(ASI) Mosca -Diffuso dall'agenzia di stampa russa Ria Novosti un video nel quale si vede il leader del Cremlino Vladimr Putin rendere omaggio con segno della croce e inchino, deponendo un mazzo di fiori rossi accanto alla bara, alla salma di Mikhail Gorbaciov nella camera ardente allestita presso la Clinica Ospedaliera Centrale di Mosca, dove l’ultimo segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (Pcus) si è spento nella serata di martedì 30 agosto 2022.
All’eta di 91 anni, se n'è andato anche Gorbaciov, uno degli ultimi protagonisti del Novecento, il secolo delle ideologie politiche, iniziato secondo molti storici della politica con la rivoluzione comunista russa sovietica nel 1917 e conclusosi dopo circa 74 anni nel 1991 con la fine della Guerra Fredda a seguito proprio dello scioglimento dell'Urss e il conseguente inizio della società globale del XXI secolo.
Michail Gorbaciov (Privol'noe 2 marzo 1931- Mosca 30 agosto 2022) è stato l’ultimo Segretario del Pcus dal 1985 al 1991 e cercò di riformare senza riuscirci efficacemente il sistema socialista sovietico. L'11 marzo del 1985, dopo la morte di Konstantin Cernenko, il 54enne Mikhail Gorbaciov, neo eletto alla segreteria del Partito Comunista dell'Unione Sovietica voleva portare avanti una riforma dell'Impero Sovietico per trasportarlo probabilmente a una economia socialista di mercato come avvenuto positivamente in Cina. Ma le sue riforme non si dimostrarono efficaci, e la Perestrojka (ristrutturazione) e la Glasnost (trasparenza) indebolirono l'Impero, dando impulso alle inarrestabili spinte centrifughe di tutti i popoli, così l'Urss collasso su se stessa.
La sera del 25 aprile 1991, nella innevata Piazza Rossa di Mosca, dal Cremlino veniva ammainata per l'ultima volta la Bandiera Rossa con falce e martello. Dopo l'annuncio del suo ultimo presidente, il Soviet Supremo decretava formalmente la fine dell'esperienza politica dell'Urss il 26 dicembre 1991, poco più di sei anni dall'insediamento di Gorbaciov alla Segreteria del Pcus.
La disgregazione dell'Unione delle XX repubbliche sovietiche creata da Lenin nel 1917, era un fatto ormai già pressoché compiuto: prima se n'erano andati gli Stati Satelliti con la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989, poi si staccarono i Paesi Baltici cioè Estonia, Lettonia e Lituania che non aspettavano altro che liberarsi dal giogo di Mosca, infine la disgregazione definitiva dell'Urss ci fu di fatto l'8 dicembre del 1991, allorché nella foresta bielorussa di Belovezhskaya si ritrovarono i capi delle tre principali repubbliche Boris Eltsin (Russia), Leonid Kravchuk (Ucraina) e Stanislao Shushkebic (Bielorussia).
Del dissolvimento dell'Impero Sovietico ne parlarono tutti i telegiornali del mondo, ricordo anche io, all'epoca bambino, di aver assistito in TV a casa del nonno Ettore (dove mangiavamo con tutti i parenti il giorno di Santo Stefano) al mesto ammaina - bandiera dal Cremlino che gran parte della opinione pubblica occidentale vedeva di buon occhio come la caduta dell'impero del male (parole del presidente Usa Reagan), anche se in Italia non mancava, sia fra i giornalisti sia fra i politici, chi già preannunciava, come Giulio Andreotti, le conseguenze non certo positive che ci sarebbero state negli anni a venire per l'Italia.
Nel nuovo gruppo di governo sovietico si era convinti a torto che la transizione al libero mercato avrebbe portato con sé più benessere e più libertà, ma le scelte politiche di Gorbaciov si dimostrarono sbagliate, poiché se erano stati compresi i mali dell'Impero sovietico, la cura scelta non si rivelò efficace.
Gorbaciov, con le sue riforme politiche, economiche e sociali, non valutò a pieno gli effetti del peso della veloce apertura della società comunista sovietica, troppo affrettata per essere assorbite efficacemente in così poco tempo; pertanto il suo progetto di riforme fallì miseramente, a differenza della Cina, dove, invece, Deng Xiaoping si era fatto promotore di una transizione lenta dall’economia socialista pianificata a quella capitalista di libero mercato.
