stato ucciso nel suo ufficio qualche tempo dopo dall’accusatore, che era un fanatico musulmano. Allo stesso modo il nostro compianto Ministro Federale per le Minoranze Religiose, Shahbaz Clement Bhatti, è stato ucciso da fanatici nel 2011 (duemila undici) perché si era appellato al Parlamento per modificare la Legge sulla Blasfemia.

Tutti conoscete il caso di Asia Bibi, una povera donna cristiana condannata a morte. In quel periodo il governatore del Punjab, la provincia più potente del Pakistan, andò a trovare Asia Bibi in prigione e le consigliò di scrivere al Presidente del Pakistan per chiedere a lui di concederle la grazia. Poco dopo il governatore fu assassinato nella capitale Islamabad. Questo è avvenuto perché i fanatici che hanno organizzato l’assassinio lo hanno accusato di essere un cattivo musulmano perché nessuno può perdonare un insulto al Profeta, nemmeno il Presidente del Pakistan. Questo è l’esempio che questa mentalità fanatica è molto pericolosa anche per i musulmani di buona volontà, che hanno una mentalità aperta. Secondo dati che risalgono al 2010, delle 38 persone uccise per blasfemia, 14 erano cristiane. Dall’entrata in vigore di questa legge nel 1986 fino alla metà del 2011si contano ben 1081 casi.

Ma non è solamente la legge sulla Blasfemia ad essere causa di sofferenze per noi. Ci sono sempre state discriminazioni contro i non-musulmani. I non-musulmani non sono considerati cittadini al pari degli altri e devono subire discriminazioni in molti modi, specialmente quando si tratta di trovare lavoro oppure ottenere promozioni. Inoltre, nei programmi scolastici i libri di testo non preparano i ragazzi a vivere in una società moderna, multi-religiosa e multi-etnica. I non-musulmani vengono descritti in modo negativo. Nelle scuole statali, gli alunni non-musulmani si trovano spesso a dover affrontare la discriminazione nei loro confronti. E capita di frequente che agli studenti sia assegnato un tema dal titolo: “Invita un tuo amico non musulmano a convertirsi all’Islam”.

Nella mente di ogni musulmano c’è l’idea di Dhimmi. Questo è un termine islamico usato per definire i non-musulmani che vivono in uno stato islamico. Secondo questo concetto un dhimmi non è pari ad un musulmano sia politicamente che socialmente. Nel sistema islamico tradizionale un dhimmi deve pagare una tassa speciale allo stato e diventa una persona protetta dallo stato. Sebbene questo termine non venga utilizzato ufficialmente, l’idea rimane viva ed influenza il modo in cui un musulmano guarda ad un non-musulmano. Noi, ad ogni modo, affermiamo che nello stato moderno del Pakistan tutti i cittadini sono uguali, come era stato concepito dal nostro fondatore Muhammad Ali Jinnah.

Il Pericolo dell’Estremismo

Un altro importante fattore che ha contribuito a creare una società sempre più intollerante e prevenuta è la guerra in Afghanistan.

Per combattere contro il Comunismo dopo che l’esercito dell’Unione Sovietica entrò in Afghanistan nel 1979, molti giovani musulmani furono addestrati per combattere una Jihad o Guerra Santa contro i kefir o infedeli che avevano occupato la loro terra. Giovani uomini provenienti dal Pakistan e dal mondo islamico furono invitati ad addestrarsi in Pakistan per poi combattere in Afghanistan. Questa politica fu sostenuta e finanziata dagli Stati Uniti e dal loro alleato, l’Arabia Saudita. Quando l’esercito sovietico fu infine sconfitto ed estromesso con l’aiuto americano, gli stessi combattenti per la libertà si rivoltarono contro le forze NATO, considerate anch’esse infedeli. Poiché le forze NATO provengono principalmente dall’Occidente esse vengono percepite come Cristiani che attaccano un paese musulmano (l’Afghanistan), proprio come avevano fatto in un altro paese musulmano, l’Iraq.

Ciò ha dato origine a una nuova forma di Islam che predica e promuove la Jihad o Guerra Santa contro i non-musulmani. Questa forma fanatica e militante dell’Islam promuove il terrorismo e le uccisioni. E’ un tipo di Islam che noi non avevamo prima in Pakistan. E’ un prodotto dell’Islam wahabita appartenente all’Arabia Saudita e all’Afghanistan, e che ha guadagnato forza in Pakistan. Questa forma estremista di Islam non crede nella democrazia, che è vista come concetto occidentale.

Loro vogliono che il Pakistan diventi uno stato Puramente islamico. Questi estremisti non esitano ad usare attentatori suicidi per attaccare ed uccidere chiunque essi vogliano. Gruppi estremisti, alcuni dei quali collegati ad Al Qaida, sono diventati molto forti e sono una minaccia per il governo e la democrazia in Pakistan. Nel corso delle elezioni all’inizio di quest’anno, i candidati politici liberali sono stati minacciati apertamente, ed alcuni sono stati persino uccisi senza che il governo fosse in grado di fare nulla. Così, anche i Cristiani in Pakistan sono percepiti come infedeli che condividono la stessa fede delle forze che occuparono l’Afghanistan, un paese puramente musulmano.

Percezione sbagliata della Cristianità

Dopo la distruzione delle Torri Gemelle a New York l’11 settembre 2001, gli Americani cominciarono a bombardare l’Afghanistan, il paese confinante con noi, e successivamente arrivarono le forze NATO. Perciò Osama bin Laden divenne un grande eroe islamico per molti musulmani, e la sua chiamata alla Jihad era molto attraente specialmente per i giovani.

La presenza delle forze NATO in Afghanistan fu percepita come un attacco Cristiano ad un paese musulmano. Alcuni imam cominciarono a diffondere l’idea che i Cristiani (cioè l’Occidente) stavano portando avanti le Crociate con lo scopo di dominare e umiliare i musulmani del mondo. Di conseguenza, i Cristiani in Pakistan furono ritenuti essere agenti dell’Occidente cristiano e quindi nemici dell’Islam.

E’ questa percezione e comprensione negativa dei Cristiani in Pakistan che ha innescato il recente bombardamento di una chiesa a Peshawar dove più di 100 cristiani sono stati uccisi da due attentatori suicidi. Questa è la prima volta che kamikaze estremisti attaccano una chiesa o i Cristiani. Il messaggio del gruppo estremista che ha eseguito l’attacco è chiaro: “Dite agli Stati Uniti di cessare gli attacchi di droni oppure noi attaccheremo altre chiese in Pakistan.”

Segni di Speranza

Tutto questo dà un quadro negativo e tetro del Pakistan alla luce dell’aumento dell’intolleranza e della violenza. Ma non tutto è buio, e noi non viviamo senza speranza. Noi siamo una piccola minoranza, ma non siamo una Chiesa nascosta o silenziosa. I musulmani di buona volontà, come la HRCP (Human Rights Commission of Pakistan = Commissione Pachistana per i Diritti Umani) e altri, si fanno avanti per sostenerci nelle difficoltà. Noi possiamo tuttora uscire nelle strade per protestare contro le ingiustizie e la violenza.

Grazie alle nostre numerose istituzioni educative, agli ospedali e alle iniziative sociali/caritatevoli, noi lavoriamo per, e assieme, alle persone di tutte le fedi. Queste istituzioni e iniziative sono una testimonianza visibile dell’amore e del servizio dei Cristiani verso il nostro paese. Noi siamo una minoranza piccola ma attiva, che sta contribuendo allo sviluppo del Pakistan. Noi siamo anche in contatto con molte altre ONG musulmane per il miglioramento della società e la promozione dell’armonia sociale.

Noi prendiamo forza dalle parole di San Pietro Apostolo: “E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt. 3, 14-15). Anche le parole di San Paolo stanno davanti a noi: “Siamo infatti tribolati in ogni maniera, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma mai disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, noi portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Cor. 4, 8-10).

Anche le parole che Papa Francesco ha pronunciato nella giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria sono state per noi un grande incoraggiamento: “Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, voglio rispondere: Sì, è possibile per tutti!  Questa sera, vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le Nazione, rispondesse: Sì, lo vogliamo!”

Ma non possiamo farcela da soli. Noi Cristiani, ma anche tutte le persone di buona volontà, noi dobbiamo esistere e lavorare insieme per essere uomini di pace.

Noi dobbiamo imparare a vivere e operare insieme in questo mondo moderno come persone appartenenti a varie religioni, e persone che sono libere di non credere.

Io credo che ogni forma di estremismo, sia religioso sia ideologico, significhi la chiusura della mente e del cuore alla realtà intorno a noi.

Preghiamo affinché tutti i Cristiani possano operare per essere testimoni di speranza, testimoni di amore, testimoni di pace, e testimoni di riconciliazione in un mondo sempre più intollerante e violento.

 

+ Joseph Coutts

Archbishop of Karachi

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