L’Europa punta sulla difesa

(ASI) Bruxelles – La difesa dell’Ucraina, ma anche la difesa dalle minacce esterne. Queste le principali conclusioni del Consiglio Affari Esteri della difesa riunitosi il 23 maggio. A coordinare i lavori dei ministri europei, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell Fontelles.

Sul fronte Ucraina, si sono compiuti passi avanti per aiutare Kyiv a resistere agli attacchi russi. Finora, la missione europea di assistenza “EUMAM Ukraine” ha addestrato con moderne tecniche di difesa oltre 20.000 soldati. L’obiettivo consiste nell’arrivare a 30.000 militi complessivi entro la fine dell’anno.

Ma in ballo ci sono pure tanti soldi. Borrell ha esortato i ministri a sfruttare maggiormente lo Strumento europeo per la pace (European Peace Facility) al fine di consegnare all’esercito ucraino più equipaggiamenti militari. Lo scorso marzo, Bruxelles aveva deliberato di aumentare a quasi otto miliardi di euro entro il 2027 la dotazione finanziaria del fondo comunitario mirato a “prevenire i conflitti, costruire la pace, rafforzare la sicurezza internazionale”.

La proposta avanzata in sede di Consiglio è quella di erogare un nuovo pacchetto – l’ottavo – da 500 milioni in nome del “sostegno continuo all'Ucraina”. Ciò condurrebbe a versare nelle casse dello Strumento altri tre miliardi e mezzo di soldi comunitari, per evitare che esso rimanga pericolosamente sguarnito.

Passi avanti sono stati fatti, inoltre, nell’assecondare la richiesta di Zelensky sui missili e le munizioni di artiglieria. Bruxelles ha redatto un piano in tre fasi per assicurare a Kyiv un approvvigionamento corposo e duraturo a scopo difensivo. Nella prima fase, gli Stati membri sono chiamati ad attingere direttamente dalle scorte comunitarie esistenti, dal momento che le imprese europee non sono attualmente in grado di produrre grandi quantità in tempi veloci. Secondo i dati sviscerati da Borrell, ad oggi sono stati raccolti 1.300 missili e 220.000 munizioni di artiglieria.

La seconda fase – ancora in fase di attuazione – prevede un meccanismo di acquisto congiunto in parte gestito dai singoli paesi e in parte guidato dall’Agenzia europea per la difesa (EDA). Quest’ultima è incaricata di rinsaldare il sistema difensivo comune, attraverso ad esempio le attività di ricerca condivisa e sviluppo tecnologico o la creazione di un mercato interno per le attrezzature. Solo nell’ultima fase – la terza – si progetta di rifornire l’Ucraina ricorrendo alla produzione interna. In merito, la Commissione ha di recente presentato una proposta tesa a efficientare e velocizzare i meccanismi produttivi delle varie industrie europee.

Per quanto riguarda la protezione dalle minacce esterne, il Consiglio si è mosso su più binari. Innanzitutto, ha incoraggiato gli Stati membri a potenziare sia individualmente sia collegialmente la sicurezza informatica. I ministri hanno concordato di istituire un nuovo Centro di coordinamento che avrà il compito di armonizzare la legislazione esistente e integrarne le lacune. Esperti militari e civili, pubblici e privati verranno messi in collegamento nell’intento di stimolare la “ricerca collaborativa a livello di Ue” e irrobustire la “base tecnologica e industriale della difesa europea”.

Modifiche significative sono state apportate, inoltre, ai programmi operativi. Con una decisione storica, infatti, dopo trent’anni di attesa la Danimarca ha aderito ufficialmente alla Cooperazione strutturata permanente.

Meglio nota come PESCO, si tratta di un’iniziativa che favorisce tra gli Stati membri una cooperazione costante in materia di sicurezza, tramite investimenti condivisi, sviluppo delle tecnologie e del funzionamento degli strumenti di difesa. Ad oggi, sono ben 68 i progetti di collaborazione fra le varie cancellerie. Spaziano dall’addestramento delle forze armate al potenziamento delle forze terrestri, marittime e aeree, fino all’ammodernamento dei sistemi di sicurezza informatica.

Il governo di Copenaghen ha aderito anche all’EDA. In qualità di membri a tutti gli effetti, i danesi potranno d’ora in poi partecipare a circa 100 fra progetti e programmi di miglioramento della difesa comune. I delegati del Ministero della Difesa potranno prendere parte attivamente alle riunioni dell’Agenzia, mentre le industrie locali saranno integrate in operazioni di ricerca e produzione congiunta in materia di difesa.

A margine del Consiglio, i rappresentanti dell’EDA hanno sottoscritto un importante accordo amministrativo con i colleghi del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, promuovendo ulteriormente la sintonia fra le due sponde dell’Atlantico. Bruxelles e Washinton potranno beneficiare di un “dialogo sostanziale”, ad esempio partecipando alle riunioni dei rispettivi comitati direttivi o scambiando costantemente informazioni. Oltre a ciò, ci saranno “attività di cooperazione” relative a temi chiave quali le infrastrutture militari, l’approvvigionamento di beni e materie prime, la mitigazione dell’impatto ambientale dei sistemi di difesa.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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