(ASI) Può un portiere essere qualcosa di più di un portiere? La risposta è sì se parliamo di Manuel Neuer. Probabilmente il più forte al Mondo, fra i pali è una certezza ma ciò che lo rende unico è questo suo modo di giocare un po' "vintage" stando sempre fuori dalla porta di almeno una ventina di metri.

Uno stile reso celebre dal portiere dell'Olanda Rinus Michels. Neuer sta riscrivendo rapidamente i manuali dell'interpretazione del ruolo, non si limita a sbarrare la porta, spesso veste i panni del giocatore di movimento. Se qualcuno fa un lancio di 50 metri, la squadra ha bisogno di un portiere in grado di risolvere la situazione come fa lui. È un modo di giocare rischioso, certo, ma estremamente redditizio perché autorizza l'intera squadra a cambiare atteggiamento. Neuer ha coltivato questa forma mentis per anni anche attraverso allenamenti specifici, al centro sportivo del Bayern capita di vederlo giocare a centrocampo, un modo per migliorare la tecnica, la visione di gioco e la velocità di passaggio. Molti considerano il suo stile rivoluzionario e il ct Joachim Low lo definisce "il portiere del futuro", tecnicamente è più forte di tanti, ma veramente tanti giocatori visti. Non si tratta di effettuare solo un lancio sul difensore centrale o sul terzino più vicino, Neuer come un vero mediano in fase d'impostazione cerca sempre la giocata che crea un vantaggio per la squadra. Il portiere tedesco però si considera un giocatore della squadra e niente di più. Il giocatore dichiara: "Il successo personale non significa nulla se non è allineato al successo del team". "Siamo campioni del mondo perché siamo stati uno spogliatoio unito. C'era unità d'intenti nel gruppo. Non è stato facile, ci sono stati infortuni ed episodi contrari, ma ce l'abbiamo fatta dopo una gran lotta." Non bisogna dimenticare che Neuer è classe 1987, dunque ha ancora un'intera carriera davanti ( e i portieri sono più longevi dei giocatori di movimento). Nel 2013, l'Iffhs l'aveva eletto miglior portiere al mondo, ma lui voleva sollevare la Coppa del Mondo. Dopo essersi messo in vetrina con lo Schalke 04, a Monaco di Baviera l'avevo accolto con freddezza e fischi (gli hanno imposto di non cantare l'inno del Bayern, di non avvicinarsi alla curva e di non baciare la maglia). Arrivava da una squadra rivale. Lui, in silenzio, ha lavorato e ha parato, conquistandosi la simpatia dei tifosi bavaresi. Il calcio ha vissuto per anni sulla leggenda che i portieri dovessero avere strutturalmente qualche rotella fuori posto, un po' kamikaze e un po' clown, comunque sempre disposti a buttarsi tra i piedi di un avversario lanciato a tutta velocità. Poi sono cambiate le regole e sono cambiati pure i compiti del portiere, che ha obbligatoriamente dovuto cominciare a giocare con i piedi oltre che con le mani. L'unico portiere a vincere il Pallone d'Oro fu un'icona come il russo Lev Yashin, il Ragno Nero della Dinamo Mosca, ritenuto da molti il miglior portiere di tutti i tempi. Ma il fatto che siano passati 51 anni da allora e che uno come Gigi Buffon non l'abbia mai vinto, la dice lunga sui giurati verso i numeri uno. Eppure negli ultimi 20 anni nessun altro ruolo ha avuto un'evoluzione così lampante: da quando nel 1992 è cambiata la regola del retropassaggio al portiere, si può dire che i giocatori di movimento in campo siano passati da 10 a 11. Se i tedeschi sono tornati sul tetto del mondo il merito è anche e soprattutto di Neuer. Con la Germania ha in bacheca un campionato europeo Under 21 e il Mondiale brasiliano. A 27 anni ha il posto da titolare intoccabile, un palmares che si arricchisce anno dopo anno di trofei (due campionati tedeschi, una Supercoppa di Germania, tre coppe di Germania, una Coppa di Lega, una Champions League, una Supercoppa europea e un Mondiale per club). In questo momento Manuel Neuer può seriamente pensare di vincere l'ambito premio, il sogno di tutti, un obiettivo per pochi. La consegna si avvicina e chissà se riuscirà a bloccare tutti i palloni tranne uno, quello d'oro. Lo scopriremo presto.
Francesco Rosati – Agenzia Stampa Italia

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