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Cesare Borgia, il duca Valentino, condannato dai giudici ma assolto dal popolo
(ASI) Dopo oltre 500 anni, “Il sangue del Borgia – processo storico a Perugia per Cesare Borgia” organizzato dal Rotaract Club Perugia Est ha riportato in scena le vicende della “Congiura della Magione”

 

Perugia – 1 dicembre 2012. Una gremita Sala dei Notari, per un giorno, è diventata teatro di un inedito processo alla storia. Scortato da due archibugieri ha fatto il suo ingresso in ‘aula’ l’imputato, Cesare Borgia (1475-1507), detto il “Valentino”, figlio di Papa Alessandro VI. L’imputato è stato accusato dell’omicidio di Oliverotto da Fermo, di Vitellozzo Vitelli e di Paolo e Francesco Orsini. Una feroce vendetta che il Valentino, famoso per aver ispirato a Niccolò Machiavelli la figura del Principe, ha operato verso questi condottieri che cospirarono nella cosiddetta “Congiura della Magione”. Un complotto ordito ai danni di Cesare Borgia nel 1502, dai suoi capitani e alleati, per fermarne l'espansione in Italia centrale. La congiura deve il suo nome al luogo dove fu organizzata, il castello di Magione, nella Provincia di Perugia. I tragici accadimenti sono stati rievocati con un emozionante processo simulato in cui avvincente è stato il dibattimento condotto dalla pubblica accusa e dalla difesa, magistralmente sostenute dal Dott. Sergio Sottani (Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Forlì) e dall’Avv. Franco Libori (Presidente della Camera Penale di Perugia). Di fronte al Collegio Giudicante, composto dal Prof. Avv. David Brunelli (Professore Ordinario Diritto Penale all'Università di Perugia), il Dott. Daniele Cenci (Magistrato del Tribunale di Perugia), il Dott. Giuseppe Noviello (Magistrato del Tribunale di Perugia), sono stati interrogati tre testimoni degli accadimenti in questione, impersonati da altrettanti soci del Rotaract Club Perugia Est: dopo il serrato interrogatorio a uno dei congiurati, Giampaolo Baglioni, signore di Perugia (interpretato da Gabriele Principato), sono infatti saliti al banco dei testimoni una popolana che lavorava nel castello di Magione nel periodo della congiura (interpretata da Vittoria Giansanti), e un soldato fedele a Cesare Borgia (interpretato da Errico Biagioli), tutti rigorosamente vestiti con fedeli ricostruzioni dell’abbigliamento dell’epoca gentilmente prestate dall'Ente Autonomo Giostra della Quintana di Foligno. E se la giuria popolare, composta da tutte le persone intervenute, si è espressa a favore dell’innocenza dell’imputato Cesare Borgia (impersonato dall’Ing. Carmine Pacelli) – con 117 voti contro 87, secondo quanto riferito dal garante del processo, il Notaio Dott. Daniele Migliori – diverso è stato il parere dei giudici che hanno dichiarato l’imputato Cesare Borgia colpevole di omicidio plurimo condannandolo all’ergastolo. Anche quest’anno, grazie a questa originale iniziativa promossa dal Rotaract Club Perugia Est, guidato dal Presidente Ludovico Maria Fagugli, la storia è stata l’indiscussa protagonista di un evento – il “Processo Storico” appunto, a cura dello storico Gabriele Principato – giunto ormai alla sua quarta edizione. Come sempre, due sono le finalità perseguite: promuovere una riscoperta consapevole delle radici storiche della città, facendo di volta in volta rivivere episodi cruciali di cui Perugia è stata protagonista, e raccogliere fondi per finalità benefiche; quest’anno il ricavato è stato destinato al finanziamento di borse di studio (Università per Stranieri di Perugia) per la frequenza dei corsi di lingua e cultura italiana per stranieri ed in parte devoluto a favore del progetto “End Polio Now” della Rotary Foundation per l’eradicazione della poliomielite nel mondo. L’evento, fa parte delle iniziative finalizzate alla promozione della candidatura delle città di Perugia-Assisi a Capitale europea della Cultura 2019, e ha ricevuto il patrocinio dalla Regione Umbria, dalla Provincia di Perugia, dal Comune di Perugia, dall'Università per Stranieri di Perugia e dalla Camera Penale di Perugia Fabio Dean.

 

 

La Corte di Perugia

all’esito del processo penale nei confronti di Cesare Borgia, Duca di Valentinois,
accusato dell’omicidio di Oliverotto da Fermo, di Vitellozzo Vitelli, di Paolo Orsini e di Francesco Orsini, ha emesso la seguente

SENTENZA

È risultato che Oliverotto da Fermo e Vitellozzo Vitelli vennero strangolati il 31 dicembre 1502 in Senigallia su mandato del Duca Cesare Borgia;

è risultato anche che allo stesso modo, pochi giorni dopo, Paolo e Francesco Orsini vennero strangolati nelle prigioni di Città della Pieve, dove, dopo essere stati imprigionati in Senigallia,  erano stati condotti.

La Corte, esaminati i testi, ascoltato l’imputato, valutati gli argomenti delle parti,

osserva:

i rapporti esistenti tra le vittime e Cesare Borgia erano consistiti in alleanze tradottesi nella comune partecipazione a numerose campagne d’armi;

l’incontro al Castello della Magione si tradusse in un accordo con cui le vittime si determinarono ad allearsi tra loro e a contrapporsi a Cesare Borgia;

dopo tale accordo gli alleati recuperarono con le armi il controllo di parte dei territori precedentemente passati sotto l’influenza del Borgia;

pur a fronte di questi primi successi gli alleati desistettero dal continuare l’offensiva nei confronti del Borgia, tanto da riconciliarsi con lui;

alla luce di ciò, in occasione dell’incontro di Senigallia è da escludere che incombesse sui territori dello Stato della Chiesa e sulle armate del Borgia un attuale pericolo proveniente da parte delle future vittime che si erano riunite a Magione;

infatti, l’incontro a Senigallia era stato fissato proprio al fine di siglare una duratura pace tra le parti e  con quest’animo si erano avvicinate le stesse vittime;

al contrario il Borgia, carpendo la loro buona fede e nutrendo un insano spirito di vendetta, aveva organizzato l’incontro di Senigallia premeditando la soppressione dei suoi avversari, così continuando ad alimentare la sua sfrenata ambizione all’esercizio, con ogni mezzo, del potere sovrano;

lo stesso Cesare Borgia non ha mostrato alcun segno di pentimento e nelle  dichiarazioni rese ha lasciato trapelare la sua intenzione di liberarsi di insidiosi avversari che potessero ostacolare i suoi piani di conquista;

p.q.m.

La Corte di Perugia

non potendosi ritenere le uccisioni giustificate neppure alla luce del diritto naturale

dichiara

l’imputato Cesare Borgia colpevole dei reati ascritti e lo

condanna

all’ergastolo.

Perugia, 1°dicembre 2012.

Il Presidente della Corte






















Foto: Federico Miccioni
 
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