Adriano Visconti, l'asso dell'aeronautica che aderì alla RSI per difendere dai bombardamenti i civili e le città d'Italia
(ASI) Milano - Ho più volte elogiato la stoica dedizione dei piloti dell'aeronautica militare italiana nel difendere i cieli delle nostre città dai bombardamenti a tappeto degli Alleati anglo - americani durante il secondo conflitto mondiale, nonostante la sproporzione quantitativa e qualitativa di mezzi a favore dei nemici. 

Ascoltando su YouTube la toccante canzone "San Lorenzo" di Francesco De Gregori che parla del bombardamento aereo degli Alleati su alcuni quartieri popolari di Roma il 19 Luglio 1943, dove, come dice il testo riprendendo la testimonianza dei superstiti "....a San Lorenzo il 19 luglio le bombe cadevano come neve", ho cercato di immedesimarmi nella tragica vicenda e di  fare ricerche di approfondimento sulla difesa aerea italiana in quegli anni di guerra e ho scoperto che essa era affidata dalla fine del 1941 al Segretario di Stato e Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, l'eroe della Prima Guerra Mondiale Rino Corso Fougier, inventore della prima pattuglia acrobatica nel 1928, e che di certo non fu il valore a mancare ai nostri piloti di caccia, ma i mezzi preponderanti dei nemici condannarono alla sconfitta la nostra aeronautica militare, non senza atti di coraggio, momenti di gloria, e successi personali dei nostri bravi avieri. Il Generale Rino Corso Fougier, fu il capro espiatorio delle bombe che devastarono i quartieri Prenestino, Tiburtino e San Lorenzo e, compromesso col Fascismo si ritirò a vita privata, dopo la sfiducia del Governo Mussolini da parte del Gran Consiglio con l'approvazione dell'Ordine del Giorno Grandi nella notte fra il 24 e il 25 luglio 1943. 
Ma, il mio dubbio era questo: come operava l'aeronautica militare italiana? Ci sono state squadriglie di caccia in grado di contrastare in qualche modo i bombardieri Alleati ? Ci sono stati aviatori italiani che sono passati alla storia militare del secondo conflitto mondiale per le operazioni svolte?

Documentandomi un po' qua, un po' là, subito l'attenzione è stata puntata su quel pilota che è considerato l'asso dell'aeronautica italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, ossia il Maggiore Adriano Visconti (con un curriculum ufficioso di  26 vittorie nei cieli che però ufficialmente si riducono a 10 successi, per la sua abitudine a cedere spesso le sue vittorie ai commilitoni caduti e permettere così alla famiglia dello scomparso di avere il premio in denaro del Duce, come testimoniato da alcuni suoi colleghi).
Di questo personaggio della storia militare d'Italia, della sua vita, carriera militare, successi, e sui misteri che ci sono dietro la sua morte, arrivata improvvisamente e inaspettatamente a tradimento per vile mano assassina, poco se ne parla (anche se la sua bibliografia ha contribuito a tenerne in vita il ricordo e il mito), perché evidentemente Adriano Visconti è considerato un personaggio scomodo, in primis per la sua decisione di aderire dopo l'Armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943 all'Aeronautica Nazionale Repubblica della RSI, in secondo luogo perché rappresenta dalla parte degli sconfitti un esempio positivo per dedizione ai principali doveri di un soldato in guerra: difendere la sua Patria, il suo Popolo e i suoi commilitoni. 

CHI ERA IL MAGGIORE ADRIANO VISCONTI?

La storia del Maggiore Adriano Visconti è quella di un eroico Italiano che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò di fatto, direttamente o indirettamente la vita a migliaia di persone, assassinato ingiustamente a soli 29 anni da una scarica di pallottole nella schiena nei giorni dell'odio e della persecuzione degli aderenti alla Repubblica di Salò (subito dopo il 25 aprile 1943), dopo aver portato a termine 600 missioni di guerra, ed aver combattuto nei cieli per oltre 1400 ore. 
Sulla figura di Adriano Visconti, riconosciuto anche dagli avversari come uno dei migliori assi nella storia dell'aeronautica militare italiana (e non solo) di tutti i tempi,  la recente ricerca storico - giornalistica pubblicata da Cristina Di Giorgi (ISBN 9788889107959), ha parzialmente fatto giustizia.

La Di Giorgi si è avvalsa della collaborazione di Gianni Tripodi (Classe 1939), nipote di Adriano fondatore del sito sull'asso dell'aviazione italiana www.adrianovisconti.it.
 Adriano Visconti di Lampugnano è nato nelle colonie italiane, in Libia a Tripoli, l'11 novembre 1915,da una famiglia dagli alti valori patriottici e nazionalistici, figlio di un impiegato del Ministero della Guerra Galeazzo Visconti di Lampugnano, e di Cecilia Dall'Aglio, entra il 21 ottobre 1936 a 20 anni nel corso Rex della Regia Accademia Aeronautica di Caserta.

