(ASI) La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha annunciato oggi di aver dichiarato parzialmente ammissibile il ricorso presentato dal proprietario della libreria Europa di Barcellona, Pedro Varela, che finì in prigione lo scorso dicembre, per il reato di diffusione di idee ritenute genocide, estrapolate da un libro da lui edito.
Tale domanda è stata dichiarata ricevibile il 20 settembre ed è stato presentata da Varela tramite l’avvocato José Maria Ruiz Porta nel novembre 2009 dinanzi alla Corte di Strasburgo, dopo che la Corte costituzionale spagnola ha respinto il suo appello per la protezione. Nella lettera invocò gli articoli 6.1 (Diritto ad un processo equo in tempi ragionevoli), 7 (niente pena senza legge), 9 (libertà di pensiero, di coscienza e di religione), 10 (libertà di espressione) e 13 (Diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
I reclami di Varela si focalizzarono sul fatto di essere stato condannato per un crimine di diffusione di idee genocide che non era nell'atto di accusa né nella condanna in primo grado, e nella durata di un procedimento penale, iniziato nel 1996. Inoltre, il proprietario di detta impresa disse che la sua condanna era "manifestamente infondata" in quanto il materiale venduto nella libreria faceva riferimento a dottrine negazioniste del genocidio, ma non alla sua giustificazione. La Corte di Strasburgo ha deciso di ammettere la petizione per quanto riguarda gli articoli 6.1 - relativo alla condanna per un crimine del quale non era stato accusato -, 9 e 10 della Convenzione, e si pronuncerà nei prossimi mesi sulla condanna.
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