CEI: Obiettivi e Metodologia della Rilevazione

(ASI)   Si riporta la Sintesi della II Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.

PROTEGGERE, PREVENIRE, FORMARE

L’obiettivo della rilevazione è stato quello di aggiornare il quadro relativo all’attivazione del Servizio Diocesano o Inter-diocesano per la tutela dei minori (SDTM/SITM), del Centro di ascolto e del Servizio Regionale per la tutela dei minori (SRTM) nelle Diocesi italiane. Dopo il primo Report relativo al biennio 2020 2021, la presente Rilevazione offre uno strumento conoscitivo alla Conferenza Episcopale Italiana per implemen- tare le azioni di tutela dei minori e delle persone vulnerabili nelle Diocesi italiane, con i dati aggiornati al 2022. Sono stati somministrati online i tre strumenti di rilevazione distribuiti alle Diocesi italiane. Per il SDTM/SITM e per il SRTM sono stati rilevati in particolare: - la struttura del servizio - le attività del servizio/referente Per i Centri di ascolto sono stati rilevati in particolare: - la struttura del Centro - le attività del Centro Al termine della somministrazione dei questionari ai referenti dei diversi Servizi, i dati raccolti sono stati elaborati differenziando le diverse situa- zioni a livello territoriale secondo la distribuzione Nord, Centro e Sud Italia e a livello dimensionale (con la distinzione tra Diocesi grandi con popolazione superiore ai 250 mila abitanti, medie tra i 100 e i 250 mila e piccole al di sotto dei 100 mila abitanti).

I SERVIZI DIOCESANI E INTERDIOCESANI PER LA TUTELA DEI MINORI

I Servizi sono presenti in tutte le Diocesi italiane. Le elaborazioni effet- tuate fanno riferimento a 186 risposte che corrispondono a 190 diocesi su 206 (escludendo le diocesi accorpate e quelle abbaziali). La rappresen- tatività statistica del campione di indagine è pari al 92,2%. L’indagine ha visto la partecipazione di 82 Diocesi (pari al 45,1% del campione) dell’Italia meridionale, di 60 Diocesi (pari al 32,3% del cam- pione) dell’Italia settentrionale e di 44 Diocesi (pari al 23,6% del cam- pione) collocate nel Centro Italia. In termini dimensionali, oltre la metà delle Diocesi coinvolte sono di media scala, tra 100 e 250 mila abitanti (104) e solo 29 di piccole entità, al di sotto dei 100 mila abitanti. Ad avere l’incarico di referente nella maggior parte dei casi si conferma un sacerdote (46,2%), seguito da laico o laica (39,7%) e solo raramente un religioso o religiosa (6,5%). Le Diocesi più grandi e medie hanno optato in misura superiore per un sacerdote, in seconda istanza un laico/a, e solo in pochi casi un religioso/a. Le Diocesi di piccole dimensioni invece si distinguono in quanto a ricoprire il ruolo di referente, in oltre la metà dei casi, è un laico/a (57,1%), mentre negli altri casi è un sacerdote. Non si registrano piccole Diocesi che abbiano optato per un religioso/a.

Dal confronto territoriale si osserva come la presenza dei laici sia molto più consistente nelle Diocesi settentrionali (48,3%). Considerando le competenze del referente diocesano del SDTM si nota una concentrazione nei tre profili di psicologo (27,4%), educatore (18,5%) e canonista (19,0%) che rappresentano oltre il 60% dei casi. Il restante 40% è invece distribuito tra i profili di giurista (8,9%), medico e teologo. Delle 186 Diocesi indagate, l’82,8% ha un’équipe di esperti a sostegno del SDTM. Passando dalla grande alla piccola dimensione, la presenza di un’équipe diocesana tende a diminuire, nonostante oltre due terzi delle piccole Diocesi (pari al 75,0%) possa contare su un’équipe diocesana a supporto del SDTM. Tra le Diocesi di media dimensione, invece, la per- centuale sale al 79,8% e al 92,5% tra le grandi Diocesi. Le professionalità dei membri dell’équipe vengono integrate con competenze differenziate, con prevalenza della componente psicologica (23,0%), educativa (16,4%), giuridica (16,8%). Altre competenze cui si fa ricorso sono quelle di cano- nisti (11,2%), pastoralisti (7,6%) ed esperti di comunicazione (6,2%). Le principali attività del referente del SDTM consistono nel coordinamento delle attività diocesane per la tutela dei minori (questo accade nel 43,2% dei casi), nelle attività di formazione (37,5% dei casi), in terzo luogo nella raccolta di segnalazioni (13,5%).

Il numero di incontri formativi proposti nel periodo in esame (2020- 2022) è cresciuto notevolmente, passando dai 272 incontri del 2020 ai 428 del 2021 e ai 901 del 2022. L’osservazione del numero di partecipanti conferma il trend di crescita rilevato in merito al numero di incontri formativi. I totali vedono i par- tecipanti triplicare nel triennio, passando da 7.706 nel 2020, a 12.211 nel 2021, infine a 23.188 nel 2022. Considerando la tipologia di partecipanti, l’aumento più significativo ri- guarda gli operatori pastorali, passati da 3.268 (con una media di 47,4) nel 2020 a 5.635 (con una media di 65) nel 2021 e a 14.337 (con una media di 122) nel 2022. Numeri significativi si osservano anche relativa- mente alla partecipazione dei sacerdoti agli incontri formativi, passati da 3.345 (con media di 48) nel 2020 a 4.766 partecipanti (media di 53) nel 2021, infine a 5.655 nel 2022 (media di 36). Numericamente meno con- sistenti i dati relativi ai partecipanti delle associazioni, comunque qua- druplicati, poiché da 1.093 (con una media di 16) nel 2020, sono passati a 1.676 (e una media di 19) nel 2021, per arrivare a 3.196 (e una media di 21) nel 2022. Le Diocesi sono state chiamate a fornire un parere in merito ai punti di forza e di debolezza del sistema sinora costituito a livello diocesano, a favo- re della tutela dei minori contro gli abusi, da 1 punto di massima debolezza a 10 punto di massima forza. In generale, un aspetto positivo deducibile dalle valutazioni espresse dai rispondenti fa riferimento all’alta sensibilità di coloro che sono a contatto con i minori nelle attività organizzate dalla Dio- cesi e il consolidamento delle relazioni all’interno degli enti diocesani. Un aspetto invece negativo si riferisce alle scarse relazioni tra servizi ed enti non ecclesiastici, suggerendo la necessità di rafforzare tali legami nella costruzio- ne di un sistema integrato di tutela dei minori contro gli abusi di ogni tipo, anche attraverso il miglioramento dei flussi comunicativi.

