Museo che vai, direttore straniero che trovi

(ASI) Il ministro Franceschini, in cerca di venti direttori per i musei più importanti d’Italia, apre il bando a professionalità estere. Nel resto del mondo, l’internazionalizzazione è già realtà.

Preparati, specializzati e con una forte esperienza in ruoli dirigenziali. Saper parlare italiano? Un plus. L’identikit del direttore di museo ideale è tracciato nel bando del ministro italiano per i Beni culturali, Dario Franceschini, che, in cerca di venti direttori per i musei più importanti del Belpaese, apre il concorso anche a professionalità estere. Una international call per figure dalla “comprovata qualificazione professionale in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali”, che abbiano “ricoperto ruoli dirigenziali, per almeno un quinquennio, in Italia o all’estero”, che siano in possesso di una “particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica” e che si ritroveranno a capo di istituzioni come la Galleria Borghese di Roma, gli Uffizi di Firenze, la Pinacoteca di Brera, il Palazzo Ducale di Mantova o il Parco archeologico di Paestum. Scaduto il termine per presentare le domande (15 febbraio), dovremo aspettare maggio per sapere se anche i musei italiani saranno travolti da quell’ondata di internazionalizzazione che, nel resto del mondo, di fatto, è già realtà. A frenare le perplessità per una ricerca che per la prima volta si spinge oltre i confini italiani, infatti, potrebbe essere la consapevolezza che, all’estero, molti “super musei” sono gestiti da “stranieri”, ma nessuno si stupisce. A Londra il tedesco Martin Roth è il direttore del Victoria and Albert Museum. Il Met (Metropolitan Museum of Art) di New York è attualmente guidato dall’inglese Thomas P. Campbell mentre a capo della Gagosian Gallery di New York c’è l’italiana Valentina Castellani. Tornando a Londra, la Tate Modern non vede un direttore inglese da 16 anni: il belga Chris Dercon, alla guida del museo dal 2010, ha preso il posto dello spagnolo Vicente Todolì. Prima di lui, a gestire la galleria d’arte dal 1998 al 2001, fu lo svedese Lars Nittve. Anche il caso dell’inglese Neil MacGregor, attuale direttore del British Museum e che in Germania è considerato “il candidato più desiderabile” alla direzione dell’Humboldt Forum, dimostra come i confini, soprattutto quelli dell’arte, vanno via via allentandosi. L’arrivo di “uno straniero al museo” non è sinonimo di delegittimazione e non nasconde nessun fallimento strategico. A darne prova è la lista dei musei d’arte più visitati del mondo che ogni anno viene stilata da Giornale dell’arte con The Art Newspaper: sono proprio quelle istituzioni citate come esempio di internazionalizzazione che si piazzano nelle posizioni più alte della classifica. Il Met della Grande Mela (con un inglese a capo) sale sul terzo gradino del podio registrando oltre sei milioni di visitatori nel 2013. Nella top ten anche la Tate Modern,settima galleria d’arte più visitata con quasi cinque milioni di accessi.

In dodicesima posizione, con più di tre milioni di visitatori, il Victoria and Albert Museum del tedesco Roth. La National Gallery di Londra (in quarta posizione per numero di visitatori) avrà un direttore di origine italiana. Gabriele Finaldi (italo-inglese che ha studiato a Napoli e Londra) è attualmente co-direttore del Prado di Madrid e secondo il Financial Times è stato scelto per uno degli incarichi più importanti nel mondo dell’arte. Sembra proprio che le maggiori istituzioni culturali del mondo vogliano assicurarsi i migliori talenti, a prescindere dalla nazionalità.

Questo trend, tuttavia, non sembra coinvolgere l’Italia, almeno secondo i dati diffusi dal Mibact alla scadenza del concorso: sono 1222 le candidature arrivate, di cui solo 80 da stranieri. A designare i nuovi direttori ci penserà la commissione di valutazione presieduta da Paolo Baratta (presidente della Biennale) e di cui fanno parte Lorenzo Casini (professore di Diritto amministrativo a Roma), Claudia Ferrazzi (segretario dell’Accademia di Francia), Luca Giuliani (rettore del Wissenschaftskolleg di Berlino) e Nicholas Penny (già direttore della National Gallery).


Silvia Paradisi - Agenzia Stampa Italia

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