(ASI)"Ieri Giorgia Meloni è volata oltreoceano per incontrare Donald Trump. O almeno così ci raccontano con toni trionfali certi giornali nostrani, che titolano come se l'Italia avesse appena firmato un trattato storico. Peccato che, a conti fatti, l'unico risultato concreto della trasferta americana sia... il jet lag.
Sui dazi che stanno penalizzando le esportazioni italiane, in particolare nel settore agroalimentare, la nostra premier non ha ottenuto assolutamente nulla.Nessun impegno, nessuna scadenza, nessun risultato. Solo una generica promessa – di quelle che piacciono tanto a Trump – di "arrivare a un accordo con l'UE", magari un giorno, forse, chissà. Insomma: la montagna ha partorito il topolino, ma nel frattempo ha consumato parecchio carburante per attraversare l'Atlantico.Sarebbe bastata una telefonata. O magari una call su Zoom, per chi ama la modernità. Invece abbiamo avuto l'ennesimo teatrino, utile solo a gonfiare il petto e farsi qualche selfie da inserire nei post social della propaganda governativa. E mentre sugli interessi italiani non si muove foglia, Giorgia Meloni si è ben guardata dal tornare a mani vuote: ha promesso a nome nostro di aumentare la spesa militare fino al 2% del PIL, come richiesto dalla NATO. Tradotto: miliardi di euro in armi sottratti alla scuola, alla sanità, al trasporto pubblico. Ha confermato l'acquisto di gas americano, che ci costa cinque volte quello russo, e ha garantito 10 miliardi di euro di investimenti delle aziende italiane negli Stati Uniti. Investimenti che, guarda caso, non vanno nel Sud o nelle aree industriali in crisi del nostro Paese, ma a rafforzare l'economia a stelle e strisce. Tanta fuffa, zero risultati. Un viaggio perfetto per il governo Meloni: tutto marketing, niente sostanza. Altro che patriottismo, altro che difesa dell'interesse nazionale. Qui si svende il Paese in cambio di applausi da Washington e titoloni da campagna elettorale.Denunciamo l'ipocrisia di questa politica estera servile e il continuo spostamento di risorse pubbliche verso la guerra e il profitto di pochi". È quanto dichiara in una nota Giovanni Barbera, membro della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.