Proprio per questo motivo, nella storia, Mikhaul Gorbaciov sarà ricordato come l'uomo della disfatta dell'Urss. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica anni di miseria morale e materiale hanno colpito la Russia. Un periodo nero in cui crebbe la malavita organizzata, prosperò il mercato nero e diminuì drasticamente la speranza di vita dei cittadini, a causa di una crescita esponenziale del consumo di droghe ed alcolici.
Da quel momento si può considerare conclusa la "Guerra Fredda" e con l'avvento della Globalizzazione, inizia la nuova fase dell'espansione del Capitalismo a livello mondiale, prima (dal 1991 al 2011) col tentativo degli Stati Uniti di espandersi verso il cuore della massa continentale euro - asiatica per il controllo delle maggiori fonti energetiche del mondo e l'accelerazione del processo di integrazione europea dopo la riunificazione della Germania che ha iniziato a svuotare di sovranità gli Stati socialdemocratici della seconda parte del Novecento, e ad evolvere, al di là di una ottica nazionale il Capitale e la Finanza.
Successivamente, dal 2011 al 2020, è continuato non solo il processo di integrazione europeo, ma c'è stata una svolta verso un equilibrio geopolitico multipolare, dopo le Primavere Arabe che con la caduta dei governi post coloniali di Gheddafi (Libia), Mubarak (Egitto) e i continui attacchi contro quello di Assad (Siria), ha riportato in auge la potenza mondiale dei vecchi imperi europei coloniali di Francia e Gran Bretagna, ma soprattutto ha proiettato la Cina nel lotto delle maggiori potenze mondiali dopo l'annuncio della "Nuova via della Seta" fatto dal presidente cinese Xi Jinping a settembre del 2013 (quella terrestre) e a ottobre dello stesso anno (quella marittima), con la contestuale proposta di istituire la Banca Asiatica d'investimento per le Infrastrutture.
Infine, dal 2020, con lo scoppio della pandemia da Covid19, è accelerata la fase della digitalizzazione sia nel campo monetario che burocratico e dello sviluppo di un capitalismo mondiale sempre più lontano dai limiti e confini statuali tradizionali, legato o a lobby di potere di scienziati che stanno assumendo sempre più importanza per la sorte del mondo con le cure per i virus e per ripensare a uno sviluppo ecosostenibile , o di tecnocrati che controllano i maggiori social network del mondo a cui devono rivolgersi gli Stati per essere tecnologicamente al passo con i tempi nell'erogazione di determinati servizi, o infine collegato al capitalismo finanziario - industriale tradizionale che mira a unirsi per poter affrontare al meglio le nuove sfide del mercato fluttuante, come avvenuto sull'Atlantico col progetto Stellantis, holding multinazionale, con sede legale ad Amsterdam in Olanda, produttrice di autoveicoli, nata prevalentemente dalla fusione di gruppi automobilistici italiani, francesi e americani (PSA + Fiat Chrysler Automobiles) che controlla quattordici marchi automobilistici (Abarth,Alfa Romeo, Chrysler, Citroen, Dodge, Ds Automobiles, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot, Ram Trucks e Vauxhall). Sulla stessa linea dell'Unione fra le industrie automobilistiche italiane, statunitensi e francesi, va letto il Patto del Quirinale e la nuova alleanza politica franco - italiana che vorrebbe creare un nuovo asse egemonico nell'Unione Europea.
In questo contesto in continua evoluzione, la Russia, è rimasta sempre una grande potenza militare mondiale (la prima per numero di testate nucleari e per esercito di terra), e, dopo un attimo di crisi nel decennio di Presidenza Eltsin, ha ripreso a svolgere sempre più con l'avvento al potere di Putin (dal 1999) il suo ruolo storico geopolitico di riferimento e di stabilità nell'ambito del continente euro - asiatico, e sta cercando di arginare l'avanzata degli Usa verso l'Eurasia, come dimostrano gli ultimi venti di guerra sull'Ucraina, le tensioni nei Balcani fra Serbia e Kosovo e in Asia a Taiwan fra la Cina e gli Usa. Attualmente, un nuovo equilibrio come ai tempi della "Guerra Fredda" ancora non c'è e molto dipenderà dai rapporti di Usa e Russia con l'Unione Europea (oscillanti fra le aperture diplomatiche di collaborazione che Putin fa soprattutto ai singoli Stati e le minacce che spesso fa di tagliare i ponti energetici), dalla questione ucraina dopo la decisione del governo di Kiev di chiedere l'entrata nella Nato, dalla decisione dei paesi dell'Opec produttori di petrolio di continuare a non soddisfare le richieste di aumento della fornitura di carburante all'Europa dopo la riduzione delle forniture russe, infine dall'andamento dell'alleanza fra Russia e Cina.