(ASI) La notte del 15 settembre 1810 il sacerdote Miguel Hidalgo y Costilla, insieme a Ignacio Allende e Juan Aldama, chiamò a raccolta il popolo per ribellarsi contro l’oppressiva autorità della Nuova Spagna. Quel giorno ebbe inizio la rivoluzione che portò alla nascita degli Stati uniti del Messico.
204 anni dopo quei fatti quello centroamericano è un paese in grande ascesa; attualmente Città del Messico rappresenta la 14sima economia mondiale, ha una delle popolazioni più giovani del mondo, l’età media è di 27 anni, ed il sistema scolastico locale continua a sformare ingegneri e tecnici specializzati.
Sotto la presidenza di Enrique Pena Neto il paese sta portando avanti una vasta opera riformatrice che ha portato a cambiamenti in oltre 10 settori della vita economia, sociale, politica e giudiziaria del nazione; l’ultima in ordine di tempo, ma non certo per importanza, quella relativa al comparto energetico che mira a sfruttare appieno le risorse del paese per continuare a far crescere l’economia messicana.
Da un paio di anni il paese indio-latino è impegnato nel progetto Mikta, dove si prepara a recitare un ruolo di primo piano guidando altre nazioni che stanno vivendo un periodo molto florido per l’economia.
Ciò che più colpisce dei messicani è poi il grande e smisurato amore che nutrono per la loro patria. A oltre due secoli dalla nascita del Messico tutti vedono nella rivoluzione di Hidalgo un grande momento di unificazioni, il cui ricordo e la cui importanza è da tramandare ai posteri, cosa che per esempio non avviene da noi dove sia il 25 aprile sia il 2 giugno appaiono feste di parte in una Italia che non ha una memoria condivisa.
L’Italia ha molto da imparare dal Messico, sotto molti punti di vista.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia