Maimone (Associazione Pro Vita): Basta con il protesto bancario e con le banche dati

(ASI) Ci definiamo uno stato democratico che, in quanto tale, consente ad ogni cittadino  di poter vivere dignitosamente. Purtroppo,  in realtà, la nostra democrazia presenta molte pecche , che si manifestano quando il cittadino incappa in problematiche di natura economica e rischia l’indigenza .

 Parlo dei cittadini “protestati”, ossia di coloro che,  non avendo potuto assolvere a ben precisi impegni economici , quali il pagamento di un assegno o di una cambiale,  sono stati segnalati in camera di commercio nel registro dei protesti e dei "cattivi pagatori",  ovvero di coloro che sono segnalati presso le banche dati per non aver assolto al pagamento di  una rata (bolletta della luce , del telefono o altro ) ,  rispettando le scadenze previste.

Non voglio difendere chi vuole farla franca non pagando gli assegni  o chi decide di non rispettare la puntualità perché è ben evidente  che ciò lede   altre  persone.

Trovo ingiusto, tuttavia,  che chi non paga un assegno ad una persona per  gravi situazioni che hanno indebolito la propria vita economica,  debba  rimanere segnalato a vita  e che  a segnalarlo sia  un soggetto terzo al debitore e al creditore.

Nel caso del protesto sono le banche che provvedono a far scrivere  il nome della persona inadempiente presso la camera di commercio. C’ è da chiedersi “cosa c'entra la banca se la vittima non è la banca?” Il creditore può esigere il pagamento ricorrendo alle vie legali , con un atto ingiuntivo,  senza  che si ricorra a una segnalazione che inibisce il debitore a vita.

Così come bisognerebbe rivedere le banche dati di segnalazione (rischi finanziari) che hanno messo in ginocchio molte persone. Difatti, chi è iscritto nelle banche dati non ha più diritto al credito,  esattamente come il protestato.

Per cancellarsi da esse non è facile , neppure dopo aver estinto il debito e si rischia di rimanere segnalati per sempre.

Sono fermamente convinto  che ciò leda i diritti umani perché essere poveri o cadere in povertà  non è un reato. Può verificarsi nella vita di ogni essere umano , per motivi di varia natura , che si cada in povertà. Bisogna , pertanto, comprendere . Uno Stato è civile e democratico quando guarda alle difficoltà dei propri cittadini e li aiuta a risolverle, nel modo più opportuno .  Sanare i dissesti economici dei cittadini non assume solo una valenza morale , ma anche economica in quanto pone un argine all’impoverimento dell’intera società , perché la povertà crea altra povertà ed indebolisce il tessuto socio - economico , che vive di relazioni che si intrecciano tra di  loro e, quindi, si alimentano reciprocamente.

Alla luce di tali considerazioni  ci impegniamo affinché l'albo dei protesti venga  annullato in quanto  serve solo ad escludere i soggetti dalla vita economica.

Sta per essere presentato in Cassazione  il referendum per l'abrogazione del protesto bancario . E’ ben  evidente, tuttavia, che debbano essere ricercate nuove modalità  per sanare i debiti che , contestualmente , sanino lo stato di indigenza del debitore .

Redazione Agenzia Stampa Italia

 

 

 
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