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Il disastro di una nazione. saccheggio dell'Italia e globalizzazione




IL DISASTRO DI UNA NAZIONE. SACCHEGGIO DELL'ITALIA E GLOBALIZZAZIONE
Edizioni di Ar, euro 16,00
In totale dissenso dalla vulgata propagandistica di "Mani pulite",
questo libro espone un’analisi non convenzionale degli avvenimenti italiani succedutisi nell’arco di tempo 1992-1998.

A proposito del “Disastro di una Nazione”*

(ASI) Il silenzio dei grandi economisti di questo paese -non solo di quelli che fanno la spola fra la cattedra e gli incarichi politici, ma anche di quelli che si dicono professori ‘puri’, cioè privi di ambizioni politiche e di aspirazioni alle consulenze del settore pubblico- su un tema di fondamentale importanza qual è quello della eliminazione del settore pubblico (e di buona parte di quello privato) dall’‘ancoraggio’ nazionale. (ossia dal mantenimento di buona parte dell’economia italiana in mano italiana), sarebbe sorprendente se il veleno liberista, che tanto colpisce oggi la classe politica e quella imprenditoriale, non fosse asceso all’empireo del dogma pseudoscientifico.
Quell’empireo, che vanamente i vari Adam Smith e David Ricardo cercarono di scalare nel XVIII swecolo, allo scopo di permettere all’industria inglese di dominare il mondo e di impedire l’industrializzazione tanto dell’Europa continentale quanto dei neonati Stati Uniti d’America.
Creatosi, con il crollo dell’Unione Sovietica, il clima adatto, sulle basi gettate dalla ’scuola’ monetarista di Milton Friedman e da tutti i ragionieri-’economisti’ allevati nelle varie banche centrali di emissione, BRI, Banca Mondiale, oltre che nel FMI e nel GATT (1), era inevitabile che la classe politica si arrendesse a discrezione, se questo era (e lo era) il prezzo da pagare. Un prezzo che essa ha puntualmente pagato, o meglio, che ha pagato il popolo che bovinamente le aveva -e le ha- affidato il proprio avvenire.
Si è tanto parlato, a proposito dell’industria di Stato, di “carrozzoni” di cui l’IRI rappresentava l’esempio maggiore.
Nessuno discute la necessità di risanare quel pozzo senza fondo, in cui si scorgeva una gestione catastrofica sopra tutto di Finsider e Finmare. Ma una cosa è il risanamento, ben altra cosa, invece, è la liquidazione; Era possibile risanare?
Riguardo all’Italsider, se si tiene conto che i deficit erano causati sopra tutto da gravosissimi oneri bancari, da approvvigionamenti a prezzi eccessivi e dalla pletora di mano d’opera, la risposta deve essere affermativa: certo, era possibile risanare.
Per azzerare gli oneri bancari, sarebbe stato sufficiente fornire alla gestione i mezzi necessari al normale funzionamento, a interesse zero. Eventualmente -come già si usava praticare nei confronti degli Enti Locali- tramite la Cassa Depositi e Prestiti, dato che la grande liquidità (proveniente dal risparmio postale) di quest’ultima lo avrebbe facilmente consentito.
Per ridurre fino al 50% gli oneri del personale, sarebbe bastato attrezzare con le ultime applicazioni tecnologiche gli impianti e la movimentazione, nonché eliminare le assunzioni clientelari e le assurde remore interne imposte da sindacati ebbri di demagogia.
Per approvvigionarsi a prezzi di mercato, sarebbe stato opportuno operare mediante aste trasparenti, anziché agire sulla base di tangenti. Inoltre si sarebbe dovuto, da una parte, puntare maggiormente sui nuovi processi di produzione e sugli acciai speciali; dall’altra, diversificare ulteriormente le fonti, acquistando magari le migliori ‘maniere’ estere. (Giappone docet). Anche per quel che riguarda il gruppo Finmare la risposta non può che essere affermativa. Per riportare ordine nei suoi conti sarebbe bastato -in difetto di idee originali- copiare il “know how” e la tecnologia giapponesi -e/o quelli della cantieristica norvegese- tanto in materia di organizzazione del lavoro quanto in fatto di flessibilità di rotte, di gestione dei container, di riduzione dei tempi morti di permanenza nei porti o in navigazione; si sarebbe inoltre potuto curare una migliore dinamica nell’acquisizione degli ordinativi e nello sfruttamento dei volumi di carico. Tutto ciò, senza dimostrare alcuna sudditanza nei riguardi di committenti eccellenti o di clienti politicamente protetti.
In entrambi i casi (Finsider e Finmare), una immediata messa in disponibilità dei fondi di dotazione avrebbe fatto risparmiare -con o senza il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti- migliaia di miliardi di interessi passivi.
Il medesimo discorso vale, mutatis mutandis, per le altre imprese del Gruppo IRI.
A quel punto, ovvero a risanamento ottenuto, si sarebbe anche potuto vendere -però, a imprese o a consorzi italiani (o a maggioranza nazionale), con notevoli ricavi per l’Erario e, quindi, per il contribuente, mantenendo così in Italia la “cabina di pilotaggio”. Ma tant’è... Attraverso Mario Sarcinelli (2), Bankitalia aveva evidentemente già promesso (3) agli uomini della Finanza internazionale la svendita del patrimonio degli Enti di Stato -quindi....bisognava ottemperare!
Nel suo saggio, il Venier sintetizza alcuni aspetti del disastro dell’industria italiana, rivelando nella propria agile ricognizione una lucidità e una acutezza che di rado si riscontrano pure nelle rare analisi anticonformistiche di questo tema. Di ciò, tutti gli italiani -o meglio tutti gli italiani che, pensando, rimangono pensosi di fronte alla sorte di questa Nazione- debbono essergli grati.
La materia, in realtà, meriterebbe un’analisi più vasta e articolata, attraverso uno studio complessivo, munito di tabelle a confronto e -elemento, questo, non meno importante- integrato da un ‘libro bianco’ (o ‘nero’?), redatto dai principali protagonisti della galassia IRI. Un ‘libro bianco’scritto sopra tutto da coloro che, fra questi ultimi, non furono pedissequi esecutori di ordini politici e di ‘ukase’ della Finanza.
Certo, sarà vano attendersi un testo siffatto da uomini come Romano Prodi che, dopo aver rappresentato in Italia gli interessi della “Goldman & Sachs”, venne nominato presidente dello stesso
IRI: con quei risultati -a suo dire- “straordinari”, che tuttavia non impedirono la liquidazione del Gruppo a condizioni catastrofiche non solo per l’erario ma anche per l’indipendenza industriale e navale nazionale, per le maestranze, e per una miriade di professionalità irrecuperabili.
Possa quindi questo saggio di Antonio Venier essere il primo di una più ampia letteratura specializzata. E siano resi al medesimo autore la simpatia e l’omaggio che meritano i pionieri della ricerca, in campi dove chi si avventura deve combattere non solo contro i muri di

