Concluso il convegno su “Strategie di lotta biologica in Sicilia ai fini di una difesa fitosanitaria sostenibile”

(ASI) Siracusa - Lotta biologica. E’ uno dei temi che la Cia Sicilia Sud Est ha deciso di affrontare nei prossimi quattro anni. E lo ha fatto proprio quando, in occasione del rinnovo delle cariche, l’organizzazione ha scelto di allargare la giunta a un numero maggiore di imprenditori agricoli in modo da potersi confrontare con diverse figure e sviluppare un progetto politico concreto che partisse proprio dalle esigenze degli associati.

Molti dei quali coltivano secondo i metodi di produzione biologica ma anche integrata, alcuni di loro allevano api e quasi tutti si preoccupano per la sostenibilità del futuro del settore.

Ecco perché la scelta di sviluppare il tema della lotta biologica tramite diverse iniziative. Tra queste, il convegno che si è tenuto ieri, all’Urban center di Siracusa, su “Strategie di lotta biologica in Sicilia ai fini di una difesa fitosanitaria sostenibile”. Un evento promosso da Cia Sicilia Sud Est, Distretto degli agrumi di Sicilia e Aiab Sicilia (Associazione italiana agricoltura biologica) con il patrocinio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Siracusa.

Convegnocia1 copyL’appuntamento è stato aperto da Chiara Lo Bianco, presidente di Cia Sicilia Sud Est: «La lotta biologica in Sicilia - ha detto - ha una storia antica, ma purtroppo come spesso accade in agricoltura, lo scambio e la diffusione delle informazioni tecniche e il flusso di competenze ed esperienze sono sempre poco diffusi con la conseguenza che le informazioni su sistemi di utilizzo di insetti utili ma anche di virus e di batteri rimangono all'interno delle singole aziende senza un confronto tra metodologie di applicazione che sono invece fondamentali in quanto l'efficacia è strettamente legata alle condizioni di utilizzo». Fari puntati anche sulla Biofabbrica di Ramacca, «l'opificio, una delle 26 realtà europee - ancora Chiara Lo Bianco - sorge su un terreno dell'Ente di Sviluppo Agricolo della Regione Siciliana (Esa), di circa 3,5 ettari. Finanziata dalla misura 9.5 del P.O.P. Sicilia 1994-1999, l'opera è costata circa tre milioni di euro e potrebbe rappresentare il fiore all'occhiello della Regione Siciliana nel panorama internazionale. Pochi sanno, infatti, che la Sicilia rappresenta un ambiente interessante per la produzione di organismi ausiliari e le prospettive di sviluppo di questa struttura sono infinite. Potrebbe produrre e vendere insetti utili in tutto il bacino del Mediterraneo, rappresentando un'attività importante e creando prospettive di lavoro per diverse decine di tecnici specializzati. Infatti i servizi che potrebbe offrire la biofabbrica sono altamente richiesti, parallelamente allo sviluppo dell'agricoltura biologica e all'indirizzo dell'Unione Europea verso la riduzione degli input chimici in agricoltura. Purtroppo molti agricoltori non utilizzano i servizi della biofabbrica per diverse ragioni: alcuni di loro lamentano difficoltà nella richiesta degli insetti, a causa di una gestione burocratica troppo complicata. Altri semplicemente non conoscono la biofabbrica e i servizi che offre. Altri ritengono più semplice acquistare gli insetti da altri laboratori presenti sul territorio nazionale. Inoltre nel 2020 scadrà l'impegno con la ditta Spata srl a cui è stata affidata dall’Esa la gestione tecnica della produzione degli ausiliari. La nostra organizzazione insieme con il Distretto degli Agrumi Di Sicilia e Aiab Sicilia - ha concluso Chiara Lo Bianco - vorrebbe avere delle indicazioni chiare su come il governo regionale abbia intenzione di muoversi nella scelta del futuro della Biofabbrica. Perciò ci proponiamo come interlocutori competenti con la Regione per le decisioni che dovranno essere prese su questa attività».

Dopo la presidente della Cia Sicilia Sud Est, hanno portato i propri saluti Alfio Furnari, presidente Aiab Sicilia, che ha rilevato: «I tanti problemi e cambiamenti con cui ci confrontiamo a livello mondiale non possono essere affrontati dalle singole aziende agricole ma dai biodistretti: ecco la soluzione».

«Abbiamo presentato – ha detto Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia - il video sulla Biofabbrica di Ramacca che abbiamo realizzato nell’ambito del progetto “Social Farming 2.0”, all’interno del quale abbiamo proposto anche un corso sull’Agrumicoltura Biologica e che domani vedrà a Palermo l’ultimo degli appuntamenti formativi in programma. Abbiamo realizzato un video sulla Biofabbrica, evidenziandone il lavoro e le grandi potenzialità, perché riteniamo che quando si parla di biologico sia necessario passare dalle parole ai fatti. Il Distretto Agrumi di Sicilia si mette a disposizione per valorizzare la Biofabbrica in un quadro di sistema, ma certamente è necessario che il Governo regionale prenda in mano la situazione per rilanciare e potenziare questa struttura forse ancora poco conosciuta che sicuramente può diventare un centro nevralgico per tutta l’agricoltura biologica siciliana».

Michele Lonzi, presidente del Consorzio Limone Sr Igp, ha aggiunto: «Produrre nell’osservanza dei regolamenti esistenti e sapendo che dobbiamo proteggere il consumatore e il produttore: la nuova frontiera è l’aspetto salutistico e nutrizionale dei prodotti nella certezza che, così facendo, si conquisterà un mercato sempre più ampio».

Dopo il saluto dell’Ordine dei Dottori Agronomi, rappresentato dal vicepresidente Roberto Fazio, è stata la volta delle relazioni. Umberto Anastasi, ricercatore D3A Uni Ct, ha parlato di “Agroecologia: approntare una strategia di gestione ecosostenibile degli agro ecosistemi; Delfo Conti, agronomo-Osservatorio per le malattie delle piante di Acireale (Ct), si è soffermato su “Gli ausiliari: insetti e acari per il controllo biologico dei fitofagi delle colture agrarie in Sicilia”; Antonio Aiello, Esa, ente sviluppo agricolo Biofabbrica di Ramacca, si è concentrato su “Produzione attuale di ausiliari per programmi di controllo biologico per alcune avversità nel settore agrumicolo, problematiche e prospettive della Biofabbrica di Ramacca” ed Antonio Strano, entomologo, tecnico della ditta Spata srl, che ha in appalto i servizi di gestione e direzione tecnica della Biofabbrica di Ramacca, ha approfondito i sistemi di allevamento degli insetti nella Biofabbrica.

Hanno chiuso l’incontro gli interventi di alcuni operatori che hanno portato la loro esperienza nel campo della lotta biologica all’interno delle loro aziende. Francesco Ancona, Op AgrinovaBio 2000 Acireale (Ct) ha evidenziato come le prime esperienze nelle aziende Agrinova di controllo biologico comincino alla fine degli anni ’80 per poi soffermarsi sulle diverse strategie di difesa nell’agro-ecosistema biologico. Francesca Valenziani, socio Rete in campagna Lentini (Sr) ha rimarcato: «L’agricoltura biologica, anzi sostenibile, non può più essere considerata una scelta possibile per le prossime generazioni ma l’unica scelta necessaria. Per cui non possiamo e non vogliamo fare a meno della Biofabbrica perché perderla significherebbe vanificare anni di sforzi e di investimenti». Ha chiuso Monica Fiumara, titolare di azienda agricola Fiumara: «Purtroppo ciò che manca oggi è esperienza, conoscenza e formazione a tutti i livelli: dagli operai agli agronomi passando per gli agricoltori».

 
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