I CENTRI DI ASCOLTO

Sono stati rilevati dati relativi ai 108 Centri di ascolto attivati dai Servizi Diocesani o Inter-diocesani per la tutela dei minori, che fanno riferimen- to a 160 Diocesi (pari al 77,7% delle 206 Diocesi italiane): di questi Centri di ascolto 25 sono stati attivati nel 2019 (in cinque casi anche prima), 28 nel 2020, 31 nel 2021 e 13 nel 2022 (11 Centri non hanno indicato la data di costituzione). La maggior parte dei Centri è attiva nel Nord (46), con una incidenza relativa molto superiore a quella delle Diocesi che hanno attivato il Servi- zio di tutela minori, seguono i 35 del Sud e i 27 del Centro Italia (le Diocesi della Sardegna sono considerate del Sud nonostante come Regio- ne ecclesiastica siano Centro). L’attivazione dei Centri di ascolto è stretta- mente correlata alla dimensione delle Diocesi, con 40 Centri costituiti in Diocesi di grandi dimensioni o Diocesi che si sono aggregate per questo servizio, 54 Centri fanno riferimento a Diocesi medie e i rimanenti 14 a Diocesi di minori dimensioni. In oltre tre quarti dei casi, la sede del Centro di ascolto differisce dalla sede della Curia diocesana (78%), opzione quest’ultima considerata solo dal 22% dei centri. Le piccole Diocesi scelgono la sede presso la Curia con maggiore frequenza (42%), così come i Centri del Centro Italia (32%). In generale la scelta di “uscire” dagli Uffici curiali aumenta nel biennio. Il responsabile, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (76%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (16%), oppure un religioso o religiosa (8%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che rappresen- tano complessivamente i due terzi dei responsabili dei Centri di ascolto. Le principali competenze possedute sono soprattutto di carattere psicolo- gico, come nel caso dei responsabili del SDTM e SRTM (28,3%). Inol- tre, si tratta frequentemente di un educatore (25,3%), oppure di profilo con competenze giuridiche (12,1%) e ancora consulente familiare o assi- stente sociale. Nel 2022 il numero complessivo di contatti (ossia il numero di persone che hanno contattato il Centro di ascolto a vario titolo e per varie moti- vazioni, ad esempio, allo scopo di avere informazioni, non necessaria- mente per segnalare un abuso) risulta pari a 374. Un dato in netta cresci- ta rispetto al primo e secondo anno di rilevamento (rispettivamente 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021). Il trend in aumento è confermato anche dal dato relativo ai Centri che hanno dichiarato “1 o più contatti” passati da 16 nel 2020 a 24 nel 2021 e a 38 nel 2022, cui corrisponde, di conseguenza, la diminuzione dei Centri che hanno avuto “0 contatti”. Nel 2022 la maggioranza dei contatti è avvenuta tramite persone terze rispetto alle vittime (87,7% non vittime, 12,3% presunte vittime), situa- zione molto differente rispetto al 2021, quando la numerosità dei contat- ti da parte di persone terze e quelli di presunte vittime erano prossime (47.7% e 52,3% rispettivamente). Il motivo del contatto vede un cambiamento radicale dal 2021 al 2022. In oltre la metà dei casi, nel 2021 il motivo è rappresentato dalla denun- cia all’Autorità ecclesiastica (53,1%), seguito dalla richiesta di informa- zioni (20,8%), e dalla richiesta di una consulenza specialistica (15,6%), infine, il sospetto (10,4%) costituisce un ulteriore motivo di contatto con il Centro di ascolto. Nel 2022 la situazione appare opposta, con l’81,9% di contatti avvenuti per richiedere informazioni e denuncia all’Autorità ecclesiastica (18,1%), in nessun caso per sospetto. I casi segnalati nel 2022 risultano 32. Se si osservano i dati, considerando il momento di avvenimento del pre- sunto abuso, si ha la prevalenza di casi del passato (56,8%) rispetto ai casi attuali (43,8%). I casi del passato prevalgono nelle Diocesi del Centro Italia, mentre quelli attuali riferiti al 2022 prevalgono nelle Diocesi del Nord (55%). Prendendo in considerazione la modalità del presunto abuso, emerge che la maggior parte delle segnalazioni fa riferimento a casi reali (29 in valore assoluto, pari al 90,6%), molto meno a casi relativi ad episodi via web (3 casi pari al 9,4%). Dall’analisi del luogo in cui è avvenuto il presunto abuso reale, emerge che nella maggior parte dei casi si tratta della parroc- chia (17 su 29, pari al 58,6%). Analizzando i casi segnalati per tipologia di abuso, si nota la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati (offese, ricatti affettivi e psico- logici, molestie verbali, manipolazioni psicologiche, comportamenti se- duttivi, dipendenze affettive, …)”, pari a 20 casi in totale su 74. Il numero di vittime di presunti abusi nel 2022 è risultato pari a 54. L’età delle presunte vittime all’epoca dei fatti si concentra nella fascia 15- 18 anni (25 su 54). Il secondo gruppo rappresentato tra le vittime è quel- lo composto da chi ha più di 18 anni (19 su 54).

Il focus sul genere delle presunte vittime rivela una netta prevalenza di femmine (44) rispetto ai maschi (10). Il numero di presunti autori dell’abuso è risultato nel 2022 pari a 32. L’analisi del profilo dei presunti autori di reato porta a soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, in oltre la metà dei casi, con una media di 43 anni. Si tratta per la quasi totalità di maschi (31 su 32), chierici per un terzo, religiosi per un terzo e laici (37%). Con riferimento ai laici, il det- taglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: educa- tore (5 casi), catechista (1 caso), fondatore di associazione ecclesiale, inse- gnante di religione, seminarista. Per lo più celibi ma anche 2 sposati. Per le opzioni offerte dai Centri di ascolto nei confronti delle presunte vittime nel 2022 prevale l’accompagnamento psicoterapeutico (10 casi) e in seconda battuta la fornitura di informazioni e aggiornamento sull’iter della pratica (9 casi). È stata data la possibilità di incontrare l’Ordinario o ancora un percorso di accompagnamento spirituale. Altre opzioni sono la consulenza ai genitori, l’incontro con il vicario episcopale, il supporto nell’incontro con le autorità civili e il supporto al sacerdote dell’oratorio L’offerta dei servizi è stata definita sulla base dei bisogni espressi dalle presunte vittime, sentito il parere degli esperti dell’équipe a supporto dei Servizi diocesani per la tutela dei minori. Sono anche attivate azioni di accompagnamento agli autori dei presunti reati di abuso, a partire da percorsi di “accompagnamento psicoterapeuti- co” (6 casi), il deferimento al superiore religioso provinciale (2 casi), la consulenza ai genitori (1 caso), oltre a momenti di ascolto e colloquio.

