(ASI) Benvenuti all’Hotel Abisso: si chiama Europa. L’Europa è lo specchio del tramonto dell’Occidente. Tema logoro, merita un aggiornamento.
Partiamo da lontano. Nel 1979 un sociologo francese, J.F. Lyotard (1924-1998) scriveva un libro di successo: La condizione postmoderna. Analisi comparativa: nel 1978, le BR rapivano Moro per poi assassinarlo, cinquanta giorni dopo. La nostra crisi ha cause remote.
Mentre la democrazia navigava a vista, mesta e quasi impotente, in quegli anni di piombo, c’era chi, in Europa, stappava, straripante di gioia, bottiglie di champagne, decretando che i collettivi dei brigatisti e degli altri terroristi rifugiatisi Oltralpe, senza trascurare il corteo dei sodali radicalchic del “soccorso rosso”, fossero destinati a fare la fine dei dinosauri. Estinzione certa.
Benvenuti nella postmodernità. Un altro modo di pensare, vivere e convivere. Titolo sontuoso: la fine delle grandi narrazioni.
Nasce di fatto l’ultima ideologia, parto senile del delirio ideologico tutt’altro che al tramonto. Altro titolo di coda che fa notizia: la fine delle ideologie. L’ultima ideologia.
Da allora per essere ultra-moderni, cioè post-moderni, occorre prendere a calci le ideologie passate, anche se abbracciate e teneramente coccolate fino a ieri. La politica o è post-ideologica o non è.
La vita diventa una faccenda esclusivamente privata, pronta all’uso e all’abuso dei nuovi padroni del pensiero. La nuova parola d’ordine è reinvenzione.
Un mondo di plastica
Un mondo di plastica abitato da comunicatori, coach, manager, opinionisti, truppe cammellate di complemento guidate, di volta in volta, da generali senza seguito alcuno e manovratori di varia fattura, chiamati pomposamente “tecnici”.
Questi ultimi gran signori e gente sobria, zero tasso alcolemico-ideologico, capaci, con eleganza non priva di lacrimosa compassione, alla bisogna, di macellare il corpo della società, privatizzare ogni industria produttiva e infilare il parentado, altrettanto raffinato, nei cda che contano.
Qualche raffinato analista ha definito questo sovversivismo dall’alto un ceo capitalism che, tradotto nella lingua dei miei padri, significa il capitalismo della nuova razza padrona. Ma si tratta anche di qualcos’altro, la conseguenza più matura della malattia europea: il nichilismo.
Brutta bestia, il nichilismo. Proprio come la Bestia del Libro dell’Apocalisse.
Il nichilista pensa il mondo come nient’altro che il suo mondo. Dunque, pur sconfitto alle urne, il nichilista si alza orgogliosamente e dichiara trionfalmente guerra alla Russia. Seguono annunci di furori nucleari prossimi venturi, senza considerare il “popolo minuto” dei generali che conoscono lo stato dell’arte dell’esercito in questione, a tutti noto come quello francese, e trattasi di ben poca cosa.
L’esercito del Napoleone in sedicesimo potrebbe reggere all’urto bellico estremo non più di quattro giorni, dice chi la guerra la conosce davvero.
Macron, nichilista perfetto, è il presidente di una Francia che non lo vuole più, mentre la sua tenacia nel distruggere sta conducendo il rendimento degli Oat francesi “al livello di quelli portoghesi e poco al di sotto dei bonos spagnoli (3.36%), dei titoli greci (3,62%) e di quelli italiani (3,95%)” (Tobia De Stefano, Macron porta Parigi al livello Pigs, pubblicato su La Verità, venerdì 21 giugno 2024).
Non a caso, lo stesso Macron, al recente G7, ha spinto “perché si riconoscesse il “diritto di aborto” come questione fondamentale da approvare a livello transnazionale” (Massimo Gandolfini, Sfilate per demolire il pensiero unico, pubblicato su La Verità, venerdì 21 giugno 2024).
Quando la miscela di retorica bellicista si accompagna alla demolizione dell’economia (e, quindi, della società) e al fondamento di quest’ultima, la natalità (Gotti Tedeschi docet) il nichilismo è compiuto.
Il nichilista e il principio di realtà
L’altra caratteristica del nichilista di razza è la superbia. I Greci la chiamavano Hybris. Tracotanza, insolenza, alterigia, perdita del senso della realtà.
Il nichilista non sa stare al suo posto, fa la guerra alla realtà e al principio di realtà. Non riesce perciò a leggere i segni dei tempi o, in termini sociologici, i segnali del/nel sistema-mondo, trascendendo il limite consentito, senza aver fatto prima la polizza giusta per sé e soprattutto per gli altri. L’abisso si spalanca sotto i piedi del nichilista compiuto. Benvenuto all’Hotel Abisso.
La Statua della Libertà e la Statua della Responsabilità
Prima che il mondo dichiarasse la fine della fede, delle ideologie e dei progetti di emancipazione collettiva, gli uomini non si accontentavano dell’astratta contemplazione della Statua della Libertà, volendo a quest’ultima accostare la Statua della Responsabilità (devo questa intuizione al singolare psicanalista Valerio Albisetti). Libertà e responsabilità sono infatti due facce della stessa medaglia.
Max Weber (1864-1920) teorizzò l’etica della responsabilità, la più importante per l’uomo politico. Per Aristotele (384 a.C.-322 a.C.), le virtù degli uomini eccellenti convergevano nel quadrante antropologico della saggezza. La saggezza non è il pasto degli dèi, ma è l’anima dell’agire responsabile, come sa il generale che guida i suoi uomini in battaglia e il padre di famiglia che lavora, calcola e progetta in vista di un bene più grande.
Le radici cristiane dell’Europa, originariamente definita Res Publica Christiana, sono state rimosse e recise con diabolico furore e oggi domina pressoché incontrastato il totalitarismo “morbido” più feroce e organizzato della storia moderna e post-moderna, qualcosa che fa impallidire il comunismo sovietico dei tempi d’oro (https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/2017/1/22/spillo-ue-se-gia-gaber-aveva-capito-cos-e-l-eurocrazia/743624/; https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/67731-l-europa-satanista-partorisce-la-democrazia-totalitaria-il-nostro-mondo-al-capolinea).
Ѐ paradossale che, nell’epoca della fine delle grandi narrazioni, dominante il relativismo in ogni ordine e grado, comandi un solo generale sul campo: il nichilismo.
L’assoluto privo di fondamento assoluto, ecco cos’è il nichilismo nelle vesti di neototalitarismo.
Benvenuti, dunque, signori e signore all’Hotel Abisso. Comodi, la Direzione sta provvedendo a tutto. A voi non resta che obbedire.
Raffaele Iannuzzi per Agenzia Stampa Italia