(ASI) Mosca - Trent'anni fa aveva fine l'esperienza politica dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). La sera del 25 aprile 1991, nella innevata Piazza Rossa di Mosca, dal Cremlino veniva ammainata per l'ultima volta la Bandiera Rossa con falce e martello. Dopo l'annuncio del suo ultimo presidente Gorbaciov, il Soviet Supremo ne decretava formalmente lo scioglimento il 26 dicembre 1991.
Del dissolvimento dell'Impero Sovietico ne parlarono tutti i telegiornali del mondo, ricordo anche io, all'epoca bambino, di aver assistito in TV a casa del nonno Ettore (dove mangiavamo con tutti i parenti il giorno di Santo Stefano) al mesto ammaina - bandiera dal Cremlino che gran parte della opinione pubblica occidentale vedeva di buon occhio come la caduta dell'impero del male (parole del presidente Usa Reagan), anche se in Italia non mancava, sia fra i giornalisti sia fra i politici, chi già preannunciava, come Giulio Andreotti, le conseguenze non certo positive che ci sarebbero state negli anni a venire.
La disgregazione dell'Unione delle XX repubbliche sovietiche creata da Lenin nel 1917, era un fatto ormai già pressoché compiuto: prima se n'erano andati gli Stati Satelliti con la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989, poi si staccarono i Paesi Baltici cioè Estonia, Lettonia e Lituania che non aspettavano altro che liberarsi dal giogo di Mosca, infine la disgregazione definitiva dell'Urss ci fu di fatto l'8 dicembre del 1991, allorché nella foresta bielorussa di Belovezhskaya si ritrovarono i capi delle tre principali repubbliche Boris Eltsin (Russia), Leonid Kravchuk (Ucraina) e Stanislao Shushkebic (Bielorussia).
Erano passati poco più di sei anni dall'insediamento al Cremlino di Gorbaciov che appena 54enne voleva portare avanti una riforma dell'Impero Sovietico per trasportarlo probabilmente a una economia socialista di mercato come avvenuto positivamente con la Cina.
Ma le sue riforme non si dimostrarono efficaci e la Perestrojka (ristrutturazione) e la Glasnost (trasparenza) indebolirono l'Impero, dando impulso alle inarrestabili spinte centrifughe di tutti i popoli.
Da quel momento si può considerare conclusa la "Guerra Fredda" e con l'avvento della Globalizzazione, inizia la nuova fase dell'espansione del Capitalismo a livello mondiale, prima (dal 1991 al 2011) col tentativo degli Stati Uniti di espandersi verso il cuore della massa continentale euro - asiatica per il controllo delle maggiori fonti energetiche del mondo e l'accelerazione del processo di integrazione europea dopo la riunificazione della Germania che ha iniziato a svuotare di sovranità gli Stati socialdemocratici della seconda parte del Novecento, e ad evolvere, al di là di una ottica nazionale il Capitale e la Finanza.
Successivamente, dal 2011 al 2020, è continuato non solo il processo di integrazione europeo, ma c'è stata una svolta verso un equilibrio geopolitico multipolare, dopo le Primavere Arabe che con la caduta dei governi post coloniali di Gheddafi (Libia), Mubarak (Egitto) e i continui attacchi contro quello di Assad (Siria), ha riportato in auge la potenza mondiale dei vecchi imperi europei coloniali di Francia e Gran Bretagna, ma soprattutto ha proiettato la Cina nel lotto delle maggiori potenze mondiali dopo l'annuncio della "Nuova via della Seta" fatto dal presidente cinese Xi Jinping a settembre del 2013 (quella terrestre) e a ottobre dello stesso anno (quella marittima), con la contestuale proposta di istituire la Banca Asiatica d'investimento per le infrastrutture.
Infine, dal 2020, con lo scoppio della pandemia da Covid19, è accelerata la fase della digitalizzazione sia nel campo monetario che burocratico e dello sviluppo di un capitalismo mondiale sempre più lontano dai limiti e confini statuali tradizionali, legato o a lobby di potere di scienziati che stanno assumendo sempre più importanza per la sorte del mondo con le cure per o virus e per ripensare uno sviluppo ecosostenibile , o di tecnocrati che controllano i maggiori social network del mondo a cui devono rivolgersi gli Stati per essere tecnologicamente al passo con i tempi nell'erogazione di determinati servizi, o infine collegato al capitalismo finanziario - industriale tradizionale che mira a unirsi per poter affrontare al meglio le nuove sfide del mercato fluttuante.
In questo contesto in continua evoluzione, la Russia, è rimasta sempre una grande potenza militare mondiale (la prima per numero di testate nucleari e per esercito di terra), e, dopo un attimo di crisi nel decennio di Presidenza Eltsin, ha ripreso a svolgere sempre più con l'avvento al potere di Putin ( dal 1999) il suo ruolo storico geopolitico di riferimento e di stabilità nell'ambito del continente euro - asiatico, ed è riuscita ad arrestare l'avanzata degli Usa verso l'Eurasia; ma un nuovo equilibrio come ai tempi della "Guerra Fredda" ancora non c'è e molto dipenderà dai rapporti con l'Unione Europea (oscillanti fra le aperture diplomatiche di collaborazione che Putin fa soprattutto ai singoli Stati e le minacce che spesso fa di tagliare i ponti energetici), dalla questione ucraina fonte di tensione, e infine dalla riunificazione con l'altra grande potenza asiatica, la Cina (asse russo - cinese che gli Usa riuscirono abilmente a rompere sotto il segretariato di Stato di Henry Kissinger).
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia
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