I SERVIZI REGIONALI PER LA TUTELA DEI MINORI

I dati relativi al profilo del coordinatore del Servizio Regionale sono in linea con quelli dell’anno precedente. Si tratta più frequentemente un sacerdote (10 nel 2021 e 11 nel 2022), in misura meno frequente di un/a religioso/a (3 nel 2021 e 3 nel 2022), o di un/a laico/a (2 nel 2021 e 3 nel 2022). Il numero totale di coordinatori in Italia è 16. A supporto del SRTM è stata costituita una équipe di esperti nei due terzi dei casi, 47 è il numero totale dei membri delle équipe considerate, con una media di 3,3 membri per ciascuna équipe. Le attività dei SRTM consistono quasi esclusivamente in iniziative di ca- rattere formativo (interventi ad hoc, corsi, eccetera). La numerosità degli incontri proposti è quasi raddoppiata dal 2020 (anno di avvio del SRTM, in concomitanza con la pandemia da Covid19), passando da 36 incontri nel 2020 a 62 incontri nel 2021, quindi a 69 nel 2022. Parimenti, il nu- mero di partecipanti dal 2020 al 2022 è più che triplicato, passando ri- spettivamente da 914 a 1.832 nel 2021 fino a 3.276 nel 2022. Indagando le iniziative dal punto di vista del tema trattato, si osserva la     9 prevalenza di “le ferite degli abusi su minori” (nel 2020 sono stati realiz- zati 13 incontri su questo tema, mentre nel 2021 sono stati 21); “valori e atteggiamenti legati al rispetto della dignità del minore” (dal 2020 al 2021 il numero di incontri è cresciuto da 14 a 17). Nel corso dei due anni considerati, i temi “l’ascolto delle vittime” e “le buone prassi in parroc- chia” sono raddoppiati, passando rispettivamente da 10 a 20 e da 8 a 17. Sulla base dell’esperienza vissuta dall’istituzione del Servizio Regionale Tutela Minori, i referenti sono stati chiamati ad illustrare i punti di forza e di debolezza riscontrati su una scala da 0 (per niente soddisfatto) a (pienamente soddisfatto).

Ad ottenere i punteggi più alti sono le voci “relazioni con i referenti diocesani” (6,7 nel 2023, 7,8 nel 2022), “le rela- zioni con la Conferenza Episcopale Regionale” (il punteggio assegnato è stato 5,9 nel 2923 e 7 nel 2022), infine “l’attività di formazione realizza- ta” (5,1 nel 2023, 6,9 nel 2022), “le relazioni con i seminari a livello re- gionale” (4,4 nel 2023 e 4,4 nel 2022). Ad essere invece giudicati come non soddisfacenti sono le relazioni con associazioni e movimenti ecclesiali a livello regionale (2,9 nel 2023 e 3,6 nel 2022), le relazioni con enti locali a livello regionale (2,3 nel 2023 e 3,5 nel 2022), infine le relazioni con associazioni e movimenti non eccle- siali a livello regionale (2,2 nel 2023 e 3,2 nel 2022). CONCLUSIONI La Chiesa italiana ha intrapreso un percorso partecipato e diffuso per ri- spondere al bisogno di tutela di minori e adulti vulnerabili. Negli ultimi tre anni si sono attivati in tutto il territorio servizi diocesani (SDTM) o inter-diocesani (SITM), sono state costituite équipe di esperti che hanno attivato 732 persone, in grande maggioranza laici, a testimoniare il loro ruolo sempre più rilevante in questo servizio ecclesiale. Questi volontari hanno organizzato circa 900 incontri di formazione e sensibilizzazione, a cui hanno partecipato oltre 23 mila persone, con una crescita importante nel triennio. A fronte di questo impegno capillare e partecipato, sono da migliorare ancora le relazioni con gli altri organismi ecclesiali, ma anche con enti, associazioni, istituzioni non ecclesiali, così come le partecipazio- ni a tavoli istituzionali civili. In 160 Diocesi (su 206) sono stati attivati Centri di ascolto, per lo più con sede diversa dalla Curia, e con responsabili in larga misura laici (psi- cologi, educatori o giuristi). I contatti registrati sono cresciuti a 374, so- prattutto per la richiesta di informazioni e in misura minore per segnala- re il fatto all’Autorità ecclesiastica. Per quanto riguarda i SRTM, le attività consistono quasi esclusivamente in iniziative di carattere formativo (interventi ad hoc, corsi, ecc.). La nu- merosità degli incontri proposti è quasi raddoppiata dal 2020 (anno di avvio del SRTM, in concomitanza con la pandemia da Covid19), passan- do da 36 incontri nel 2020 a 62 incontri nel 2021, quindi a 69 nel 2022.

Rilevazione a cura di Paolo Rizzi e Barbara Barabaschi Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza.

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