(ASI) Perugia. Umbria Jazz di quest’anno non è stata soltanto la celebrazione di una storia. È stata una edizione che ha sottolineato come meglio non si poteva il grande presente di un festival in ottima salute, capace di proposte molto attraenti, confortato da una straordinaria risposta del pubblico. Per dieci giorni Perugia è stata una capitale della cultura musicale.
Ancora più dei numeri, che sono da primato, parla il clima che si respirava nelle vie e nelle piazze dell’acropoli perugina con quel mix di festa, qualità della vita, musica che la città offre a cittadini e turisti durante Umbria Jazz. È soprattutto dalla forza della sua storia e dalla solidità del suo assetto, a partire dalla direzione artistica e dalle professionalità di un organico di assoluto livello, che il festival prende le energie per proiettarsi verso il futuro. L’Umbria potrà ancora contare sulla sua manifestazione simbolo.
I NUMERI:
Un incasso superiore ai 2,3 milioni per 40 mila paganti, con una media di 3.200 paganti all’Arena, oltre 500 al teatro Morlacchi e 150 alla Sala Podiani.
Di assoluto rilievo anche i dati social, con un flusso di pubblico nei canali del festival di oltre 2 milioni di utenti nei dieci giorni del festival: in particolare su Facebook 1.621.483 impressions organiche per oltre 68.000 click sui post, con una copertura della pagina di oltre 1 milione di utenti. Su Instagram una copertura di quasi 70mila con oltre 20mila visualizzazioni al giorno. Il media team di UJ ha prodotto 16 tera di materiali foto-video.
Radio Monte Carlo, radio ufficiale del festival, ha contribuito a questo ottimo risultato con 122 ore di diretta da Perugia, 70 interviste e oltre 10 live realizzati, con uno staff di 15 persone tra speaker e tecnici.
LA MUSICA:
Se si può sottolineare un tema caratterizzante di questa edizione, è stata la forma-canzone nelle sue diverse declinazioni: la canzone dello straordinario storyteller Bob Dylan; la più raffinata canzone d’autore italiana di Paolo Conte; le hit più celebri dei Police orchestrati da Stewart Copeland; le canzoni del repertorio popolare americano ma anche italiano, irlandese, latinoamericano di Rhiannon Giddens; le canzoni del rock blues di Joe Bonamassa e quelle legate alle radici folk di Ben Harper.
Anche tanto jazz: una edizione illuminata dai lampi del trio di Brad Mehldau, del quartetto di Branford Marsalis, del duo Enrico Rava- Fred Hersch, del quartetto di Bill Frisell, della band stellare di Herbie Hancock, delle star italiane Stefano Bollani e Paolo Fresu, ma pure dalla più soffusa atmosfera “da camera” dei concerti nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Di particolare rilievo quest’anno la qualità del programma dei concerti gratuiti, anche in omaggio alla formula con cui il festival fu pensato cinquanta anni fa: tra i circa 130 eventi gratuiti non si può non citare l’esplosivo esordio di Ranky Tanky.
CLINCS e UJ4KIDS sono ormai due sezioni consolidate (i corsi del Berklee College of Music di Boston) e in crescita (i laboratori per bambini e ragazzi). Grande successo e bellissimo clima per l’anteprima di UJ4KIDS in Corso Cavour, animato da band, famiglie e “movida”.
Umbria Jazz non si ferma. È già tempo di pensare all’immediato futuro, con UMBRIA JAZZ WEEKEND in programma a Terni dal 14 al 17 settembre, e poi sarà la volta di UMBRIA JAZZ WINTER a Orvieto (28 dicembre-1° gennaio), di cui ricorre il trentesimo anniversario.