gomma ma, sopra tutto, contro l’ostilità ostinata di chi sapendo non osa parlare.


recensione di Salvatore Verde, in 'Margini' n. 33, gennaio 2001






* Note al testo di Antonio Venier, Il disastro di una nazione. Saccheggio dell’Italia e globalizzazione, presentazione di Bettino Craxi, collezione ‘Le due bestie’, pp. 160, Edizioni di Ar, 2000.

(1) Tutte istituzioni, queste, agli ordini delle varie Lazard Bros, Lehman Bros, Goldman & Sachs, First Boston, Warburg & Co., Hong Kong ¦ Shanghai B. Corp., Rothschild etc., con contorno di Deutsche Bank, Parisbas, UBS, Mediobanca etc.
(2) Universalmente noto, costui, peò non essersi mai opposto, nella sua qualità di vicepresidente della Banca europea di ricostruzione e sviluppo, alle follie del suo infausto presidente Jacques Attali.
(3) Nei primi anni ’90, a bordo del panfilo reale “Britannia”?





Indice del libro:

CAPITOLO PRIMO

LE PREMESSE ED IL CONTESTO: ITALIA ED EUROPA INTORNO AL 1990
1. La vulnerabilità dell'Italia ........................ 15
2. La situazione in Europa .......................... 16
3. La situazione in Italia............................ 19


CAPITOLO SECONDO

L’ ITALIA NELLA GLOBABLIZZAZIONE
4. Il trattato di Maastricht........................... 23
5. Gli effetti delle direttive
della Commissione Europea di Bruxelles ............ 25
6. I vincoli europei, le manovre recessive
e le «privatizzazioni» ............................ 27
7. Il problema del debito pubblico e l'esproprio
del risparmio italiano ............................ 32
8. La cessione di sovranità e le conseguenze
economiche dell'Unione Monetaria Europea.......... 39


CAPITOLO TERZO

ATTACCO AL SISTEMA POLITICO ITALIANO E CRONOLOGIA 1992-1996
9. La preparazione e le motivazioni................... 43
10. Inizio dell'attacco alla «classe politica».
Il governo Amato ............................... 44
11. La grande svalutazione del 1992...................... 47
12. Il governo extra-parlamentare di Carlo Azeglio Ciampi
ed il culmine dell'azione eversiva .................. 49
13. Le elezioni del marzo 1994 ed il governo Berlusconi .... 51
14. Il governo Dini e le nuove elezioni anticipate del 1996 .. 53


CAPITOLO QUARTO

LA DEMOLIZIONE DEL SISTEMA INDUSTRIALE ITALIANO
15. L'attuazione del grande esperimento
neo-liberista in Italia.............................. 57
16. La funzione delle industrie di alta tecnologia.......... 59
17. Caratteristiche specifiche
del sistema industriale italiano...................... 62
18. La funzione fondamentale delle industrie a partecipazione statale e del sistema bancario pubblico............... 65
19.1 fattori di debolezza della piccola industria........... 71


CAPITOLO QUINTO

LA DEMOLIZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI E DELLO «STATO SOCIALE»
20. La demolizione dei servizi pubblici ................. 77
21. Ferrovie, poste, energia elettrica.................... 82
22. L'attacco contro lo «Stato sociale» .................. 91
23. Le proposte per l'Italia: produttività, flessibilità,
bassi salari ed esportazioni povere .................. 96


CAPITOLO SESTO

IL DISASTRO ECONOMICO DELL'ITALIA
24. Le dimensioni del disastro (I):
le privatizzazioni bancarie ed industriali ............. 103
25. Le dimensioni del disastro (II):
piccole imprese ed industrie di alta tecnologia......... 107
26. La liquidazione dell'Italia
come grande paese industriale ..................... 109
27. L'Italia come serbatoio
di lavoro sottopagato e di risparmio ................. 111
28. La cosiddetta ipotesi del complotto ................. 114


CAPITOLO SETTIMO

LA SITUAZIONE ITALIANA ALLA FINE DELL'ANNO 1998
29. La conclusione dell'operazione
sul sistema economico italiano...................... 123
30. Incertezze sull'evoluzione della situazione
politica ed economica............................. 124
31. Le autonomie regionali........................... 125


CAPITOLO OTTAVO

CONCLUSIONI. CHE FARE?
32. Bilancio 1992-1998, le perdite e i profitti ............. 129
33. Accettare la distruzione dello Stato nazionale italiano? . . . 130
34. Alcune proposte per la ricostruzione ................ 131
35. Un discorso per l'Italia ........................... 135


APPENDICE - DATI STATISTICI
Al. Risultati delle elezioni politiche italiane dalla V
alla XI legislatura ............................... 139
A2. Andamento del prodotto interno lordo (PIL)
nei maggiori paesi europei ........................ 142
A3. Andamento del debito pubblico italiano
dal 1900 al 1996................................... . 144
A4. Indebitamento pubblico verso l'estero
dei maggiori paesi europei (1984-1997) .............. 146
A5. Costo medio del lavoro
nei maggiori paesi industriali...................... 148
A6. Spese di protezione sociale in Europa ............... 149
A7. Alcuni dati sulle privatizzazioni ................... 151

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