L’osservanza delle leggi? In Italia, per molti, è un optional

(ASI) L’ultima ribellione ufficiale, e dichiarata, alla legge è di queste ore, riportata da tutti i media. E’il clamoroso rifiuto da parte di alcuni sindaci (Leoluca Orlando e Luigi De Magistris in primis) di rispettare e applicare alcune norme contenute nel Decreto sicurezza, votato dal Parlamento, e fortemente voluto da Matteo Salvini e dalla Lega.

Perché sarebbe - a loro avviso - incostituzionale; ma così facendo ognuno di noi, su ogni legge, può fare da sé e sostituirsi alla Corte Costituzionale.  Non entro nel merito di questo singolare e gravissimo contenzioso, ma la vicenda è la dimostrazione, peraltro l’ennesima, che in questo Paese l’osservanza delle leggi, per molti, è diventato un optional. Si possono tranquillamente trasgredire, spesso con banali sotterfugi, senza conseguenze. E, quel che è peggio, senza che nessuno si scandalizzi. Avete visto quanti fumatori buttano le cicche per terra senza nessun riguardo per l’ambiente e per l’igiene, eppure c’è una legge che lo vieta. Avete visto quanti parlano al telefono mentre guidano l’automobile? Eppure è (sarebbe) vietato. E tutti quelli che lasciano il cane senza guinzaglio? L’elenco è lunghissimo ed è inutile continuare. Il guaio è che anche gli stranieri sanno, già prima ancora di sbarcare in Italia, che qui da noi si è liberi di fare il proprio comodo e la stragrande maggioranza si adegua immediatamente, senza indugi. Quello che sta capitando da qualche settimane in tutte le città italiane è sotto gli occhi di tutti. Il calendario dei saldi di fine stagione è stabilito, non si capisce perché e con quale criterio è stato concepito, Regione per Regione. Cominciano la Basilicata e la Sicilia il 2 gennaio e poi il giorno successivo la Valle d’Aosta per finire sabato 5 con le altre regioni Lombardia, Umbria, Toscana, ecc. Un calendario quasi simile c’è per i saldi estivi. Questo stabilisce la legge, ma quasi nessuno la rispetta. Chi ha avuto occasione di viaggiare in questi giorni ha avuto modo di vedere che gli sconti di fine stagione, sono cominciati e sono applicati dalla vigilia di Natale con le “vendite promozionali”. Non si potrebbe, ma si può se non si usa il termine “saldi”. Ma anche questo banale e semplice sotterfugio linguistico non è rispettato, come hanno fatto alcuni negozi alla stazione Termini di Roma le cui vetrine sin dal 26 dicembre sono tappezzate da cartelli con sopra scritto “sale”, che poi vuol dire liquidazione, saldo.

Piuttosto che assistere a questo sgradevole andazzo non sarebbe meglio abolire questo ridicolo e idiota, oltre che del tutto inutile, calendario e lasciare liberi i negozianti di fare le vendite promozionali, o i saldi, o come diavolo si vogliono chiamare, quando lo ritengano opportuno? Come peraltro fanno a Parigi e a Londra. Almeno evitiamo di fare scempio della legge anche in queste occasioni, che seppure poco importanti sono però significative nel confermare il “sistema Italia”.      

 

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia      

 
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