Editoriale ASI. Un errore, senza alcuna utilità, indicare ora i ministri dei 5 Stelle

(ASI) Tutti, in questi ultimi giorni di vigilia delle elezioni, si avventurano nel disegnare gli scenari che potranno uscire dal voto del 4 marzo. Il “Rosatellum”, indecente e incostituzionale legge elettorale, manderà in Parlamento i nominati dai segretari dei partiti, e al tempo stesso non consentirà - cosa voluta da chi questa legge l’ha concepita e votata - di governare al partito che avrà  il maggior numero di voti che, secondo i sondaggi, dovrebbe essere il Movimento 5 Stelle.

Un vincitore certo ci sarà ma, molto probabilmente, senza una maggioranza alla Camera e al Senato, cosa che non consentirà di poter fare un esecutivo e governare da soli. E allora i perdenti stanno trovando il modo di preparare l’opinione ad un governo “di larghe intese” con la scusa dell’improvviso e ritrovato “senso dello stato” e la necessità che il Paese debba comunque avere un governo stabile e duraturo. In questa ipotesi, i protagonisti dovrebbero naturalmente essere Forza Italia e il Partito Democratico, due partiti in campagna elettorale (presunti) antagonisti e (presunti) avversari. A guidare un governo così ipotizzato potrebbe essere Antonio Tajani (Fi) attuale presidente del Parlamento Europeo, o l’uscente Paolo Gentiloni(Pd). Hanno arruolato, per sostenere questo indecente inciucio, tanti opinionisti e anche Jean-Claude Juncker, il presidente dell’Ue, che ha fatto una dichiarazione, de tutto inopportuna ma riportata, non a caso, con ampio rilievo da tutti gli organi di stampa, in cui si mostra preoccupato per lo “scenario peggiore, cioè un governo non operativo”. Ma può il Presidente della Repubblica ignorare il fatto che il Movimento 5 Stelle abbia avuto i maggiori consensi? Penso proprio di no. Se i sondaggi dovessero essere confermati dalle urne, un mandato, sia pure esplorativo, a Luigi Di Maio lo dovrà comunque dare. L’esponente dei 5 Stelle - lo ha detto un’infinità di volte - non farà un accordo con nessuno, ma sarà disposto a collaborare con qualsiasi forza politica disposta a condividere e a votare il programma dei 5 Stelle. Un programma, eventualmente integrato con l’altra forza, che verrebbe realizzato con i ministri, 15-16, in prevalenza donne, che in questi giorni verranno indicati dallo stesso Di Maio. Detta così, la strada indicata dai 5 Stelle mi pare un sentiero troppo stretto, addirittura non percorribile. Due mosse, quelle che sta facendo Di Maio, sbagliate ed inutili. Intanto perché trovare in questi giorni persone qualificate ed autorevoli disposte ad accettare l’offerta di Di Maio credo sia molto più difficile, per la semplice ragione che l’incarico a Di Maio e ad essi stessi è ancora molto incerto e del tutto virtuale. Un esempio può chiarire il ragionamento: è assai improbabile che oggi un autorevole giurista, noto e apprezzato, che guadagna il doppio o il triplo di quello che potrebbe ottenere in Parlamento, dia la sua disponibilità ad assumere, eventualmente, l’incarico di Guardasigilli in un ipotetico governo Di Maio. Non per la perdita economica, che ci sarebbe comunque anche dopo, ma soprattutto perché la cosa è, in questo momento, incerta e del tutto ipotetica. E’ evidente che chiedere alla stessa persona, dopo la vittoria elettorale e dopo l’incarico del presidente Mattarella, sarebbe tutta un’altra cosa. Trovare persone autorevoli disposte ad esporsi prima, senza nessuna certezza, è arduo e faticoso. Non solo, ma i prescelti saranno subito sottoposti alla tac, cercando di trovare dalla culla al giorno prima se abbiano non dico qualche scheletro, ma qualche ossicino nell’armadio. Uno stillicidio di polemiche di cui non si sente davvero il bisogno e che possono influire anche sul voto, vista la massima incertezza che c’è tra gli elettori. Ma questo modo di procedere è sbagliato anche dal punto di vista politico. Ammesso che il Movimento 5 Stelle sia il partito con i maggiori consensi e che il presidente Mattarella dia l’incarico di formare un governo e trovare una maggioranza in Parlamento a Di Maio, egli dovrà trovare una o più forze politiche disposte a condividere il programma del 5 Stelle, magari integrandolo, ma non è assolutamente pensabile che questo accordo di programma, chiamiamolo così, possa avvenire senza che nella compagine governativa non entri e non ci sia uno o più ministri del partito alleato. Se Di Maio pensa di poter ottenere i voti da un partito senza dare niente in cambio è davvero fuori dal mondo e pensa ad una cosa del tutto irrealizzabile. Per questo è un errore grave ed è del tutto inutile indicare ora gli eventuali ministri. I 5 Stelle hanno tutto da perdere e nessun vantaggio. Ci pensino se fanno ancora in tempo.

Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia

 

 

Foto di repertorio

 
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