LA GUERRA AEREA IN AFRICA SETTENTRIONALE

 L'11 agosto 1939, col grado di sottotenente effettivo viene assegnato alla Caccia che difende l'Africa del Nord italiana, poi al fine di restare vicino la famiglia, chiede il trasferimento al gruppo assaltatori dove viene promosso a Tenente nel novembre 1940 (proprio nel mese del suo compleanno). Nel 1942, sale ancora di grado, diventa Capitano che comanda il 54esimo Stormo della Caccia in Tunisia. 
Proprio in Tunisia Adriano Visconti fu protagonista nell'ultima vittoria dell'aeronautica italiana nei cieli africani prima della occupazione da parte degli Alleatil: il 29 aprile 1943, nel corso dell'ultimo grande scontro aereo, l'allora tenente Visconti guidò dodici Macchi M.C.202 del 7º Gruppo autonomo caccia terrestre all'attacco di sessanta tra Supermarine Spitfire e Curtiss P-40. Visconti abbatté uno Spitfire V, mentre altri quattro furono abbattuti da altri piloti, nonostante la sproporzione delle risorse in campo. L'azione gli valse una medaglia d'argento e la promozione a grado di Capitano. 
Fino all'estate del 1943, Adriano Visconti combatté nei cieli dell'Africa Settentrionale, guadagnando in totale 4 Medaglie d'Argento e 2 di Bronzo al valor militare (Vedi G.Pesce, G.Massimello "Adriano Visconti. Asso di Guerra", Albertelli Edizioni Speciali, Parma 1997): 

- Medaglia di Bronzo al Valor Militare nel cielo di Sidi Omar - Amseat - Sidi Azeis 11/14 giugno 1940. 
- Medaglia d'Argento al Valor Militare nel cielo della Marmarica fra giugno e settembre 1940.
 - Medaglia d'Argento al Valor Militare nel cielo di Sidi Barrani, Bug Bug, Fayres, 9/12 dicembre 1940. 
- Medaglia di Bronzo al Valor Militare nel Cielo del Mediterraneo fra il 14 e il 15 giugno 1942. 
- Medaglia d'Argento al Valor Militare nel cielo del Mediterraneo Centrale il 13 agosto 1942.
- Medaglia d'Argento al Valor Militare nel cielo della Tunisia il 29 aprile 1943.  

L'8 SETTEMBRE 1943 E LA DECISIONE DI ADERIRE ALLA RSI

L' armistizio dell' 8 Settembre 1943 colse Adriano Visconti mentre era in Sardegna, vicino Cagliari, a Decimomannu, e rimasto senza ordini decise di partire con tre aerei Macchi alla volta di Guidonia con al seguito un pugno di ufficiali e avieri. 
Visconti ed i suoi commilitoni decisero tutti di aderire all'Aeronautica Nazionale Repubblica della Repubblica Sociale Italiana (RSI), non per motivi ideologici, ma per amor patrio, ossia continuare a difendere le città italiane e la popolazione dai pesantissimi bombardamenti degli anglo - americani. Quando, ad un certo punto della guerra,  ci fu il pericolo che l'Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR) fosse inglobata direttamente nella aeronautica militare tedesca Luftwaffe, anche il Maggiore Adriano Visconti e i suoi uomini si opposero duramente, perché non volevano combattere sotto insegne straniere, ma continuare a servire l'Italia,  e si dice che furono anche  presi di nascosto contatti con i comandi della Regia Aeronautica del Regno d'Italia al Sud, ma poi il pericolo rientrò e i vertici della ANR ottennero le scuse dei comandi tedeschi. 


CHI HA UCCISO IL MAGGIORE ADRIANO VISCONTI? PERCHÉ È STATO UCCISO IL COMANDANTE DELLA AERONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA? 

Il fatto criminoso del suo assassino avvenne il 29 aprile 1945, nella Caserma Montebello di Milano, dopo aver firmato a Gallarate una onorevole resa del suo reparto, il 1º Gruppo Caccia "Asso di Bastoni" controfirmata da rappresentanti della Regia Aeronautica, del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), del Comitato di Liberazione

Nazionale (CNL) e da 4 capi partigiani. L'accordo garantiva la libertà ai sottufficiali ed agli avieri del Gruppo, e l'incolumità personale di tutti gli ufficiali, nonché l'impegno di consegnare questi ultimi alle autorità militari italiane o Alleate, in qualità di prigionieri di guerra. Le reali cause del brutale assassinio di Adriano Visconti e di Valerio Stefanini, perpetrato in spregio delle clausole di resa del 29/04/45, a tutt'oggi non sono ancora note ma sono sintomatiche della intolleranza verso chi la pensa diversamente che avvelena la politica italiana.
Ma, per capire bene come sono andati i fatti, facciamo un passo indietro ai giorni concitati fra il 25 e il 29 aprile 1945 e alle tappe che hanno portato alla resa del Maggiore Adriano Visconti e dei suoi uomini. 

