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Vaticano. Sferzata di Papa Francesco: in Curia presenti “lobby gay” e corruzione
(ASI) «Nella Curia c’è gente santa, davvero», ma c’è anche una «corrente di corruzione». E ancora: «Si parla di una “lobby gay” e in effetti c’è... bisogna vedere che cosa possiamo fare». Se queste parole attribuite a Papa Francesco dai vertici della CLAR, la Confederazione Latinoamericana di Religiosi, ricevuti in udienza privata lo scorso 6 giugno, dovessero trovare conferma, lo stupore sarebbe viepiù giustificato. Non è comune, infatti, che un Pontefice prenda di petto in maniera così esplicita temi scottanti inerenti alla Curia. Di una presunta “lobby gay” che opererebbe oltretevere per inquinare la dottrina cristiana, se n’è parlato nelle congregazioni dei cardinali prima del conclave e l’argomento potrebbe essere entrato anche nel famoso rapporto della commissione cardinalizia sul caso Vatileaks.

Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi ha detto di non avere «alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione», dato che si trattava di «un incontro di carattere privato» e dunque non è stato registrato né trascritto.

Durante l’incontro, il Papa ha evocato anche il tema dell’aborto. «Bisogna andare alle cause, alle radici. L'aborto è un male, e questo è chiaro. Ma che cosa c'è dietro l'approvazione di questa legge, che interessi ci sono dietro... a volte sono le condizioni che pongono i grandi gruppi per dare appoggi economici. Bisogna andare alle cause, non fermarci solo ai sintomi. Non abbiate paura di denunciarlo... avrete problemi, ma non abbiate paura di denunciare, questa è la profezia della vita religiosa». Va ricordato che Francesco, lo scorso 12 maggio, ha dimostrato la sua profonda sensibilità al tema, decidendo di incontrare, oltrepassando i confini di Piazza San Pietro a bordo della sua papamobile, i partecipanti alla Marcia per la Vita riversatisi in Via della Conciliazione.

Riferisce inoltre la CLAR che il Santo Padre ha espresso preoccupazioni in merito a due correnti agli antipodi ma entrambe deleterie presenti all’interno della Chiesa. L’una l’ha definita «corrente pelagiana», formata da «gruppi restauratori». L’altra, una «corrente gnostica». A proposito di quest’ultima, ha raccontato: «Ho saputo di una superiore generale che incoraggiava le suore della sua congregazione a non pregare al mattino, ma immergersi spiritualmente nel cosmo... cose così... Mi preoccupano perché saltano l'incarnazione! E il Figlio di Dio si è fatto carne nostra, il Verbo si è fatto carne... Che succede con i poveri e i loro dolori, quella è la nostra carne... Il Vangelo non è la legge antica, ma nemmeno questo panteismo. Se si guardano le periferie, i senza tetto... i drogati! Il traffico di esseri umani... Questo è il Vangelo. I poveri sono il Vangelo».

(1) la rievocazione del termine “pelagiano” mutua quanto affermò l’allora cardinale Joseph Ratzinger durante un corso di esercizi spirituali nel 1986: «L'altra faccia dello stesso vizio è il pelagianesimo dei pii. Essi non vogliono avere nessun perdono e in genere nessun vero dono di Dio. Essi vogliono essere in ordine: non perdono ma giusta ricompensa. Vorrebbero non speranza ma sicurezza. Con un duro rigorismo di esercizi religiosi, con preghiere e azioni, essi vogliono procurarsi un diritto alla beatitudine. Manca loro l'umiltà essenziale per ogni amore, l'umiltà di ricevere doni al di là del nostro agire e meritare...».

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia

 
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