(ASI) "Solo con un vincolo esterno europeo di forte condizionalità la Sinistra Padronale potrà capire che dobbiamo prendere i 36 miliardi del Mes non per coprire i buchi di bilancio delle Regioni ricche ma per fare investimenti al Mezzogiorno in ospedali pubblici e soprattutto che il Recovery Fund deve finanziare le infrastrutture di sviluppo nelle regioni meridionali
Se si continua così ci ritroveremo nel 2021 con un reddito pro capite dei cittadini meridionali sotto la boa del 50% di quello dei cittadini del Centro-Nord. Due “Paesi” che sono già diversi in tutto si separeranno definitivamente. Smetteremo di parlare di due Italie perché almeno una delle due non ci sarà più nel novero delle economie industrializzate. Ovviamente quella che sopravviverà potremmo anche chiamarla Italia, ma diremmo il falso perché sarà poco più che l’appendice meridionale della Germania.
Diciamo le cose come stanno. Prima dell’arrivo del Coronavirus e della Grande Depressione Mondiale due soli territori europei non avevano raggiunto i livelli pre-crisi del 2007/2008: sono il Nord e il Sud dell’Italia che si fermano rispettivamente a -2 e -10% e qualcosa a dimostrazione inequivoca che il dualismo è il problema macro dell’Italia perché la priva di un mercato interno rilevante di consumi che riguarda venti milioni di persone e di una dimensione produttiva nazionale accettabile. Facciamo ogni giorno i conti con il mancato riequilibrio territoriale tra i tanti Nord e i tanti Sud di questo Paese che non è capace né di erogare liquidità né di fare investimenti.
Perché diciamo oggi queste cose? Perché le anticipazioni della Svimez segnalano che, nonostante i maxi-assegni assistenziali, altre 300 mila persone rimarranno senza lavoro nel 2020 togliendo ogni forma di reddito a quell’esercito di invisibili che ha ancora uno “stipendio” in nero con cui sostiene il bilancio familiare nei territori meridionali. Perché le stesse anticipazioni ci confermano che nel 2021 la eventuale ripresa del Sud sarà più che dimezzata rispetto a quella del Nord il che equivale a dire che le distanze in termini di lavoro e di prodotto interno lordo risulteranno incolmabili.
Siamo allibiti. A ricordarci che questo è il nostro problema, che tutto dipende dalla sua soluzione, c’è solo l’Europa e questo giornale non può che sperare nel vincolo esterno di una forte condizionalità europea degli aiuti all’Italia legata alla ideazione e alla realizzazione nei tempi prestabiliti di progetti di infrastrutture di sviluppo tutti nelle regioni meridionali. Una condizionalità ferrea e di lungo termine. Questo è il regalo più bello che potremmo attenderci dal Recovery Fund e dalla sua approvazione nel vertice di questo fine settimana a Bruxelles. Solo l’Europa può fare capire alla Sinistra Padronale che noi dobbiamo prendere i 36 miliardi del Mes non per coprire i buchi di bilancio delle Regioni ricche, a partire dall’Emilia Romagna, determinati dai mancati ricavi di turismo sanitario dal Sud al Nord venuto meno con il lockdown da Coronavirus, ma per fare finalmente quegli investimenti in ospedali pubblici e in ricerca nelle regioni meridionali le cui popolazioni sono state private da dieci anni dei diritti di cittadinanza sanitaria.
Solo l’Europa può imporre alla Sinistra Padronale e ai ministri di riferimento delle lobby del Nord, a partire da quella Paola De Micheli che prima si dimette meglio è, di condividere e eseguire il progetto della riunificazione infrastrutturale del Paese realizzando in due anni non in venti l’Alta velocità ferroviaria del Mezzogiorno Ponte sullo Stretto compreso per scongiurare in extremis il default dell’Italia e ridare all’Europa intera le chiavi perdute della cabina di comando del Mediterraneo
Lo scrive il Direttore del Quotidiano del Sud Roberto Napoletano
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