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Rapporto Censisi: gli italiani sempre più su internet per vedere tv, acquistare e informarsi. calano i lettori dei giornali stampati e l’attenzione alla privacy.

(ASI) Sommario - IL 62% degli italiani naviga in rete contro il 28% del 2002 - smartphone, tablet e social network veicoli della diffusione della rete - meno lettori di carta stampata, piu’ di informazione on line - la “dieta mediatica” degli italiani - minore attenzione alla privacy - aumenta la raccolta pubblicitaria su internet. Gli italiani? Sempre più internauti.

   La rete sempre più utilizzata per vedere la tv e ascoltare la radio; per acquistare prodotti ed informarsi tramite le testate on line, con conseguente crollo della lettura dei giornali stampati.

 Ma, anche, per parlare di sé agli altri, con la rinuncia a considerare la privacy un valore assoluto da tutelare. Il web usato per creare i propri palinsesti multimediali personali, tagliati sulle esigenze e preferenze di ciascuno: con qualche rischio di autoreferenzialità e fuga dal confronto con opinioni diverse. Questi, in sintesi, i risultati del decimo rapporto che l’Istituto di ricerca socio-economica Censis e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) hanno presentato sulla comunicazione nel nostro Paese.

Gli unici media che incrementano la loro utenza sono quelli legati alla rete e capaci di integrare in internet le funzioni dei mezzi tradizionali. Se la tv continua a essere vista, in pratica, dalla totalità della popolazione (98,3%, con un + 0,3% rispetto al 2011) è da sottolineare che ben un quarto (24,2%) degli italiani collegati a internet guarda i programmi televisivi dai siti web ed il 42% li cerca su YouTube. Gli stessi dati, sono ben più alti (rispettivamente 35,3% e 56,6%) se si considera la fascia giovane (14-29 anni) della popolazione. Discorso analogo si può fare per la radio, nell’ultimo anno sempre più ascoltata on line (+2,3%) e dai telefoni cellulari (+2,3%) e sempre meno sui mezzi tradizionali.

Uno dei dati più significativi quanto all’aumento di utenza è quello dell’uso di cellulari, in particolare gli smartphone (+10%): attualmente, più di un giovane su due tra i 14 e i 29 anni ne possiede uno. In rapida diffusione anche il tablet: lo possiede già il 7,8% degli italiani, percentuale che sale al 13,1 tra i giovani. Complessivamente, internet è il medium con la percentuale di incremento maggiore di utilizzo da parte degli italiani nell’ultimo anno: + 9%. Ormai, il 62% degli italiani ne usufruisce, quando dieci anni fa si era solo al 28%. Il dato sale nettamente nel caso dei giovani (90,8%) delle persone più istruite, diplomate o laureate (84,1%) e dei residenti in città con più di 500.000 abitanti (74,4%). Parallelamente, si assiste aduna rapida diffusione dei social network, con una tendenziale sovrapposizione tra essi ed internet: “non c’è istituzione, associazione, azienda, personaggio pubblico che possa permettersi di non essere presente su Twitter e, soprattutto, sui più popolari Facebook e YouTube”. Il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet (e, cioè, il 41,35 dell’intera popolazione e il 79,7% dei giovani) è iscritto a Facebook (erano il 49% lo scorso anno). E YouTube, che nel 2011 raggiungeva il 54,5% di utenti tra le persone con accesso a Internet, arriva ora al 61,7% (pari al 38,3% della popolazione complessiva).

Il successo di internet contribuisce a confermare, anche per il 2012, la tendenza, già in atto da anni, allo spostamento dei lettori dai quotidiani di carta stampata (-2,3%) alle testate on line (+2,1%). Se cinque anni fa 67 italiani su 100 leggevano un quotidiano cartaceo, oggi sono solo 45, a fronte di 20 che si informano quotidianamente sulla stampa online. Perdono lettori anche i settimanali, con il 27,5% di utenza (-1%) e i mensili, che si attestano al 19,4%. Va peggio ai giornali gratuiti (freepress) che si attestano al 25,7% di utenza, con un’emorragia di lettori calcolata nell’11,8% in meno: molti di essi hanno conseguentemente subito un crollo degli investimenti pubblicitari e hanno dovuto eliminare le edizioni in alcune città. E se la carta stampata segna il passo anche tra i lettori di libri (-6,5%), va però in controtendenza (+1%) il dato di chi legge libri online (ebook).

