(ASI) Perugia - Nella splendida cornice della sala dei Notari lo storico Franco Cardini si è soffermato,attraverso il suo “La guerra e la storia” scritto a quattro mani con il Generale Fabio Mini, sulle cause profonde del conflitto ucraino a partire dalle sue radici storiche. Il direttore di ASI, Ettore Bertolini, lo ha incontrato poco dopo il suo intervento, ponendo allo storico alcune interessanti domande.
È solo una guerra territoriale quella Ucraina?
Per rispondere bisogna partire da un presupposto: stabilire cosa si intende per guerra territoriale. Se per territoriale si intende una contrapposizione ad una guerra generale, si, per il momento stiamo assistendo ad una guerra territoriale, scatenata da chi vuole parcellizzare e frammentare il macro continente eurasiatico ( per dirla alla Lev Gumilëv) perché più vulnerabile. L’invio delle armi da parte dei paesi Nato è una chiara dichiarazione di guerra, come già affermato dal ministro Lavrov, fatto questo che ha chiaramente contrapposto la Russia contro l’Occidente come venne ricordato da Luciano Canfora alla fine del febbraio scorso. Putin ha quindi la responsabilità storica di questa frattura, che in un primo momento non aveva compreso.
Gli italiani preferirebbero la pace, quale futuro ci aspetta?
Il presidente Meloni ha sposato la linea atlantista, che chiaramente è la linea americana, quella di un mantenimento della guerra su binari che dovrebbero spingere ad un mutamento interno alla politica russa. In pratica, o Putin esce di scena o una rivoluzione interna proverà a farlo “abdicare”, perché il mantra dell’opinione pubblica lo ha chiaramente additato come unico colpevole dell’inizio delle ostilità, dimenticando gli otto anni di conflitti che hanno lacerato l’Ucraina. Se da una parte si alimenta il conflitto ( senza comprendere che un crollo russo aprirebbe le porte ad un’ascesa cinese), il presidente russo nel suo discorso datato 30 settembre 2022 (link allegato) aveva chiesto, e cito testualmente, “noi proponiamo di tornare al tavolo della pace”. Tale affermazione sarebbe stata censurata dalle maggiori testate europee e volutamente distorta, per favorire una continuazione del conflitto. Questo procrastinare la guerra avrà ripercussioni devastanti su di noi, economicamente, finanziariamente e forse di salute. Ci si augura quindi che presto si possa tornare al tavolo delle discussioni.
Il passato non si ripete mai allo stesso modo, non è corretto pensarlo; dopo la prima guerra mondiale però l’Italia era uscita da una guerra vinta oggi esce chiaramente da una pace perduta.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia