(ASI) Roma - Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia che aderisce alla lista Libertà guidata da Cateno De Luca, chiede l’intervento urgente del governo su quello che definisce il “caos elezioni” ingenerato dalle decisioni delle Corti d’Appello che hanno dato interpretazione opposta del decreto elettorale, rigettando le liste di Alternativa Popolare e Partito Animalista in tutta Italia, ammettendole nella sola circoscrizione Sud: “Avevamo appena sventato il decreto che voleva modificare le regole sui criteri di accettazione delle liste il giorno stesso di accettazione delle liste e il governo ce ne ha pure dato la colpa (‘si sono opposte le formazioni politiche minori’) anziché rendercene merito. Ora però siamo al paradosso assoluto: il decreto del governo di due mesi fa sulle elezioni europee è stato interpretato in una maniera dalle corti d’appello di Roma e di Venezia, in modo opposto invece dalla corte d’appello di Napoli. Le stesse identiche liste di Alternativa Popolare e Partito Animalista al Sud sono state ammesse, al centro-nord rigettate, usando come motivazione la stessa identica norma, il decreto del governo 7/2024. I magistrati napoletani però leggono il decreto in maniera opposta a quelli del resto d’Italia. Eppure la norma è chiara, quelle liste andavano rigettate al Sud come nel resto d’Italia per assenza dei requisiti. Ora che si fa? Teniamo elezioni europee in Italia con liste che finiranno sulla scheda, anche se in una sola circoscrizione, pur non avendo i requisiti? E tutte le altre che sono state rigettate o non si sono presentate in base proprio a quella norma del governo, come potranno essere convinte a non fare ricorso per invalidare tutto? Quella che era la patria del diritto ora lo è degli azzeccagarbugli, spero che il sottosegretario Mantovano che è un magistrato spieghi al premier Meloni oltre che a Piantedosi e Fazzolari l’enorme portata giuridica del problema e la figura da dilettanti allo sbaraglio che il governo italiano farebbe in Europa se le conseguenze dello stupido decreto elettorale di febbraio fossero questo caos alle europee dell’8 e 9 giugno. Una classe dirigente incolta forse così capirà perché non vanno toccate le norme elettorali in corso d’opera. Ora il governo Meloni risolva il caos che ha provocato”.