(ASI) Il rapporto tra l’Italia ed il nucleare inizia nel 1955 quando all'indomani della conferenza “Atomi per la pace” di Ginevra il nostro paese decide di investire in questa nuova tecnologia ed arriva ad avere sul proprio territorio tre impianti di prima generazione basati sulle tre più innovative tecnologie dell’epoca: i reattori di tipo BWR e PWR di origine statunitense e quello di tipo Magnox di origine britannica.
Il programma italiano è ambizioso ma porta anche a risultati molto importanti: nel 1966 infatti il nostro paese è il terzo produttore al mondo di energia nucleare dopo gli Usa e l’Inghilterra.
La prima centrale elettronucleare italiana venne realizzata a Latina, la costruzione fu ultimata nel maggio del 1963; otto mesi più tardi fu approntata quella di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, e nel 1965 quella di Trino, nel vercellese. Nel 1970 iniziò la costruzione di quella di Caorso, nel piacentino.
Nel 1975 avvenne il varo del primo Piano Energetico Nazionale (PEN) che prevedeva, fra le altre cose, un forte sviluppo della componente elettronucleare. All’inizio degli anni 80’, per la precisione nel 1982, iniziò la costruzione della centrale di Montalto di Castro, nel viterbese; inoltre fu pianificata una seconda centrale a Trino, la prima basata sull’allora nascente “Progetto Unificato Nucleare”, con due reattori nucleari ad acqua pressurizzata PWR da 950 MW di potenza elettrica netta ciascuno.
Dopo l’entusiasmo degli anni ’70 il progetto del nucleare italiano inizia a subire un brusco rallentamento. Nel 1982 l'impianto di Sessa Aurunca viene fermato per un guasto e, a seguito di valutazioni sull’antieconomicità delle riparazioni, viene spento anche se sarà l’incidente di Cernobyl, 1986, a fermare il programma italiano.
Nel 1987 infatti tre referendum portano gli italiani a dire no a questo tipo di energia anche se i quesiti in oggetto non vietavano in modo esplicito la costruzione di nuove centrali, né imponevano la chiusura di quelle esistenti o in fase di realizzazione, ma si limitavano ad abrogare i cosiddetti “oneri compensativi” spettanti agli enti locali e la norma che concedeva al Cipe, il potere di scelta dei siti anche se in accordo con i comuni interessati. Sull’onda emotiva però l’Italia decide di abbandonare il Progetto unificato nucleare.
Sarà poi il IV governo Berlusconi tra il 2005 ed il 2008 a tentare il rilancio del nucleare nel nostro paese ma un nuovo referendum, svoltosi nel 2011 appena tre mesi dopo l’incidente di Fukushima, conferma la contrarietà degli italiani a questo tipo di tecnologia.
Forti della decisione della Commissione europea ora il centrodestra, in primis il leghista Matteo Salvini, è tornata a ventilare la possibilità di rilanciare il nucleare nel nostro paese.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
1* Articolo: L'eterno ritorno del Nucleare che per la Ue diventa green https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/60079-l-eterno-ritorno-del-nucleare-che-per-la-ue-diventa-green
2* Articolo: Dalla Ue 300 milioni di euro per finanziare i nuovi impianti nucleari
https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/60087-dalla-ue-300-milioni-di-euro-per-finanziare-i-nuovi-impianti-nucleari
3* Articolo: Tra cyber terrorismo e minacce convenzionali la sicurezza delle centrali nucleari è un tema delicato
https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/60104-tra-cyber-terrorismo-e-minacce-convenzionali-la-sicurezza-delle-centrali-nucleari-e-un-tema-delicato
4* Articolo: Una questione annosa: la gestione delle scorie nucleari https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/60154-una-questione-annosa-la-gestione-delle-scorie-nucleari