Ma il dato più sorprendente, in materia di informazione, è che, anche tra le persone che hanno internet nella loro “dieta mediatica”, c’è una tendenza marcata alla diminuzione dell’uso di mezzi di informazione: dal 2006 al 2012, gli italiani che hanno letto mezzi di informazione (stampati o in formato elettronico) sono calati dal 66 al 54%. In realtà non è diminuito, secondo il Rapporto, il bisogno d’informazione, ma stanno cambiando i canali attraverso cui si soddisfa quel bisogno. A fronte della riduzione della lettura dei quotidiani stampati, aumenta il ricorso ai portali web di informazione, ormai utilizzati da un terzo degli italiani, quotidiani o con altra periodicità, semplici aggregatori di notizie di notizie prelevate da organi ufficiali, o testate autonome. E’ la cosiddetta “personalizzazione” delle notizie: ciascuno si crea il suo “giornale” selezionando fonti e contenuti in base ad interessi e sensibilità propri. Il Rapporto evidenzia come, in questa tendenza, possa annidarsi il rischio di autoreferenzialità dell’informazione tramite la rete: ognuno tende a cercare la conferma delle opinioni che già ha. Ma questa, precisa il Rapporto, è la negazione del “ruolo che storicamente ha svolto la stampa, quello cioè di formare un’opinione pubblica che esprime pareri diversi ragionando sulle stesse cose”.

Il Rapporto dedica una sua sezione al cambiamento di “dieta mediatica” degli italiani negli ultimi anni. Come è variato l’assortimento dei media usati dagli individui per informarsi e orientarsi rispetto al mondo? Nel 2002 46 italiani su 100 usavano solo tv e radio, mentre 17 su 100 impiegavano anche internet. Dopo dieci anni, la situazione è letteralmente capovolta: le percentuali passano rispettivamente a 25% e 55%. Tra i giovani della fascia 14-29 anni, appena il 7% si limita agli audiovisivi. Percentuale simile (9,7%) si registra tra i soggetti più istruiti (diplomati e laureati). Diverse, come prevedibile, le percentuali tra gli ultrasessantacinquenni (43%) e le persone meno istruite, con un titolo di studio al massimo medio-inferiore (38%).

Altra sezione interessante è quella dedicata dal Rapporto alla privacy. La diffusione dei social network ha di molto abbassato la soglia di tollerabilità verso possibili violazioni della riservatezza. Se tre internauti su quattro hanno ben presente il rischio di violazione della propria privacy sulla rete, anche con i moderni sistemi di geolocalizzazione, solo il 54% ritiene che occorra una normativa più severa a difesa dei dati sensibili. Ma la restante quasi metà (46%) degli italiani, invece, non si preoccupa più di tanto della tutela della propria e altrui riservatezza, o perché lo ritiene impossibile, nell’era dell’indistinto pubblico-privato (29%) o perché ritiene che la condivisone in rete delle informazioni sia un valore più importante della privacy, dopo l’avvento dei social network (9%) o in quanto ritiene che le attuali norme a garanzia della riservatezza siano sufficienti(8%). Le percentuali cambiano, però, con riferimento ad un aspetto particolare della privacy, il diritto all’oblio. Ben il 75% degli italiani, infatti, è favorevole alla cancellazione da internet, dopo un certo periodo, dei dati e delle informazioni personali, per evitare di restare esposti indefinitamente agli effetti di notizie imbarazzanti o negative del proprio passato.

La parte del rapporto dedicata al peso dei media sul mercato pubblicitario conferma che siamo in piena era internet. Internet è l’unico mezzo ad aver incrementato il volume della raccolta pubblicitaria nell’ultimo anno (+12,3%) per un volume di 636 milioni di euro. Il successo è spiegato dal Rapporto con il fatto che le persone possono costruirsi una sorta di pubblicità “fai da te”, interattiva: cliccando sui banner quando hanno tempo e voglia, approfondendo le informazioni sui siti delle aziende commerciali, cercando autonomamente pareri e feedback su un prodotto o un servizio nei forum di discussione e nei social network prima di procedere all’acquisto. Nell’ultimo anno, 24 italiani su 100 hanno acquistato un prodotto o un servizio grazie alla segnalazione pubblicitaria vista in televisione, ma, al secondo posto per capacità di influenza viene proprio internet: il 13,6% degli italiani ha acquistato grazie alla pubblicità vista sul web.

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia

 
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