(ASI) L’Iran ha avviato la produzione di uranio metallico, che è un passaggio essenziale per realizzare la bomba atomica, aggirando il divieto sancito dall’ accordo sul nucleare del 2015.

Lo ha comunicato, ieri sera, l’Aiea. L' organismo delle Nazioni Unite ha reso noto così che Teheran si sta impegnando ad attuare uno sviluppo energetico non a scopo civile. Ha specificato dunque di aver constatato, in particolare, la presenza di 3,6 grammi di tale sostanza necessaria per la produzione della temuta arma non convenzionale. La scoperta è avvenuta, lo scorso 8 febbraio presso l’impianto di Isfhan, aggirando il divieto di percorrere tale strada sancito dall' intesa, siglata quasi 6 anni fa, tra la Repubblica Islamica e alcuni importanti componenti della comunità internazionale. Il direttore generale dell' ente dell’Onu, Mariano Grossi, ha riferito l’ evoluzione negativa della situazione agli Stati membri. Lo si è appreso, nelle ultime ore, in un comunicato stampa diramato agli organi di informazione. Un appello alla calma è stato rivolto, alla Repubblica Islamica, da parte della Russia. “Comprendiamo la logica e le ragioni delle loro azioni, ma è necessario mostrare moderazione e un approccio responsabile”, ha dichiarato il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov. Nessuno sembra volere una escalation, in quanto tutti immaginano, con una buona dose di realismo, le sue potenziali conseguenze. Israele e gli Stati Uniti non hanno escluso recentemente l'ipotesi di un intervento militare per fermare le ambizioni del paese degli Ayatollah. Un eventuale conflitto complicherebbe il quadro geopolitico dell’area. L’apertura delle ostilità avrebbe infatti, molto probabilmente, ripercussioni sull' economia locale e su quella mondiale, a partire dall' aumento dei prezzi del greggio e dal crollo delle Borse in tutto il pianeta. Le azioni belliche potrebbero estendersi inoltre in tutta la regione mediorientale, andando oltre i suoi confini, in quanto coinvolgerebbe le grandi potenze. La nazione dei Pasdaran è protetta infatti da Mosca e dalla Cina. Gerusalemme gode invece del pieno supporto di Washington e quindi della Casa Bianca guidata dall’agguerrito presidente Joe Biden.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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