A Oslo la Nato fa quadrato attorno all’Ucraina

(ASI) Oslo – Il 31 maggio e il 1° giugno si sono svolti due giorni di incontri informali per i ministri degli Esteri degli Stati membri Nato. All’orizzonte, il prossimo vertice ufficiale a Vilnius, in Lituania, a luglio.

Nella capitale norvegese, i delegati si sono concentrati su temi di scottante attualità. A coordinarli, il Segretario generale Jens Stoltenberg, il quale nella conferenza stampa finale ha parlato di discussioni “positive e costruttive”.

Concepita come un evento preparatorio al vertice di Vilnius, la riunione non ha prodotto esiti concreti, ma ha lasciato comunque intravedere la linea politica che la Nato intende seguire nel corso dei prossimi mesi. A cominciare dalla gestione della guerra alle porte dell’Europa, avvenimento traumatico che ha sconvolto alla radice gli equilibri internazionali contemporanei.

“Siamo tutti d'accordo: la cosa più importante ora è garantire che l'Ucraina prevalga come Stato sovrano e indipendente”, ha affermato Stoltenberg. A qualsiasi costo, si potrebbe aggiungere. E così, i ministri hanno concordato di redigere un “pacchetto pluriennale di sostegno”. Dotato di “finanziamenti consistenti”, il piano ha l’obiettivo di spalmare su più anni gli aiuti militari ed economici destinati alle casse di Kyiv, al fine di assicurare al paese una “difesa a lungo termine” dalle scorribande avversarie.

Tra le idee sul tavolo, c’è la corposa ristrutturazione del settore della difesa. Si tratta di abbandonare strategie, equipaggiamenti e tecniche di addestramento di stampo sovietico in favore di un ammodernamento generale, fino ad arrivare alla “piena interoperabilità” con le forze Nato. In tal modo, sarà più semplice sostenere militarmente l’esercito e non ci sarà più bisogno di perdere tempo per lunghe esercitazioni. L’arsenale ucraino della tecnologia e delle armi sarà armonizzato con quello dell’organizzazione atlantica.

“Al vertice di Vilnius, sono assolutamente certo che l'attenzione principale sarà rivolta a come sostenere e intensificare il sostegno militare concreto all'Ucraina”, ha sentenziato il Segretario. In merito, la proposta che ha fatto maggiormente clamore è relativa all’innalzamento, da parte di ciascun membro, delle spese militari fino alla soglia del 2% del Pil nazionale.

D’altronde, non sfugge a nessuno quanto negli ultimi mesi il sostengo a Kyiv sia stato caratterizzato dall’invio di armi sempre più pesanti. Dai carri armati ai missili a lungo raggio fino ai potenti caccia F-16, il rischio di un ulteriore, pericoloso innalzamento della tensione è dietro l’angolo. La speranza degli alleati occidentali è che il paese riesca a liberare al più presto gran parte delle terre occupate dai russi.

Tuttavia, la consegna di armi adatte ad azioni offensive potrebbe indurre il Cremlino ad aumentare il livello della violenza, magari ricorrendo alla tanto vociferata risposta nucleare. Per questo, Stoltenberg si è subito affrettato a ripetere alla stampa come gli equipaggiamenti occidentali servano esclusivamente a scopi difensivi.

Allo stesso tempo, più e più volte è stato ribadito che “gli alleati della Nato non sono parte del conflitto”. Tradotto: l’Occidente non ha alcuna intenzione di entrare a gamba tesa nella guerra, né ambisce a innescare un’incontrollabile spirale di violenza.

C’è poi il delicato capitolo dell’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza atlantica. Per Stoltenberg Kyiv “appartiene” alla Nato. “Spetta solo agli alleati e all'Ucraina prendere decisioni sull'adesione. La Russia non ha diritto di veto”, ha ammonito il Segretario, lanciando a Vladimir Putin un messaggio inequivocabile.

La questione è delicatissima, dal momento che il capo del Cremlino ha sempre considerato l’allargamento della Nato a Est al pari di un pericolo da contrastare con fermezza. Non a caso, i ministri degli Esteri non hanno accolto con particolare entusiasmo la determinazione di Stoltenberg.

Come prevedibile, al pieno sostegno degli ex paesi sovietici timorosi delle mire espansionistiche russe – Estonia e Lituania in primis – ha fatto da contraltare la freddezza degli Stati occidentali. La ministra tedesca Annalena Baerbock, ad esempio, ha respinto l’idea di estendere l’alleanza a una nazione ancora in battaglia. Ben più esplicito si è rivelato il collega lussemburghese, Jean Asselborn, per il quale l’adesione nel bel mezzo dei combattimenti equivarrebbe niente meno che a un’esplicita dichiarazione di guerra a Mosca.

In attesa di vedere quali decisioni verranno prese a Vilnius, la riunione informale ha affrontato anche altre criticità. Da Oslo è giunta la ferma condanna nei confronti dei lanci missilistici effettuati dalla Corea del Nord. La Nato ha esortato l’autoritario Kim Jong-un a cessare immediatamente le “azioni provocatorie”. Ha invocato, al contrario, la necessità di concludere una “pace sostenibile” tramite la “completa denuclearizzazione” della penisola coreana.

Stoltenberg ha annunciato il rafforzamento della cooperazione con l’area dell’Asia Pacifico e con i governi di Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud. Una mossa che susciterà senza dubbio l’irritazione di Pechino, indispettita dalla presenza sempre più concreta dell’alleanza atlantica ai propri confini.

Per l’Italia, è intervenuto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri. Antonio Tajani ha informato i colleghi sui colloqui telefonici avuti con i vertici politici di Serbia e Kosovo in relazione agli scontri che stanno insanguinando l’area settentrionale del piccolo Stato.

Tajani ha fatto appello ad Aleksandar Vucic e Albin Kurti, affinché trovino al più presto una soluzione pacifica alle manifestazioni di protesta sostenute da Belgrado in seguito alla contestata elezione di quattro sindaci albanesi, in una zona del Kosovo abitata in larga maggioranza da serbi. Il ministro ha, inoltre, confermato il pieno appoggio di Roma alla missione internazionale della Nato KFOR, evidenziando “il ruolo fondamentale della forza di pace guidata dall’alleanza atlantica per la sicurezza e la stabilità”.

Per quanto riguarda gli sviluppi bellici in Ucraina, Tajani ha ribadito il convinto appoggio di Roma al paese: “Il sostegno politico e militare che gli alleati hanno fornito negli ultimi quindici mesi è straordinario e senza precedenti. La nostra coesione è la più efficace garanzia di sicurezza per Kiev”.

Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia

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