A Gallarate (VA), il 26 aprile 1945,  in cambio di una tregua, fu concesso a Visconti dai capi partigiani locali la possibilità di poter radunare tutti i suoi oltre 700 uomini, nella scuola Ponti di Gallarate, adattata a caserma. 
Proprio qui, nel pomeriggio del 28 aprile 1945, vennero da Milano tre capi partigiani comunisti a intimare la resa incondizionata, la consegna di tutte le armi e il trasferimento a Milano. Ma, il Maggiore Visconti, essendo un militare, ovviamente rifiutò, pretendendo di recarsi a Milano, seguito dai suoi uomini armati, per trattare la loro resa col comandante della Regia Aeronautica al Nord, il Generale Virgilio Sala . A questo punto, i tre capi partigiani rilanciarono una controproposta: trasferimento degli ufficiali armati a Milano, dove il Maggiore Adriano Visconti avrebbe potuto incontrare il generale Raffale Cadorna, comandante del CVL, e trattare con lui la resa, mentre i sottufficiali e la truppa sarebbero stati liberati dopo il disarmo. La proposta sembrò onorevole al Maggiore Visconti che accettò, ma, purtroppo si rivelerà una scelta fatale per lui e il suo Luogotenente Valerio Stefanini.
Prima di lasciare Gallarate con 40 ufficiali e 2 ausiliarie, alla volta della caserma "Savoia Cavalleria" in Via Vincenzo Monti a Milano, occupata dalle formazioni partigiane comuniste, la mattina del 29 aprile 1945, Visconti tenne un accorato discorso ai suoi uomini che suscitò la commozione generale, alla presenza del vescovo di Gallarate (al quale aveva donato le riserve alimentari per le famiglie più bisognose):"…Spero accetterete di servire ancora la Patria, quando avrà bisogno di voi. Grazie per l’opera prestata, e tutti i nostri pensieri vadano ai Caduti. Per il resto, ogni responsabilità è mia". Arrivati alla Caserma "Savoia Cavalleria" di Milano, disattendendo i patti presi, i partigiani disarmarono tutti gli ufficiali e le ausiliarie, rinchiudendoli in uno stanzone. A questo punto avvenne il fatto criminoso che lascio descrivere dalle parole di Giampaolo Pansa nel suo libro "Il Sangue dei Vinti" che cita una testimonianza di uno sconosciuto a pagina 78: "Poco prima delle ore 14, un partigiano si affaccia alla porta del camerone e chiede: “Chi è il maggiore?”. Visconti si fa avanti: “Sono io”. Il partigiano gli ordina di seguirlo. A quel punto si alza l’aiutante maggiore di Visconti. È un sottotenente di 23 anni, Valerio Stefanini, romano. Dice a Visconti: “Vi accompagno, comandante”. “Sta bene, vieni”, replica il maggiore, che pensa a un interrogatorio. Mentre attraversano il cortile della caserma, Visconti e Stefanini vengono colpiti alle spalle dalle raffiche di un fucile mitragliatore. Stefanini muore subito.  Il maggiore cade sulle ginocchia e viene finito con due colpi di rivoltella alla nuca, sparati da un commissario politico presente all’esecuzione".
 Sull'assassinio di Adriano Visconti restano insolute le seguenti domande: chi ha voluto la morte del Maggiore Visconti? Perché è stato ucciso?
Le stesse domande che si sono poste per tutta la vita i genitori di Adriano Visconti che hanno cercato la verità sull'assassinio del loro adorato figlio scrivendo ai vertici dell'aeronautica militare nel dopoguerra che risposero tramite il Capo della 3.a Divisione, il colonnello pilota Mario Di Stefano, con una

lettera del 14 luglio 1955, nella quale si legge che "il Capitano Visconti è stato giustiziato dai partigiani nel cortile della caserma Vincenzo Monti di Milano il giorno 29/04/1945 (dalle informazioni fornite dal S.I.O.S.). Il Capitano Visconti è stato discriminato con il seguente giudizio: “1° categoria con sanzione disciplinare senza stabilirne l’entità perché deceduto”".
Sul perché sia stato ucciso il Maggiore Adriano Visconti si legge nella nella nota 394, della pubblicazione di S. Laiolo e P. Schifano "Volando all’ala di Visconti" (Edizioni Saratosta): "…quanto restava della cassa del 1° Gruppo caccia era contenuto in una valigetta che Visconti sembra abbia avuto con sé quando venne ucciso». Se così fosse, chissà quanti e quali oggetti di valore e/o documenti importanti conteneva la valigetta che il Maggiore Adriano Visconti portava con sé.
Per chi volesse andare a mettere un fiore sulla tomba del Maggiore Adriano Visconti, le sue spoglie mortali riposano nel Campo X detto "dell'onore" del Cimitero Maggiore di Milano, a fianco a quelle del suo Luogotenente Valerio Stefanini e con tanti commilitoni (molti ignoti senza nome), uccisi nei giorni dell'odio che seguirono il 25 aprile 1945.
Per documentarsi ulteriormente sulla figura storica dell'asso dell'Aeronautica Militare Italiana della Seconda Guerra Mondiale Adriano Visconti, sulla nutrita bibliografia che ne parla e sui suoi riconoscimenti anche internazionali, si può consultare velocemente la pagina Wikipedia dedicata al pilota.
 
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia 
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