(ASI) Genova - L'accordo tra la giapponese Hitachi e la nostrana Finmeccanica, è stato siglato. In una delle note della società, si legge, circa l'acquisto di Hitachi di Ansaldo Breda, «ad esclusione di alcune attività di revamping e di determinati contratti residuali».
Sempre dalla nota, apprendiamo che «il Prezzo di acquisto previsto dal Contratto di Compravendita delle Azioni di Ansaldo Sts è pari a 9,65 Euro per azione di Ansaldo STS, per un corrispettivo complessivo pari a 773 milioni di Euro. Il prezzo di acquisto concordato è soggetto a possibili aggiustamenti in negativo prima del closing nel caso in cui Ansaldo STS approvi la distribuzione di dividendi, acconti su dividendi, ovvero altre distribuzioni (in tal caso, l’ammontare del dividendo o riserva o altra distribuzione o acconti sui dividendi corrisposti per ciascuna azione, verrà dedotto dal prezzo di acquisto per azioni da versare in favore di Finmeccanica). Il corrispettivo totale netto da corrispondere a Finmeccanica in base all’accordo di acquisto dell’attuale business di AnsaldoBreda, comprensivo del patrimonio immobiliare, ammonta a 36 milioni di euro».
Secondo Mauro Moretti, ad di Finmeccanica, «Hitachi ha espressamente riconosciuto il know-how e l’expertise conferiti da AnsaldoBreda e da Ansaldo STS. Sono sicuro - afferma - che entrambe le società ricopriranno un ruolo chiave nel futuro sviluppo del business di Hitachi Rail in tutto il mondo, facendo leva sui centri di eccellenza nei sistemi ferroviari e nel trasporto metropolitano».
Un percorso che seguiva forti indebitamenti dell'azienda. E quindi, l'ennesimo gioiello di famiglia che passa in mani straniere.
Solo pochi mesi fa, il Cardinale Bagnasco, aveva espresso preoccupazione e pieno coinvolgimento nelle varie crisi industriali, da quella delle acciaierie di Terni agli stabilimenti dell’Ilva di Taranto e di Cornigliano, alle tante imprese in difficoltà. Forte è stato il suo monito di novembre: «cercare di risolvere le diverse situazioni tenendo il più possibile in casa i gioielli di famiglia. Le soluzioni finanziarie che inducono a vendere per ripianare ma poi non avere più nulla non sembrano la strada più saggia». E il nostro tessuto industriale, sottolineava il presidente della CEI, «è una grande opportunità da salvaguardare, anche se questa realtà in parte si è già dissolta». Se si ascoltassero di più queste parole e si utilizzasse più oculatezza, l'Italia, non sarebbe in svendita.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia