(ASI) "E’ notizia di qualche giorno fa che un pregiudicato, tale J.M., già fermato per l’efferato delitto della moglie Federica Gambardella nell’agosto del 2001, uscito dal carcere nel 2009, è finito domenica ai domiciliari per il reato di stalking nei confronti di una donna originaria del Senigalliese.
A eseguire la misura cautelare sono stati gli agenti della Squadra mobile di Ancona e i poliziotti del commissariato di Senigallia, che avrebbero raccolto la denuncia della vittima e dei suoi familiari. Ed ecco che di fronte a notizie del genere viene spontaneo domandarsi, come è potuto accadere che solo dopo aver scontato 8 anni di carcere per un omicidio così violento il reo sia già fuori dal carcere? Peraltro, senza aver mostrato segni di pentimento o redenzione alcuna, visto la velocità con cui il soggetto ha mostrato nuovamente una capacità a delinquere pari a quella che l’ha fatto condannare nel 2001. Per poter fermare e prevenire questi reati, come del resto ogni genere di violenza sulle donne, visto che 1 su tre è vittima di aggressione, la parola d’ordine è PREVENZIONE: prevenzione sì, ma non soltanto culturale e sociale, come si usa fare oggi, perché questa da sola è condizione necessaria ma non sufficiente a porre freno ad un fiume dilagante di reati, i cui colpevoli non sono soltanto soggetti che hanno scarsa cultura o che non accettano il ruolo “alla pari della donna”. Sono, ed è giusto dirlo una volta per tutte, soltanto soggetti violenti animati da pura e semplice volontà di fare del male alla partner, soggiogandola al proprio potere fisico e portando la vittima alla morte 'dell’anima'.E allora a questo tipo di prevenzione deve giocoforza essere affiancata quella giuridico-processuale, ovvero da una legge che preveda pene molto più gravi per siffatti tipi di reati, e soprattutto certa, senza possibilità di accedere a sconti di pena o giudizi premiali, quali “giudizio abbreviato e/o patteggiamento”. Allo stesso tempo, gli organi che sono chiamati a coadiuvare e supportare la vittima di soprusi in questo iter, e cioè le forze dell’ordine e la magistratura (sia requirente che giudicante) devono essere formati e sensibilizzati ad hoc al fine di intuire fin da subito quelle situazioni che, seppur apparentemente lievi, celano in sé una minaccia molto più sottile ed infima , e quindi più pericolosa. Anche dei banali bisticci tra amanti possono infatti nascondere un potenziale stalker, se siamo già in presenza di una minaccia persistente e profonda, seppur anticipata unicamente a parole. Invece, troppo, troppo spesso ad una carenza totale di pene certe e proporzionali, si associa la superficialità e un modus operandi approssimativo delle istituzioni, che chiudono molti processi per stalking perché ritenuti di poca rilevanza penale. E il caso del reo appena detto è proprio uno di questi. Per questo, una riforma seria, efficace ed effettiva della giustizia, da attuarsi attraverso il dialogo costruttivo tra magistratura ed avvocatura e che ponga come condizione necessaria la proporzionalità al reato e la certezza della pena, non può che essere obiettivo primario del programma del Movimento Italia nel Cuore". E' la dichiarato dell’Avv. Federica Carbonari Candidato al Parlamento per le Marche del Movimento Italia nel Cuore.