Umbria Jazz 2017: la via europea del jazz passa dai nostri ottoni

foto2Sponsorizzato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Perugia l’eccellente concerto di martedì 11 luglio presso l’Arena Santa Giuliana.

Una esibizione straordinaria di un Jazz autoctono e tutto made in Italy.

(ASI) Perugia. Con l’evento sostenuto dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Perugia quale main sponsor della serata di ieri, mercoledì 12 luglio, Umbria jazz entra nel vivo, “spostando l’equilibrio sulla lettera J di jazz”. Una ottima scelta nell’avere puntato su questi artisti italiani, assolutamente professionali, originali ed ambasciatori di una musica di genere che risulta arricchita e trasmessa con tutta la musicalità, inventiva, studio e ricerca tipicamente italiani. Il tutto per un pubblico che è stato di appassionati e veri intenditori.

Nel primo tempo suonano Enrico Rava e Thomasz Stanko 5et. La tessitura è elaborata, rivolta al concettualismo e talora al minimalismo; ma sempre nell’ambito di una espressione di genere. Sfociando in suoni onirici e belle aperture armoniche, come per esempio nel secondo brano, il concerto assume un colore Jazz riferibile ma nel contempo molto attuale. Tra gli strumentisti, oltre alle trombe, ottima la batteria, che è estremamente discreta ma eccellente nel fornire lo swing e nel sostenere i musicisti di spicco. Buono il pianoforte, che sebbene non impressioni e lavori per cliquet, tiene ben presenti più stereotipi attuali e tradisce una impostazione o formazione accademica classica che gli consente di avere una tecnica molto efficiente senza stanchezza. Bello poi il duetto tra questo e il contrabasso. Nell’insieme si rileva un eccellente livello di swing con fluenti e articolati cambi ritmici e temporali che sostengono un raffinato, ricercato impasto sonoro contenete citazioni, melodie, dialoghi musicali. Se dovessi riassumere: un alto livello di “discorsi musicali”; o meglio un ottimo girovagare in panorami sonori e dell’anima.

Nel secondo tempo la scena passa ad un’altra formazione italiana che ha dimostrato essere di straordinaria non frequente bravura: Fabrizio Bosso (tromba) e la Paolo Silvestri Orchestra, in The Champ to Dizzy. Un nuovo progetto di Fabrizio Bosso che celebra una icona della storia del jazz, Dizzy Gillespie, il più grande trombettista dell'era del bebop ed uno dei più importanti in assoluto. Umbria Jazz ha avuto la fortuna di ospitarlo più volte nelle sue prime edizioni (Gillespie muore nel 1993). L’orchestra è concentratissima, la tensione molto alta, l’esecuzione perfetta. Una rara miscela di preparazione, professionalità, arte che presenta al pubblico per la prima volta questo nuovo programma. Il tutto passa attraverso una splendida e difficile orchestrazione, quella del maestro Silvestri, che fa riscoprire quella formazione e tradizione musicali delle orchestre Jazz italiane storiche e delle origini (come la Mariotti’s & Nardelli jazz band, solo per citarne una). L’orchestrazione è tutta attuale, pur non violando sonorità e schemi di autore e genere, ciò a restituire una sensazione di “rilettura” della musica originale e di contemporaneità della partitura odierna. L’orchestra di fiati è impeccabile, per sound, entrate, omogeneità, assoli. Una orchestra che esordisce con la tipica potenza e coinvolgimento dei suoi prototipi americani (Glenn Miller, ecc.) e che col procedere porge sensazioni di metropolitano “gangsterismo”. Suoni limpidi, puri, non striduli della tromba che tocca registri spesso anche molto alti e pungenti. Un esecutore veramente ammirevole ed un evidente leader di gruppo. Il tutto per una costante alta tensione esecutiva, sonora ed emotiva della intera band. Forse proprio data dalla elettricità e dalla alta concentrazione tipiche di una prima esibizione in un palcoscenico così importante a livello internazionale. Un accenno a Gershwin (Rapsodia in Blu), elementi di ironia e di “comicità musicale” (una tradizione che parte da lontano e citerei Haydn), veramente negativo il pianista.

Giuseppe Marino Nardelli - Agenzia Stampa Italia 

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