Il difficile rapporto banca e trust: prevenzione e diffidenza.

Intervista a Mauro Norton Rosati di Monteprandone, Full Professor di diritto del Trust-Albany international School -London-UK

 

(ASI) In Italia nonostante sia stata ratificata la Convenzione de L'Aja sul TRUST  e nonostante la stessa ABI (associazione bancaria italiana) abbia edito anche una pubblicazione su come aprire e gestire conti correnti di TRUST risulta esserci una  “anarchia bancaria” da parte di agenzie, sedi dislocate in varie provincie e regioni  che aprono facilmente oppure rifiutano “a priori” la apertura di un conto familiare o aziendale senza affidamenti, ad un Trust. Per conoscere meglio quesa problematica molto importante abbiamo rivolto delle domande al prof. Mauro Norton Rosati* di Monteprandone, partner dello Studio Cassiel di Londra ,uno dei massimi esperti di Diritto del Trust.

Che cosa ci puo' dire , Professore in merito?

Per gli intermediari finanziari e bancari  verso  il trust  c'è quasi sempre  il sospetto  di violazioni sotto il profilo antiriciclaggio, al punto da far loro escludere l’instaurazione di rapporti con esso. Tranne quando il patrimonio del trust è particolarmente elevato ed io dico, conveniente economicamente per intermediario e banca, che viene aperto.

Ci sono banche che nonostante la pressante pubblicita' sui quotidiani economici, come Banca Intesa, che   propone il TRUST come   strumento innovativo di tutela patrimoniale, di fatto, dopo perdite di tempo , produzione dei documenti minimi indispensabli, rigetta la apertura del conto corrente.

Alcuni casi in Liguria, Veneto che dopo anni di gestione di conti intestati  ad un Trust,hanno sic et simpliciter concesso 60 gg. Per la chiusura del rapporto! Con danno ai trust commerciali.

Ci sono state banche di grossi gruppi che pretendono che a fronte della apertura di un conto corrente dedicato, intestato ad un TRUST, siano le stesse banche nominate ed indicate quale “Trustee” con perdita naturalmente di “appeal”.

 Il rapporto tra trust e banche  pertanto a differenza di altri stati europei, in Italia sembra non essere dei più rosei con fuga “all'estero” di imprese per la sola apertura del conto corrente

Quindi in sostanza afferma che aprire un conto ad un Trust , le Banche hanno  sempre il sospetto di  potenziali violazioni di norme di antiriciclaggio?

Si è proprio cosi' e cio' “a prescindere”!

Per gli intermediari bancari finanziari il trust è quasi sempre un elemento di sospetto sotto il profilo della normativa antiriciclaggio, al punto da far loro escludere l’instaurazione di rapporti con esso. Ammesso che il gioco non valga la candela, cioè quando il patrimonio del trust è particolarmente elevato.

E quindi si configura una totale   “disparita di trattamento” tra persone fisiche o aziende che intendono vincolare in trust o intraprendere attivita a mezzo di Trust con grossi  patrimoni  e quelle “normali” della middle economic class!

Ma ci sono stati casi di apertura di conti dedicati al Trust ?

Certamente che ne sono stati aperti! Ma, anche quando il rapporto viene alla fine instaurato, l’intermediario tende ad attribuire automaticamente al cliente (trust o che abbia nella propria catena partecipativa un trust) misure rafforzate di verifica, con la richiesta di documenti e informazioni anche molto riservati.

A ben pensare e riflettere la Banca d’Italia, nel 2019, ha rifiutato la richiesta di escludere i cosiddetti trust interni dagli esempi di veicoli di interposizione patrimoniale che rappresentano un rischio elevato. Ma ha al contempo aggiunto che, se sussistono fattori di mitigazione del rischio: allora gli intermediari possono applicare misure ordinarie e non rafforzate di adeguata verifica. Quindi il messaggio è: niente automatismi, valutate caso per caso, ammesso che non si tratti di trust con sede in Paesi ad altro rischio.

Lo STUDIO CASSIEL ha avuto come esperienzla casi di  trust familiari, per passaggi generazionali,  tutela dei prodighi, ma anche ” trust dopo di Noi “! Per questi ultimi, solamente per questi! non ci sono stati assolutamente  problemi!

Si riscontrano difficolta' anche per i “Trust di scopo charitable-no profit” utilizzati per finalita' caritatevoli, sociali ecc.

E'la forma mentis dei funzionari, dei dirigenti Area Bancaria che deve cambiare! Non si riesce a comprendere come da una parte l'ABI pubblica un “manuale operativo Trust e Banca” e poi di fatto non lo applica!

Ho avuto casi di Banche di Credito cooperativo che mi hanno opposto la “amoralita' dell'istituto”!!

siamo alla totale ignoranza colpevole e pericolosa per la Economia!

Quindi  è all'ignoranza o  al mancato aggiornamento professionale  che imputa. Professore,

la difficolta' alla apertura di conti correnti intestati al Trust?

Esattamente! Gli istituti bancari sono ancorati  a documenti di prassi, quali  circolari  dell’Agenzia delle Entrate e i documenti di Banca d’Italia sul trust obsoleti,  del passato, che non sono mai stati aggiornati né hanno seguito l’evoluzione dell’istituto del trust all’interno del panorama italiano.

Infatti gli Uffici antiriciclaggio presso le Banche o Istituti  finanziari non sono aggiornati ed hanno uno schema, una forma mentis  ancorata agli schemi di “civil law” ai formalismi del nsordinamento giuridico che cozza con la flessibilita' di quello anglosassone.

Si figuri  che funzionari laureati di banche ed  istitui finanziari,hanno chiesto  il codice ATECO e iscrizione alla Camera di Commercio di un Trust! Quando è risaputo che ad oggi un Trust è iscrivibile solamente quand è detentpre di partecipazioni societarie!

Una grande confusione con “ditta individuale” cosi è stato anche sollevato dai non consapevoli impiegati bancari.

Non potrebbe essere la normativa “antiriciclaggio” ad inficiare e rendere problematica la apertura di rapporti bancari con TRUST?

La verifica ai fini antiriciclaggio viene quasi sempre svolta soltanto sui soggetti “attuali” (con nessuna verifica su eventuale guardiano successivo, trust successivo o beneficiari di secondo grado), per evitare un’eccessiva onerosità derivante dall’estensione della verifica a ulteriori soggetti. Ma molti istituti bancari subordinano l’apertura dei rapporti al trust a censimenti e procedure antiriciclaggio completi anche su questi soggetti, sebbene siano figure che, magari, diventeranno mai titolari di una posizione piena, vista la discrezionalità del trustee o per via di eventi legati alla loro vita .

Quindi che soluzione consiglia ?

In primis, ed è diffcile me ne rendo conto , è cercare di  educare  per cambiare il modo di pensare e di affrontare il problema: preparazione ed aggiornamento da parte degli addetti  ai lavori( funzionari banche ed finanziarie e insurance bank) e poi, come sostanzialmente consiglia Banca Italia, di analizzare caso per caso senza pregiudizio alcuno e dare risposte concrete , conformi al diritto e considerare che anche nei casi di “trust autodichiarati o di mero scopo, quindi opachi perchè con finalita' charitable e no profit , non si nascondono “aspetti criminali o mafiosi” ma realta' legittime e di sostegno alla famiglia ed alla azienda.

E' bene ribadire e lo riconfermo ad ogni mia conferenza, è la Convezione de L'Aja che orevede, prescrive un obbligo a caico del “trustee” di aprire conti “dedicati al trust” al fine di evitare la “confusione dei patrimoni”: se la banca si ostina in tale condotta illegittima nell'inibire aperture di conti correnti, la sua condotta è “contra legem” a discapito dei Trust.

Quindi aggiornarsi sulla prassi amministrativa e fiscale anche alla luce di quanto la Amministrazione finanziaria ha adottato di recente con la CM n.34/2022 che ha riconfermato la validita' del “trust autodichiarato” ritenuto legittimo dalla Cassazione.

Nelle more di tali ripensamenti, studi, strategie bancarie, lo STUDIO CASSIEL  è nelle condizioni sulla base della sussistenza dei requisiti, aiutare  coloro che istituiscono per ogni legittima, lecita ragione familiare  ed aziendale,un trust aziendale o familiare.

 

 

* Si ringrazia il prof. Mauro Norton Rosati di Monteprandone per  la foto che ci ha fornito ed autorizzato a pubblicare.

 


Nota. ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati rappresentano pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. Il nostro intento è di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione.

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