(ASI) Berlino – Mentre i combattimenti proseguono incessanti e si moltiplicano le minacce di ricorso alle armi nucleari, l’Unione europea e i membri del G7 si dicono pronti a varare un sostanzioso piano di contributi economici a favore di Kyiv, anche nell’ottica della futura ricostruzione del Paese.
È ciò che emerge dalla Conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina, tenutasi nella capitale tedesca lo scorso 25 ottobre. Organizzato dall’Unione in coordinamento con i governi di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, l’evento ha riunito esperti, organizzazioni, gruppi di riflessione, accademici, rappresentanti del settore privato e della società civile provenienti da tutto il mondo. Accanto al cancelliere tedesco Olaf Scholz, presidente di turno del G7, hanno presenziato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Primo ministro ucraino Denys Schmyhal e il suo ministro delle Finanze Serheii Marchenko.
Un vertice convocato d’urgenza, così come urgente è per i partecipanti il tema della ristrutturazione dell’Ucraina. “È molto importante per noi affrontare la ricostruzione in modo strutturale” ha affermato in conferenza stampa von der Leyen, promotrice di un intervento in due fasi. In un primo momento, a conflitto ancora in corso, secondo la presidente è necessario supportare in maniera immediata e concreta il funzionamento della macchina amministrativa al fine di assicurare la sopravvivenza dello Stato. Ha dichiarato a tal proposito: “C'è un forte consenso sul fatto che l'Ucraina ha bisogno di un sostegno finanziario costante, capillare. Ciò significa molto semplicemente garantire stipendi per insegnanti, medici, soldati e agenti di polizia, nonché il regolare pagamento delle pensioni. In altre parole, garantire il minimo indispensabile”.
In un secondo momento, a parere di von der Leyen è indispensabile concentrarsi sulla mitigazione dei danni inferti dai russi alle infrastrutture civili: “Tutti noi presenti siamo consapevoli di non poter attendere il termine di questa terribile guerra per avviare la ricostruzione. Una parte di essa deve iniziare proprio ora. La chiamiamo riabilitazione perché vediamo che il presidente Putin sta bersagliando in modo specifico le infrastrutture civili per paralizzare l'Ucraina e terrorizzare il suo popolo. Non permetteremo che ciò accada”. Si tratta, dunque, di intervenire con gesti pratici mirati a migliorare la vita quotidiana delle persone. La “riabilitazione” passa attraverso azioni tangibili: la fornitura di scuolabus destinati a trasportare i ragazzi nelle poche scuole ancora in piedi, i finanziamenti volti a riqualificare le infrastrutture energetiche bombardate da Mosca, l’individuazione di alloggi per i cittadini che hanno perso i loro beni, la loro casa e non hanno un luogo dove ripararsi dal gelido inverno in arrivo.
Agli occhi di von der Leyen difendere Kyiv corrisponde a salvaguardare il diritto internazionale e i principi fondanti l’Unione: “Sappiamo tutti che il coraggioso popolo ucraino sta combattendo non solo per la libertà, l'indipendenza e l'integrità del proprio paese, ma anche per i nostri valori. Sta lottando per il rispetto delle leggi internazionali. Si batte per garantire il rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Combatte, in ultima analisi, per ognuno di noi”.
Tali affermazioni fanno seguito all’ambizioso piano di appoggio immediato varato dalla Commissione lo scorso 18 maggio. Un progetto corposo e di ampio respiro, che in tempi brevi conta di elargire al gabinetto di Volodymyr Zelensky oltre 4 miliardi di euro sotto forma di assistenza finanziaria, sostegno al bilancio, soccorsi umanitari. Altri 2 miliardi serviranno a rimborsare agli Stati membri gli aiuti militari inviati a Kyiv. Inoltre, nell’intento di compensare il crollo del gettito fiscale ucraino, riparare le infrastrutture essenziali andate distrutte e mantenere i servizi basilari per i cittadini l’Unione collaborerà con il G7 e le organizzazioni internazionali per erogare ulteriori 9 miliardi sotto forma di prestiti con rate a lunga scadenza e interessi agevolati. Relativamente alla ricostruzione di lungo termine, una piattaforma internazionale guidata congiuntamente dalla Commissione e dall’esecutivo ucraino in stretto coordinamento con le istituzioni finanziarie e le organizzazioni internazionali redigerà un piano di ristrutturazione, ne gestirà i fondi, ne monitorerà e ne ottimizzerà l’impiego.
In occasione della presentazione del piano, i vertici di Bruxelles hanno ribadito a Zelensky il loro impegno a supportare il paese per tutto il tempo necessario. “Continueremo a utilizzare tutti i mezzi disponibili per incoraggiare il nostro amico e vicino a resistere alla brutale aggressione della Russia. Saremo a fianco dell'Ucraina in tutti i momenti, per riparare le distruzioni causate dalla guerra e creare un futuro migliore e nuove opportunità per il suo popolo” ha asserito il vicepresidente Valdis Dombrovskis. Il commissario europeo al Bilancio Johannes Hahn ha confermato: “L'Unione sosterrà l'Ucraina in tutti gli sforzi politici, umanitari, di resilienza ed economici, rispondendo alle esigenze a breve e lungo termine per riportare la pace e imboccare la strada della ripresa socioeconomica”. “L'Ue rimarrà salda nella solidarietà all'Ucraina che si difende contro l'ingiustificabile e illegale guerra di aggressione della Russia” ha aggiunto l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell.
Non è la prima volta che Bruxelles stanzia a favore di Kyiv considerevoli somme di denaro attingendo al bilancio comunitario. I dati elaborati dalla Commissione, infatti, indicano come dal 2014 al 2021 l’Europa abbia versato prestiti pari a 5,6 miliardi, sovvenzioni di circa 1,7 miliardi, 194 milioni in aiuti umanitari nell’ambito di diversi programmi rientranti nella politica di vicinato. L’obiettivo era quello di stimolare la crescita economica e sociale del paese e avvicinarne la legislazione ai principi giuridici fondanti l’Unione. Un ruolo rilevante è stato svolto anche da istituzioni finanziarie quali la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, che in sette anni hanno concesso 10 miliardi in prestiti.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia