(ASI) Florida - Nella notte di martedì, Donald J. Trump ha annunciato che si candiderà nuovamente per la presidenza degli Stati Uniti nelle elezioni previste nel novembre del 2024: “Per rendere l’America di nuovo grande e gloriosa, annuncio stasera la mia candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d’America” ha così iniziato il suo discorso.
L’annuncio della sua campagna elettorale è stato fatto durante un evento vicino alla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, proprio lì dove la scorsa estate aveva subito un attacco dei Democratici della sinistra radicale che cercarono di impedire la sua candidatura mandando l’Fbi a recuperare dei documenti presidenziali nella sua abitazione.
Trump ha voluto sicuramente lanciare un messaggio chiarissimo a chi ha da sempre cercato di ostacolare la sua ascesa a presidente degli Stati Uniti e le sue parole l’hanno più che dimostrato:
“Insieme, affronteremo le forze più corrotte e gli interessi più radicati che si possano immaginare. Il nostro paese è in uno stato orribile. Siamo in guai seri. Questo non è un compito per un politico o un candidato convenzionale; questo è un compito per un grande movimento che incarna il coraggio, la fiducia e lo spirito del popolo americano.”
L’indecifrabile personalità del presidente ha da sempre attirato le attenzioni di molti che, accecati dalla dittatura del politicamente corretto costantemente trasmessa dai media, non sono riusciti a valutare lucidamente la candidatura di un uomo che aveva tutte le carte in regola per migliorare la condizione economica americana e mondiale evitando le politiche guerrafondaie e prediligendo un approccio più industrializzato e pacifico.
I quattro anni di presidenza di Trump avevano infatti prodotto una crescita economica senza precedenti e si sono confermate essere il ritratto di un’amministrazione che aveva rispettato gli impegni per i quali era stata eletta, riassumibili nello slogan “America First”.
Gli indici del mercato azionario mondiale erano infatti migliorati, la politica dei dazi aveva migliorato gli scambi commerciali americani e la decisione di non fare guerra aveva sigillato il legame redditizio fra Trump e il settore industriale americano.
Le sue politiche economiche del conservatorismo statunitense dinamiche e adattabili ai molti settori dell’economia permisero infatti un miglioramento finanziario generale: i tagli alle tasse sui redditi e sull’impresa offrirono un importante stimolo fiscale e una diminuzione della disoccupazione che, insieme ai bassi tassi d’interesse, fecero crescere il PIL del 2.5% annuo.
Il periodo dal 2017 al 2021, mandato di presidenza di Trump, si può dunque benissimo riassumere con un’alta crescita economica, una bassa disoccupazione e un aumento dei redditi medi.
Donald Trump sa dei benefici che le sue politiche industriali possono portare non solo agli Stati Uniti ma anche al mondo intero, attualmente in crisi energetica per via della guerra russo-ucraina.
La sua candidatura sicuramente migliorerebbe la situazione economica generale alleggerendo i rapporti con l’emisfero asiatico in continua ascesa e ciò potrebbe rimediare agli errori commessi dall’ostilità politica dell’amministrazione Biden.
Tommaso Maiorca – Agenzia Stampa Italia
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