(ASI)
Lettere in Redazione - Dopo 21 giorni di blocco, il fermo per i volontari di Music for Peace non termina. Il convoglio umanitario rimane ancora dentro al porto di Alessandria.
Per quanto concerne la macchina si sono raggiunti alcuni punti: è impossibile portarla a Gaza, impossibile rimpatriarla, impossibile lasciarla in porto, impossibile distruggerla. In data odierna il problema viene creato, per l’intero carico, dall’agenzia che dovrebbe espletare la lettera di garanzia per il transito dei materiali su territorio egiziano. Il documento non viene fornito perché, nonostante il lascia passare dei Mukabarat che permetterebbe a Music for Peace “ di entrare all’interno della Striscia di Gaza attraverso Rafah”, a quanto risulta all’agenzia il border è attualmente chiuso. I volontari cercano di far comprendere che con il permesso dell’Intelligence i cancelli sarebbe comunque aperti per il convoglio umanitario, a cui va garantito un passaggio preferenziale. “Telefonate, controlli, incontri con i superiori, questo colloquio non termina mai. E sono le 13:00, veniamo congedati dall’ufficio. E’ orario di chiusura perché siamo in Ramadan. Il problema che alle 13:00 tutto è chiuso per i prossimi 27 giorni. Noi abbiamo necessità di lasciare l’Egitto. Le spese stanno aumentando, l’albergo benché modesto ha pur sempre un costo. I giorni a nostra disposizione per rimanere all’interno di Gaza sono sempre meno. Sarà necessario spostare l’aereo di ritorno, e ancora spese.” Affermano i volontari di Music for Peace. Intanto domani saranno ormai 22 i giorni in cui Stefano Rebora, Valentina Gallo Afflitto, Claudia d’Intino, Alvaro Gando Saenz e Sandra Vernocchi sono in Egitto con la responsabilità di 6 container di aiuti e ormai un’ambulanza. I materiali sono stati donati dalla generosità della popolazione italiana. Questo carico di cuori non verrà abbandonato, ma portato a destino dall’ostinato staff di missione di Music for Peace.
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