(ASI) L'attenzione della diplomzia internazionale, costantemente concentrata sulla guerra in Europa orientale, per un attimo sembra distratta dagli avvenimenti delle ultime ore in Gran Bretagna.
Il riferimento è all'arresto (poi conclusosi con la liberazione dopo 7 ore di stringenti interrogatori) dell'ex Primo Ministro di Scozia, la signora, Nicola Sturgeon, che è anche uno dei massimi esponenti del Partito Nazionale Scozzese - movimento politico da sempre in lotta per il distacco dal Regno Unito e per la sovranità della Scozia (aspirazione vecchia di almeno 7 secoli). La motivazione ufficiale dell'operato dei magistrati è la sparizione di fondi del partito, ma è verosimile che si sia voluto indagare anche sulla provenienza dei finanziamenti. Questa azione giudiziaria cade proprio nel periodo di maggior coinvolgimento del Regno Unito nel conflitto russo-ucraino, con rifornimenti massicci di armi e tecnologie avanzate a favore del Governo di Kiev. Palese atto di ostilità nei confronti della Russia, a cui finora Mosca non ha risposto in maniera efficace e speculare. Stando così le cose, non ci sarebbe da meravigliassi, se il Governo britannico decidesse di accusare Putin anche di finanziamento occulto dei partiti nazionalisti scozzesi, al fine di disgregare il Regno Unito nelle sue componenti etnico-nazionali. Siamo di fronte ad un secondo Russia-gate? Se questa fosse più di una possibilità, allora la Gran Bretagna dovrebbe fare un atto di autocritica, visto che finora sembra aver sempre sostenuto (insieme alla UE ed USA) la necessità di operare (con ogni mezzo) per la disunità e quindi disgregazione politica della Russia. Ma, attenzione al rischi. Come si dice: "Chi la fa, l'aspetti".