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L'Istituto di Studi Filosofici non merita certo la chiusura!
(ASI) L'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, patrimonio di Napoli, del nostro Paese e dell'umanità rischia la chiusura. E' sotto sfratto. In pratica, una delle massime istituzioni italiane, che è famosa nel mondo per le sue iniziative e per la qualità dei suoi studi, non meriterebbe più di esistere, per questo governo. Monti avrebbe tagliato i fondi per il fitto dei locali. E non è uno scherzo. Forse il lettore non ha capito di che Istituto si stia parlando. Merita doverosamente qualche cenno. L'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (Iisf) sarebbe un'accademia culturale e scientifica di rilevanza internazionale avente sede nella città di Napoli,  nello storico Palazzo Serra di Cassano. Di ispirazione crociana, costituito nel 1975 a Roma presso l'Accademia dei Lincei, ha sempre visto personalità di spicco della cultura del nostro Paese, quali: Elena Croce, Gerardo Marotta, Enrico Cerulli, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli, Pierluigi Celli. Innumerevoli gli altri Istituti promossi dal medesimo, basti pensare, a titolo di citazione, alla Scuola Internazionale di Alti Studi Scientifici, Il Centro Studi Mediterranei, la Scuola Superiore Europea di Alta Formazione Umanistica. I premi correlati sono diversissimi, tra i quali: Premio Internazionale per il Giornalismo Civile, o per La Ricerca Umanistica Paul Oskar Kristeller.

Penso bastino queste poche righe per accreditare questa Istituzione tra le più importanti del nostro Paese. La scusa dell'affitto è veramente indecorosa, visti i trecentomila volumi ospitati. Il sapere di Vico, Croce e Bruno verrebbe accatastato in chissà quale scantinato, magari ad ammuffire tra la polvere e gli insetti.

Proprio pensando a Benedetto Croce, per formazione personale idealistica, non si può che rimanere basiti di fronte a questa notizia. Il filosofo di Pescasseroli è ancora oggi uno dei due unici italiani citati nei manuali di filosofia stranieri, assieme a Vico. La rinascita idealistica, ai primi del 1900, ha fatto sì che assieme al contributo di Giovanni Gentile si dialogasse nuovamente con i vertici della filosofia mondiale, dopo essere stati nell'oscurità per anni. Il “suo” Istituto finirebbe nella polvere.

Benedetto Croce, Vico, Bruno, e mettiamo anche Aristotele, Platone, Campanella e chissà quanti altri, verrebbero inscatolati e trasportati verso destinazioni ignote. La grande tradizione napoletana del '700, le opere di Beccaria, Genovese, Vico, Vincenzo Cuoco, dove finirebbero?

La Regione Campania non pare abbia pensato, assieme ai nostri governanti a tutto ciò. Come faceva notare Ernesto Galli della Loggia nell'editoriale di Lunedì 27/08 nel Corriere della Sera, in Italia non si destinano fondi per la Cultura, in quanto considerata inutile. Proprio tali prodotti però, se ben spesi, ci avrebbero reso ai primi posti nel mondo, e non nelle classifiche dei Paesi più indolenti. Questi episodi sono lampanti nello spiegare ciò che ha scritto lo storico del Corriere. E anche per capire ancora una volta che senza la consapevolezza del nostro passato, non v'è futuro.

Un appello di Agenzia Stampa Italia, potrebbe essere il seguente, così come lo sono tutte le petizioni che stanno apparendo sul web: “non c'è nessun imprenditore che voglia salvare l'Istituto? Non c'è un Berlusconi che voglia investire sulla Cultura? Ci pensi bene, lui o chi altri. Lascerebbe un segno”.

 

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

 
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