(ASI) E’ salito a oltre 3.500, tra cui secondo alcune fonti molti bambini e ragazzini, il numero dei manifestanti arrestati, sabato in Russia, a causa della loro partecipazione alle manifestazioni non autorizzate dalle autorità.
I dimostranti hanno chiesto l’immediata liberazione dell’oppositore Alexei Navalny, il blogger sopravvissuto all’ avvelenamento tramite l’arma chimica del Novichok, il cui uso è vietato dalle convenzioni internazionali, attribuito dall’Occidente agli 007 di Vladimir Putin. La polizia ha fermato, durante gli scontri avvenuti sabato durante i cortei in tutto il paese, il numero più elevato di persone nella storia moderna della nazione.
Il Cremlino ha minimizzato tuttavia la portata degli eventi, accusando il neo eletto Joe Biden di aver fomentato le tensioni e ha sottolineato la necessità di un dialogo sereno con lui. "Poca gente è scesa in piazza, molti votano” per il partito guidato dal presidente, ha detto il portavoce Dmitrij Peskov. Quest’ultimo ha denunciato comunque il tentativo di "minare la situazione interna" nel paese, incolpando Washington di attuare “una grave ingerenza negli affari interni di Mosca”, ma esortando la controparte ad avviare colloqui costruttivi e proficui. L’accusa è rivolta, in particolare, nei confronti dell’ambasciata americana, nella capitale, che aveva esortato i suoi concittadini venerdì a non partecipare alle iniziative, che sarebbero avvenute nelle 24 ore successive, pubblicando su internet addirittura i luoghi dei raduni. Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri guidato da Serghej Lavrov, ha interpretato il gesto come un tentativo di promuovere le "marce contro il Cremlino". Il dicastero ha convocato formalmente i diplomatici d’Oltreoceano per chiedere spiegazioni in merito all’accaduto. La Casa Bianca e l’Unione europea hanno domandato la scarcerazione immediata dell’oppositore dello Zar e dei suoi sostenitori, bloccati durante le violenze in loco di 48 ore fa. Bruxelles discuterà oggi, durante il Consiglio degli Affari esteri, possibili provvedimenti punitivi da adottare verso la Russia. L’Alto rappresentante, per la politica estera del vecchio continente Josep Borell, è tornato a esprimere nuovamente profonda preoccupazione, unendosi al coro unanime di quanti desiderano una conclusione pacifica, che pare essere al momento molto lontana, della triste vicenda. “Dobbiamo usare il regime di sanzioni previsto in caso di violazioni dei diritti umani”, ha fatto sapere intanto l’agguerrita Finlandia che porterà il proprio suggerimento all’ attenzione degli altri governi.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia