Volevano rubare la salma di Enzo Ferrari: 34 arresti

Ferrari copy(ASI) Nuoro- Volevano rubare il cadavere di Enzo Ferrari, il «Drake», il padre del Cavallino rampante, e poi chiedere un riscatto. Ma una banda criminale con base a Orgosolo, in provincia di Nuoro, è stata fermata dai carabinieri prima di poter entrare in azione. Il Gip di Cagliari, su richiesta della direzione distrettuale antimafia, ha disposto 34 arresti, in tutta Italia con l'intervento di 300 militari con unità cinofile, elicotteri e uomini del reggimento paracadutisti.

La mattina del 28 marzo il blitz ha coinvolto i reparti speciali di Sardegna, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna. In quest’ultima regione doveva essere compiuto il prossimo colpo: Enzo Ferrari è morto nel 1988 ed è sepolto nel cimitero di San Cataldo, a Modena, accanto alla tomba del figlio Dino, stroncato a 24 anni da una malattia. Il profilo di rischio dei soggetti arrestati, implicati secondo gli inquirenti anche nel traffico di armi e droga, è tra i più alti d'Italia.

Le motivazioni- Secondo gli investigatori, il progetto di furto del cadavere di Ferrari era già avanzato. Un complice della banda aveva fatto un sopralluogo nel cimitero di San Cataldo. Rubare la salma di una persona famosa e restituirla dietro pagamento di un sostanzioso riscatto può essere molto redditizio ma risulta meno rischioso rispetto a un «classico» sequestro di persona: se qualcosa va storto, le pene sono minori. La banda era già da tempo intercettata dai carabinieri, che hanno disposto gli arresti prima che scattasse l'operazione. La tomba, tutt’ora visitata da molti appassionati di motori, non è la prima a entrare nel mirino delle organizzazioni criminali.

I precedenti- Il furto di salme di personaggi noti a scopo di estorsione non è nuovo in Italia. Il 31 ottobre del 1987 fu trafugata a Ravenna la salma di Serafino Ferruzzi, fondatore dell'omonimo gruppo industriale agro-alimentare, con la richiesta di un riscatto di 10 miliardi di lire, che non fu mai pagato dai familiari. la salma non è stata restituita.
Diversa la storia di Enrico Cuccia: nel 2001 due operai piemontesi incensurati, Giampaolo Pesce e Franco Bruno Mapelli, rubano la salma del banchiere sepolta a Meina, in provincia di Novara. La lettera di rivendicazione viene spedita alla sede dell’Ansa di Milano: il mittente attribuisce a Enrico Cuccia la perdita di soldi e la caduta di alcuni titoli in Borsa. Per la restituzione del cadavere si chiede il versamento di sei milioni di franchi svizzeri su un conto cifrato sulla Banca Rotschild di Lugano. ma i due responsabili furono individuati,a rrestati e condannati a 18 e 20 mesi di reclusione con rito abbreviato.
Il caso più recente riguarda la salma di Mike Bongiorno, il presentatore televisivo sepolto nel cimitero di Dagnente (Novara), trafugata nel gennaio 2011. Il feretro venne ritrovato l’8 dicembre dello stesso anno nella campagna del comune di Vittuone, in provincia di Milano. Non ci furono richieste esplicite di riscatto e i presunti responsabili, arrestati, non hanno dato spiegazioni sul perché del loro gesto. Secondo i carabinieri molte altre persone, ancora ignote, sarebbero state coinvolte, ma per nessuna è stato identificato un movente diverso dalla mitomania Per evitare altri trafugamenti la salma di Bongiorno è stata cremata qualche giorno dopo il ritrovamento.

Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia

 
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