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Kazakistan: 19 anni di indipendenza
Continuità, innovazione e programmazione come basi di un successo storico

Esattamente diciannove anni fa, andava in scena una delle più gravi destabilizzazioni politiche del Novecento, ovvero l'impressionante e drammatica dissoluzione dell'Unione Sovietica, densa di retroscena, delazioni, ingerenze esterne, drammi, conflitti trascinatisi per almeno due anni, sino al triste e spaventoso bombardamento eltsiniano al Parlamento di Stato. Le immagini di quell'edificio fumante e dell'autentica guerra andata in scena per le strade di Mosca, sono ferite che difficilmente la Russia e tutte le ex Repubbliche dell'Urss potranno dimenticare. Eppure dalle macerie di quel biennio e di quella terribile ondata di distruzione politica, economica e sociale, c'è chi ha saputo reagire e ritrovare la serenità, cominciando un percorso autonomo di rinascita politica.
Parimenti alla Bielorussia di Aleksandr Lukashenko, forte di una copertura sociale da far invidia a molti Paesi europei, il Kazakistan di Nursultan Nazarbayev si è unito attorno alla propria comunità, e non ha praticamente mai perduto la propria integrità politica, malgrado le pesantissime crisi economiche che ha dovuto sopportare.
A diciannove anni da quella dichiarazione di indipendenza, avvenuta proprio nove giorni prima del celebre e lacerante annuncio televisivo di Gorbaciov, l'enorme repubblica centro-asiatica, può oggi guardare al passato con la sicurezza e la soddisfazione di chi ha saputo rialzarsi e non ha mai abbandonato il proprio Paese alla deflagrazione e all'implosione politica. Ricostruita immediatamente la stabilità istituzionale, attraverso una continuità senza pari nel resto dell'ex Unione Sovietica, è il 1997 l'anno che segna un nuovo inizio nel difficile ma deciso cammino del Kazakistan: Nazarbayev pubblica il Programma Kazakhstan-2030 e pone la prima pietra di Astana, nuova e moderna capitale, stanziata nel nord-est del Paese.
La saggia gestione statale della necessaria fase di internazionalizzazione del mercato, la diversificazione dell'indotto economico-produttivo, la continuità rispetto a tutti i migliori aspetti dell'epoca sovietica, le potentissime capacità energetiche, petrolifere e minerarie, e una programmazione all'interno della quale lo Stato mai è venuto meno nel suo ruolo di artefice e garante dello sviluppo e del progresso sociale, hanno fatto di questa Repubblica un'oasi all'interno dell'affascinante e decisiva regione dell'Asia Centrale.
Con dei dati sorprendenti, il Kazakistan ha pienamente raggiunto gli obiettivi posti nella prima fase del suo Programma trentennale, e può oggi avviare la seconda fase in una congiuntura storica assolutamente vantaggiosa per tutta l'Asia, autentica protagonista di un cambiamento epocale prossimo venturo e ormai nell'aria.
Il prestigio e l'autorevolezza politica della sua classe dirigente sono oggi sinonimo di affidabilità, tanto che la stessa Osce, in passato non tenera nei confronti del livello di democratizzazione interno, si è dovuta ricredere ed ha persino assegnato al Kazakistan la presidenza dell'Osce per tutto il 2010, consentendo ad Astana di dimostrare qualità importantissime nell'ambito del pesante ruolo di responsabilità internazionale, ricoperto sì come membro effettivo dell'Organizzazione Europea stessa, ma soprattutto come membro di primissimo piano all'interno dei due organisimi inter-governativi più importanti della sua area continentale, l'Organizzazione di Shanghai e il CSTO (Collective Security Treaty Organization).
Nell'intervista concessaci in esclusiva non molto tempo fa, l'Ambasciatore, Sua Eccellenza Almaz Khamzayev, ha ribadito come "oggi il Kazakistan non ha bisogno dell'aiuto della Comunità Internazionale", aggiungendo che "oggi il Kazakistan è a pieno titolo all'interno della Comunità Internazionale", rappresentando un esempio di sovranità e capacità programmativa nel mondo.
 
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