(ASI) Giorgio Almirante. Un nome, il ricordo di un uomo che ha fatto la storia della destra nazionale italiana. A 25 anni dalla scomparsa dell’ex segretario del MSI, ieri al salone rappresentanza della Provincia di Frosinone, una platea che ha riempito la sala per ricordarlo.
Ad organizzare l’evento il circolo culturale “Il Principe” presieduto dall’ex senatore del MSI Romano Misserville. Ospite il giornalista Marcello Veneziani. In prima fila la vedova di Almirante, donna Assunta. All’inizio del convegno toccanti le parole dell’ex senatore Misserville, amico di Almirante, che ha detto:“Ho provato grande emozione nell’aver rivisto immagini passate di questo nostro condottiero. E’ stato un passato duro il nostro, un passato appassionante ma fatto di persecuzioni, di ingiustizie, di torture. E dei tanti camerati uccisi dalla violenza comunista: Come non ricordare i camerati Venturelli, i fratelli Mattei, Sergio Ramelli, Paolo Di Nella. E poi Paolo Signorelli, lasciato a marcire in carcere per 12 anni. Ventuno martiri, ventuno camerati caduti perché fedeli ad una idea. Subito dopo ha preso la parola Marcello Veneziani che ha voluto ricordare Almirante come: “Il più grande di tutti. E’ ingiusto a continuare a parlare di lui come un leader clandestino. Di un leader cui dedicare anche solo una strada porta con sé una marea di polemiche. Fu il paroliere della Destra. Almirante seppe incarnare un’idea di politica fondata sull’onore e l’orgoglio di sentirsi italiani. Diceva che l’Italia non è nata nel 1945 o nel 1948, ma millenni prima”. Sull’uomo capace di catturare i sentimenti di un popolo Veneziani ha detto: “In Almirante era presente una concezione politica spirituale piuttosto che muscolare. Incarnò un concetto di politico con la schiena dritta, fedele ad un’idea ma che non si chiude in un ghetto. E’ dal suo insegnamento che dobbiamo ripartire tutti per costruire un Paese fondato su una memoria autenticamente condivisa. Sempre all’insegnamento lasciatoci da Giorgio Almirante possiamo riprendere il discorso della sovranità nazionale, della nostra identità, tornando ad esprimere quella tensione ideale, quella cultura civile che proprio lui seppe esprimere al meglio”.
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